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CTESIFONTE

di Giuseppe Furlani - Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)
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CTESIFONTE (XII, p. 58)

Giuseppe Furlani

La Chiesa di Seleucia-Ctesifonte. - La città di Seleucia-Ctesifonte è stata durante tutto il il periodo del dominio persiano della Mesopotamia e ancora al tempo del califfato degli ‛Abbāsidi il centro della vita religiosa cristiana dell'Oriente, essendo essa stata sede del cattolicato ossia patriarcato d'Oriente, di quella chiesa cioè che per la sua cristologia diversa da quella della chiesa d'Occidente si suole chiamare chiesa nestoriana. Il vescovo di Seleucia-Ctesifonte era capo supremo di tutti i cristiani dell'impero dei Sāsānidi e delle regioni orientali del califfato ‛abbāside. In questa città esistevano oltre alla cattedrale ancora altre chiese importanti, come quella di San Narko, quella di Maria, una di San Sergio, e inoltre un convento di Pethion. Nella seconda metà del sec. VI vi fu costituita una scuola per l'educazione del clero destinato ai numerosi vescovati nestoriani che allora sorsero in tutto l'impero persiano e anche al di là delle sue frontiere verso Oriente, persino in India e in Cina. Essendo Seleucia la sede del cattolico, vi si tennero numerosi sinodi che dettarono norme di fede e di gerarchia e amministrazione per tutta la chiesa orientale. La chiesa episcopale si trovava in quella parte di Seleucia che si chiamò Seleucia Nuova, ossia bahrasīr, e che le fonti siriache chiamano Kākhē. Qui aveva luogo la consacrazione del patriarca, anche quando la sede di questo fu trasportata a Baghdād. Perciò il titolo ufficiale del patriarcato era quello di chiesa di Kākhē.

