CUBA (XII, p. 59; App I, p 491; II, 1, p. 736; III, 1, p. 457) - Popolazione
Nel luglio del 1974, secondo una stima, sono stati superati i 9.090.000 abitanti. L'ultimo censimento, nel novembre 1970, aveva accertato una popolazione di 8.533.404 ab., con una densità di 75 ab. per km2. Il coefficiente di accrescimento nell'ultimo decennio è stato in media del 2% annuo. La dinamica demografica ha avuto negli ultimi anni dei sostanziali mutamenti; la natalità, di poco inferiore al 30‰, è piuttosto elevata, mentre la mortalità, che non giunge all'8‰, è simile a quella dei paesi più avanzati. Ma quel che è rimarchevole è il forte progresso registrato nella mortalità infantile, scesa a livelli inferiori al 35‰, che non giunge alla metà di quel che si registra in paesi come il Messico o il Cile, considerati i più avanzati dell'America latina. La distribuzione sul territorio nazionale ha visto accrescersi l'importanza relativa della provincia di Oriente, dove risiede attualmente il 35% della popolazione dell'isola; anche la provincia dell'Avana ha registrato un lieve incremento (dal 26 al 27% del totale); le rimanenti quattro province hanno registrato quindi un lieve decremento relativo: in conclusione non si sono verificati spostamenti notevoli dopo il mutamento di regime. La popolazione urbana non ha avuto grande incremento, e comprende attualmente il 55% circa del totale. La capitale L'Avana ha superato il milione di abitanti, con un aumento di circa 12.000 persone all'anno, ma un forte incremento ha avuto l'area della Grande Avana, passata in 10 anni da 1.200.000 a 1.600.000 abitanti. Santiago de Cuba, salita da 225.000 a 276.000 ab., è oggi la seconda città dell'isola, al posto di Camaguey. Questa, come anche gli altri capoluoghi di provincia, ha anzi registrato una diminuzione di popolazione. A questo ha contribuito molto l'azione governativa, volta a diffondere al massimo nelle campagne istruzione e assistenza sanitaria e anche a organizzare nuove forme di conduzione aziendale per mantenere gli agricoltori a contatto col terreno. Grazie all'opera di volontari trasferitisi per lunghi periodi nelle campagne, si è riusciti in due anni a portare il tasso di analfabetismo a valori inferiori al 4%, analoghi a quelli dei paesi più progrediti.
Agricoltura. - In un primo momento il nuovo governo tese a diversificare la produzione, quindi si tornò a privilegiare la coltura della canna da zucchero. Le grandi proprietà vennero nazionalizzate nei primi anni successivi alla rivoluzione, istituendo grandi aziende alle quali si cercò di favorire l'adesione anche da parte della piccola proprietà contadina. Nelle cosiddette granjas del pueblo si aveva la sicurezza di trovare mezzi meccanici, sementi selezionate, assistenza tecnica, ecc. Il governo importava infatti trattori a un ritmo più di tre volte superiore a quello pre-rivoluzione. Nei totali nazionali delle produzioni agricole non vengono conteggiati i dati relativi alle ancora esistenti piccole proprietà; in tal modo molte cifre, soprattutto relative a produzioni alimentari, risultano molto basse. Invece, e sia pure a prezzo di razionamenti molto stretti e fatti rigorosamente rispettare, si è riusciti a eliminare la malnutrizione (per es., dal 1968 è garantito per ogni bambino un litro di latte al giorno; si ricordi che il tasso di mortalità infantile è oggi più di tipo europeo che da Terzo Mondo). Lo sforzo nella coltura della canna da zucchero giunse all'apice nel 1970, quando ci si pose l'obiettivo di produrre 10 milioni di t di zucchero. Vennero messi a coltura 1,7 milioni di ha (500.000 più che negli altri anni), ma il risultato non fu pari alle attese; peraltro gli 8,5 milioni ottenuti non vennero più neanche avvicinati in seguito. Ci si orientò invece ancora su una produzione più differenziata, riportando l'interesse sul caffè (circa 340.000 q) e il tabacco (540.000 q). Nel settore alimentare, il riso è il cereale più diffuso (3,5 milioni di q), seguito dal mais (1,4). Di fondamentale importanza sono anche i tuberi, come patate (1 milione di q), le patate dolci (2,6), la manioca (2,2). Forte sviluppo si è dato agli ortaggi (circa 500.000 q di pomodori) e alle frutta: banane (500.000 q), ananas, e soprattutto agrumi (1,3 milioni di q di arance, 180.000 q di pompelmi, ecc.). Il patrimonio zootecnico è molto ingente e ben curato ma in buona parte destinato all'esportazione di carne (latte e derivati vengono invece consumati all'interno). I bovini sono quasi 7,5 milioni, i suini 1,5, gli animali da cortile oltre 13,5. Per completare il settore destinato all'alimentazione va menzionata la pesca che, poco curata prima della rivoluzione, dà attualmente oltre 140.000 t di produzione annua.
