Vedi CTESIFONTE dell'anno: 1959 - 1973
CTESIFONTE (v. vol. ii, p. 964)
L'identificazione di C. è in stretta relazione con quella di Seleucia sul Tigri. Infatti il riconoscimento dell'antica capitale parthica e sassanide è stato possibile non solo grazie alla ancora ben apprezzabile presenza del monumento più considerevole nella zona, il Taq-i Kisra, ma anche a seguito dell'individuazione della fondazione di Seleuco.
Le cinque campagne di scavo della Missione italiana in Iraq nell'area di circa 100 km2 che comprende i resti attribuiti alle due città, hanno consentito di giungere a ulteriori precisazioni e possibilità di identificazione. Fermo restando il riconoscimento di Seleucia in tutta la serie di piccole alture che si svolgono intorno a quella di Tell ‛Umar, dove si sta mettendo in luce un imponente complesso cultuale, i risultati di una serie di scavi hanno offerto l'opportunità di porre in discussione e alla fine di respingere l'identificazione con C. della città ad E di Seleucia, entro il perimetro circolare di mura attualmente tagliato dal corso del Tigri.
Infatti se dobbiamo pienamente concordare con la ricostruzione delle vicende del fiume proposta dopo le ricerche della Missione tedesca e confermare che in età ellenistica e parthica fino a quella medio-sassanide, il Tigri correva tra le due città, l'esplorazione di un notevole quartiere di abitazione con prevalente carattere commerciale, presso il settore SO delle mura circolari, ci ha posto in modo evidente il problema della individuazione della città. Le abitazioni che si sovrappongono in una successione di 11 livelli possono essere agevolmente datate dagli abbondanti trovamenti di monete che appartengono tutte ai sovrani sassanidi da Ardashīr a Pērōz. Inoltre il momento di inizio dello stanziamento urbano è assicurato da un tesoretto di monete di Ardashīr trovato immediatamente al di sotto del pavimento dell'11° livello, quello che corrisponde al primo impianto della città. Non si può neppure supporre che il quartiere esplorato possa costituire un'eccezione entro l'area chiusa dalle mura circolari, poiché le indagini condotte in corrispondenza di queste ultime hanno rivelato la stessa successione stratigrafica delle abitazioni e il livello più antico delle mura, quello cioè in cui è stato tracciato il loro perimetro circolare, corrisponde appunto al più antico livello delle abitazioni. Va inoltre osservato che al di sotto di quest'ultimo e dopo uno strato di deposito alluvionale di vario spessore, è stata messa in luce una vera e propria necropoli di età ellenistica e parthica, come ci è confermato dalle monete rinvenute nelle deposizioni. I tipi delle sepolture corrispondono pienamente a quelle riscontrate negli scavi di Seleucia sia dalla Missione americana sia da quella italiana. Si può verosimilmente supporre che si tratti della necropoli di Seleucia o per lo meno della necropoli destinata a quei cittadini che mantenevano la consuetudine greca di non seppellire all'interno dell'abitato. Occorre infatti ricordare che Seleucia era circondata dal Tigri e da canali e l'unica area relativamente adatta a sepolture si trovava sulla allora riva orientale del fiume raggiungibile con il ponte che serviva la grande arteria commerciale dell'E, risalente lungo la valle del Diyālā.
L'abitato sassanide, all'interno delle mura circolari, termina con una grossa alluvione che sulla base del materiale numismatico raccolto nei livelli superficiali, deve essere collocata nella seconda metà del V sec. d. C. forse verso la fine del secolo. In tale periodo dobbiamo probabilmente immaginare il cambiamento di corso del Tigri con il conseguente taglio della originaria città circolare all'interno della quale la vita rimase limitata ad alcune zone più elevate come quella che prende il nome di Qasr Bint-el-Qadi, dove gli studiosi tedeschi hanno scavato una chiesa cristiana la cui completa esplorazione sarà compito di prossime campagne della Missione italiana.
Tutte queste osservazioni rendono estremamente improbabile l'identificazione con C., città parthica e sassanide, e pongono con cruda evidenza la difficoltà di spiegare la presenza di un palazzo come il Taq-i Kisra al di fuori della cerchia delle mura.
È stata così avanzata l'ipotesi che la città originariamente sulla riva orientale e ora in gran parte su quella occidentale del Tigri, debba essere identificata con una fondazione di Ardashīir e più precisamente quella presso Seleucia chiamata in persiano Veh Ardashīr, nome dagli arabi abbreviato in Behrashir, e nota localmente come Koche o Nuova Seleucia o semplicemente Seleucia quale erede dell'antica città che non si risollevò più dalla distruzione di Avidio Cassio.
Il nome di Koche ci è testimoniato ancora prima dell'età sassanide; lo troviamo in Arriano e forse in Plinio, ma chiaramente riferito a un villaggio o ad una località di campagna che diventò città con l'inizio del periodo sassanide e con il nuovo nome ufficiale a cui si affianca quello di Seleucia, in quanto la nuova città assorbe le funzioni commerciali e la conseguente importanza economica che aveva avuto l'antica fondazione greca. Il quartiere esplorato conferma questo aspetto anche in una singolare disposizione che sembra riprendere, con forme naturalmente più lontane da quelle ellenistiche, il tema della via porticata come asse di svolgimento dei traffici e dei commerci. Il colonnato è sostituito da una serie di botteghe aperte sulla strada che già sembra indicare il tipico schema del mercato (suq) arabo.
La fine della vita della città con l'inondazione della seconda metà del V sec. non ha rappresentato la fine completa di ogni stanziamento nella sua area: infatti alcune alture mostrano testimonianze che scendono probabilmente fino al XIV sec., mentre le mura sono state certamente riadattate, sia pure in forma più modesta, in periodo tardo-sassanide e sono quelle che hanno resistito nel 637 all'attacco dell'armata araba che, dopo essere penetrata in Koche, passò miracolosamente il Tigri e si trovò all'interno di Ctesifonte. Una singolare conferma dell'identificazione della città ci è offerta dalla lettura del testo di Ammiano Marcellino in relazione con la campagna di Giuliano del 363 (xxiv, 2, 6 e ss.).
Escluso dunque il riconoscimento di C. nella città entro il perimetro circolare, possiamo invece proporlo per un'area leggermente più a NE e precisamente nella zona di Ma'arid, dove sono state già compiute alcune ricerche dalla Missione Archeologica Germanica. Dobbiamo collocare invece la C. di età tardo-sassanide nell'area intorno al villaggio di Salmān pāk e nei pressi del Taq-i Kisra, un impianto di grande respiro compreso nell'ansa del Tigri e che includeva indubbiamente vaste aree a giardino o comunque semplicemente previste per lo sviluppo edilizio, ma che non ebbero mai tempo di essere realmente urbanizzate.
A questo proposito ci sembra opportuno citare che le ultime indagini permettono di portare con certezza la datazione del Taq-i Kisra all'inizio del VI sec. e riconoscere in esso veramente il palazzo di Cosroe I Anushirvān, un monumento in cui tradizione tipologica iranica, gusto mesopotamico della facciata e interessi luministici di origine ellenistico-bizantina si incontrano in un opera di altissima qualità architettonica.
Bibl.: Faraj Basmachi, An Historical note on Ctesiphon, Ministry of Culture and Guidance, Directorate General of Antiquities, Bagdad 1964; First Preliminary Report of Excavations at Seleucia and Ctesiphon - Season 1964, in Mesopotamia, I, 1966, p. 3 ss.; Second Preliminary Report of Excavations at Seleucia and Ctesiphon - Season 1965, ibid., II, 1967, p. 7 ss.