crucciare
. - " Causare dolore ", " affliggere ", " indispettire "; nella forma attiva, il verbo è documentato, oltre che in Fiore LXIV 10 e CLXI 14, solo nell'Inferno: Guiglielmo Borsiere... / assai ne cruccia con le sue parole (XVI 72), cioè con le cattive notizie sullo stato attuale di Firenze; temendo no 'l più star crucciasse / lui che di poco star m'avea 'mmonito (XVII 76).
Nella forma pronominale vale " affliggersi ", " turbarsi ": Vn XXXVII 1 molte volte me ne crucciava nel mio cuore; " adirarsi ", " stizzirsi ": If III 94 Caron, non ti crucciare (inoltre Fiore CXXXIV 3, CLXXXIV 5); " manifestare il proprio dolore, il tormento ": If XIX 31 Chi è colui, maestro, che si cruccia / guizzando più che li altri suoi consorti...?
Il participio passato si presenta in funzione aggettivale e nell'accezione di " adirato ", " sdegnato ", Si trova nell'Inferno (oltre che nel Fiore, con cinque occorrenze): tu vedrai ben... / perché men crucciata / la divina vendetta li martelli (XI 89), perché la giustizia divina abbia dannato gl'incontinenti a tormenti meno gravi di quelli stabiliti per i peccatori di malizia; Giove... / crucciato prese la folgore aguta (XIV 53); Iunone era crucciata / per Semelè contra 'l sangue Tebano (XXX 1); [Virgilio] crucciato quasi a l'umana natura (Pg XXII 39).
Nel Fiore è di preferenza rafforzato da avverbi: forte crucciato (LV 7), crudelmente crucciato (CLXXVII 10); Venusso fu molto crucciata (CCXVI 9); cfr. anche CCXXVI 8 cuor crucciato; LXXVI 6.
Per estensione, è riferito all'aspetto del volto, " che reca impressi i segni dell'afflizione e del tormento ", in Vn XXIII 22 41 visi di donne m'apparver crucciati; detto di animale, vale " inferocito ", " rabbioso ", in If XXII 132, dove Alichino viene paragonato a un falcone, che, vistasi sfuggire la preda, ritorna sù crucciato e rotto.