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crudo

di Emilio Pasquini - Enciclopedia Dantesca (1970)
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crudo

Emilio Pasquini

Aggettivo di largo impiego in D., in funzione ora di epiteto ora invece di apposizione o di predicato, manca tuttavia alla prosa ed è esclusivo della poesia; più frequente nell'Inferno (dove è quasi parola dominante) che nelle altre cantiche, rappresenta più o meno l'equivalente di ‛ crudele ' (v.), ma se ne distingue per una maggiore duttilità semantica e sintattica.

Qualifica in primo luogo un sostantivo concreto o astratto, nel senso di " duro ", " orribile ", " terribile ": Rime CIII 4 la quale [Petra] ognora impetra / maggior durezza e più natura cruda; If III 102 ratto che 'nteser le parole crude [di Caronte: cfr. vv. 84-87]; XXIV 91 questa cruda e tristissima copia [di serpenti]; XXXIII 20 la morte mia fu cruda; Pg XII 55 la ruina e 'l crudo scempio / che fé Tamiri; XXII 55 le crude armi / de la doppia trestizia di Giocasta. Ricorre anche in questo senso a colorire un nome di persona: If IX 23 Eritón cruda, sulla scia degli attributi lucanei (" fera ", " effera ", " tristis "). Nel Fiore, riferito al personaggio di Schifo, in terna sinonimica: VII 2 crudo, fello e oltraggioso. Con sfumatura semantica ambigua, ma inclinante verso l'area di " freddo ", " indifferente ", nella sestina spuria (del canone Fraticelli-Moore; ma cfr. S. Debenedetti, Nuovi studi sulla Giuntina, Città di Castello 1912, 49-69) Amor mi mena tal fiata a l'ombra 20 " I' aveva duro il cor com'una pietra, / quando vidi costei cruda com'erba / nel tempo dolce che fiorisce i colli ".

Altrove assume la patina di " selvatico ", " selvaggio ", " incolto ": come nel caso di Manto (If XX 82), la vergine cruda, dunque " innuba " a norma della Tebaide (IV 463), con in più una sfumatura di ‛ misantropia ' (per fuggire ogne consorzio umano); " cruda sarà da intendersi meglio come selvaggia, solitaria, negata alla vita sociale, come aggettivo quindi adatto al paesaggio che le sarà caro " (E. Caccia, Il c. XX dell'Inferno, in Lect. Scaligera I 707). S'aggancia al semantema " aspro ", " selvaggio ", il passo di Pd XI 106, dove il crudo sasso intra Tevero e Arno è la cima dirupata della Verna, fra l'alta valle dell'Arno e la Tiberina.

Col valore di " feroce ", " spietato ", " inflessibile ", è a sua volta determinato da un complemento: Rime CVI 101 falsi animali [gli avari] a voi ed altrui crudi; If XXX 23 né di Tebe furie ne troiane si vider mai in alcun tanto crude; Pg XXXII 157 [il gigante] di sospetto pieno e d'ira crudo, " inasprito dal furore ", perché la meretrice aveva rivolto lo sguardo a D.; Pd XII 57 il santo atleta / benigno a' suoi e a' nemici crudo, cioè " duro alli eretici e agli infelici " (Buti).

Di qui si diparte la variante " contrario ", " restio ", in due luoghi del poema: If XXII 120 quel prima, ch'a ciò fare era più crudo, per primo (si voltò) colui (Cagnazzo) che s'era mostrato " meno disposto " a stare un poco in cesso, spostandosi dall'altra parte dell'argine; Pd IX 48 per essere al dover le genti crude, per il fatto che i Padovani sono " renitenti " al loro obbligo di prestare omaggio e sottomettersi all'imperatore e al suo vicario.

Vocabolario
crudo
crudo agg. e s. m. [lat. crūdus «sanguinolento, non cotto; immaturo; crudele», dalla stessa radice di cruor «sangue»]. – 1. agg. a. Non cotto o non cotto abbastanza: mangiare carne c.; questo pane è ancora c.; come si debbono mangiare?...
crudità
crudita crudità s. f. [der. di crudo]. – 1. L’essere crudo, detto soprattutto di cibi. 2. Con sign. concr., in gastronomia, il termine è usato al plur. (come traduz. del fr. crudités) per indicare vivande che si mangiano crude, senza bisogno...
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