Sulle origini della chiesa di Seleucia siamo male informati, quantunque le fonti siriache ci diano non poche notizie anche circa questo periodo più antico della propagazione della dottrina cristiana nella Valle dei Due Fiumi. Ma sono quasi tutte notizie spurie e leggendarie. È certo comunque che l'evangelizzazione del paese partì da Arbela, forse da parte di Mārī, discepolo di Adday, il quale fu uno dei settantadue apostoli. Mārī sarebbe sceso da Arbela lungo la sponda sinistra del Tigri e avrebbe fondato la chiesa di Kashkar. Egli avrebbe tentato di penetrare in Seleucia ma non sarebbe riuscito in un primo tempo. Ma infine vi poté organizzare una chiesa e prima della sua morte avrebbe designato quale successore Pāpā. Però risulta da altre fonti fededegne che Pāpā sedette sulla sedia vescovile di Seleucia appena nella seconda metà del sec. III. Comunque è certo che alcuni nuclei di cristiani abitavano nella Mesopotamia meridionale e a Seleucia ancora prima della caduta degli Arsacidi. Secondo la Cronaca di Arbela Seleucia e Nisibi non avevano ancora vescovi nel 224, quando vennero al potere i Sāsānidi, quantunque due vescovi dell'Adiabene avessero già preso cura dei cristiani residenti nella capitale. Pāpā fu deposto da un sinodo dei vescovi della Persia ma poi poté riprendere il governo della chiesa e dopo la sua morte ebbe per successore Simone. Secondo la Cronaca di Arbela i vescovi d'Occidente avrebbero fatto vedere a Costantino che come in Occidente esistevano i patriarcati di Antiochia, Roma, Alessandria e Costantinopoli, così era necessaria l'erezione di un patriarcato a Seleucia per difendere gli interessi del cristianesimo nell'impero persiano. Il nestorianesimo fu introdotto nella chiesa persiana da Barṣawmā di Nisibi e adottato nel sinodo di Seleucia del 486 che redasse una dichiarazione di fede nestoriana, quantunque Barṣawmā fosse veramente assente. La dichiarazione porta le firme di trentanove vescovi e riconosce in Cristo due nature, senza commistione o mescolanza o confusione, ciascuna con le sue proprietà, ma una sola maestà e una sola adorazione. I rapporti tra il patriarca di Seleucia e i Sāsānidi non furono sempre buoni e spesso la chiesa dovette subire persecuzioni che si ripercuotevano in modo più speciale a Seleucia. Il cattolico Abā dovette rimanere in questa città tre anni quale prigioniero. L'elezione del cattolico fu ristretta in questo periodo, in quanto esso poteva essere eletto soltanto dai vescovi della provincia di Seleucia-Ctesifonte e dai quattro metropolitani di Bēth Lapaṭ, di Pertah Mayshan, Arbela e Bēth Shelōkh, accompagnato ciascuno da tre vescovi. La sua ordinazione doveva essere fatta nella grande chiesa di Kōkhē. Nel 585 le diocesi della Persia meridionale (Fars) si staccarono da Seleucia, cosicché i loro vescovi non ricevevano più la consacrazione da parte del cattolico. Durante il periodo 609-628 Seleucia restò senza patriarca. Durante il periodo del califfato l'elezione diventa sempre più piena d'intrighi e di mercanteggiamenti, cosicché qualche volta bisogna ricorrere alla sorte per poter eleggere il successore. Sotto i Sāsānidi il re esercitava la protezione sopra la chiesa di Seleucia, ma sotto gli ‛Abbāsidi il cattolico diventa quasi un funzionario dello stato, con poteri sui fedeli, e non soltanto sui nestoriani ma anche sui melchiti e sui giacobiti nelle loro controversie con i primi, per lo meno dal tempo del califfo Mutawakkil. Il patriarca Timoteo I abbandonò Seleucia per Baghdād, sede del nuovo governo. Poi i cattolici andarono ad abitare a Samarrā per essere più vicini ai califfi, ma essi andavano ancor sempre a Seleucia (Kōkhē) per esservi consacrati. Caduti gli ‛Abbāsidi e accentuatasi sempre più la decadenza della chiesa nestoriana, la sede fu trasportata ad Arbela nel 1268, poi poco dopo a Ushnu, indi a Kochannes nel Kurdistān ed è ora a Mossul. Di Seleucia-Ctesifonte non sono rimaste che le rovine e la chiesa nestoriana è ora quasi sparita.

Bibl.: Per la bibliografia, cfr. quella elencata nella voce nestorio e nestoriani, XXVI, p. 684. Inoltre: M. Streck, Seleucia und Ktesiphon. Der alte Orient, XVI, 3-4, Lipsia 1917, segnatamente le pagine 42-47.

Vedi anche
nestorianésimo Movimento religioso cristiano sorto nel 5° sec. a Costantinopoli per opera di Nestorio. Il Concilio di Efeso nel 431 condannò le dottrine di Nestorio, accusato di sostenere l'esistenza, in Gesù Cristo, oltre che di due nature (divina e umana), anche di due persone. Le Chiese nestoriane ebbero grande ... metropolita Nella Chiesa cattolica, vescovo che presiede a una provincia ecclesiastica e ha sotto di sé altri vescovi, detti suffraganei (da suffragio o voto a cui hanno diritto nel concilio provinciale). Al m. spetta il titolo di arcivescovo, ma non in modo esclusivo, poiché la Santa Sede può conferirlo, con semplice ... califfo (arabo khalīfa, «successore») Sommo monarca della comunità islamica universale (ummat al-islāmiyya). Secondo la dottrina ortodossa islamica, deve essere musulmano maggiorenne, sunnita, di condizione libera e discendente dei Quraish, la tribù di Maometto. (➔ anche califfato) genuflessione Atto reverenziale consistente nel piegare temporaneamente un ginocchio o nel tenere piegate tutte e due le ginocchia a terra. Fu gesto tipico per esprimere sottomissione totale e umiltà sia di fronte agli dei sia di fronte al re presso i Babilonesi e si diffuse poi in tutto il Vicino Oriente. Nel cristianesimo ...
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