Produzione mineraria. - Il paese dopo la partenza di gran parte dei tecnici in seguito alla rivoluzione è rimasto con la consapevolezza di possedere risorse minerarie, ma senza capacità di sfruttarle adeguatamente. Il metallo più estratto è il nichel (quasi 37.000 t nel 1973), del quale sono state accertate riserve molto ingenti nella zona della Sierra del Cristal; alla raffineria di Nicaro si è aggiunta quella di Moa. Per importanza segue il manganese (circa 28.000 t), estratto a El Cristo, provincia di Oriente. Molto inferiori le produzioni di cromo, rame, cobalto e zolfo (da piriti). La mancanza di carbone e di possibilità idroelettriche ha spinto ad accurate ricerche di idrocarburi; sono stati rinvenuti solo giacimenti limitati, nelle province di Matanzas e Las Villas (circa 200.000 t). Si è invece accertata la presenza di numerosi giacimenti di ferro, per un complesso stimato di 3,5 miliardi di t, ma la cui produzione è ancora scarsa.
Industrie. - Questo è certamente il settore economico che più ha risentito il contraccolpo negativo della partenza dei tecnici. Inoltre al momento della rivoluzione l'industria moderna mancava, e tutto si limitava alla raffinazione dello zucchero e alla lavorazione del tabacco. Queste rimangono ancora le industrie più sviluppate. La prima è diffusa in tutta l'isola e va segnalato il grande complesso di raffinazione e stoccaggio sorto a Cienfuegos, con una notevole installazione per l'imbarco del prodotto. Il tabacco coltivato nelle regioni occidentali ha il maggiore centro di lavorazione nella capitale. Nei pressi di questa sono sorti diversi impianti di produzione moderni (il che giustifica il forte aumento di popolazione della Grande Avana): la prima acciaieria dell'isola (140.000 t nel 1972), una raffineria petrolchimica (un'altra si trova a Santiago), una fabbrica di pneumatici (oltre 200.000), birrifici (oltre 1 milione di hl). Matanzas è il maggior centro tessile, dove oltre al cotone si utilizzano anche fibre artificiali (raion) prodotte localmente. Il calzaturificio è stato sviluppato, come pure la produzione di cemento, con installazioni in varie parti dell'isola. Nelle regioni più boscose (province di Pinar del Rio e Oriente, Isola dei Pini) si è stimolata la produzione di legname (quasi 2 milioni di m3) e sono sorte cartiere.
Bibl.: A. Nuñez Jimenez, Geografia de Cuba, L'Avana 1959; R. Dumont, La réforme agraire a Cuba, Parigi 1962; J. J. Alphandery, Cuba. L'autre Revolution, ivi 1972; J. Lamore, Cuba, ivi 1973, pp. 128; V. Ortiz, The land and people of Cuba, Filadelfia 1973.
Storia. - Gli attacchi sempre più violenti di Castro agli SUA riscossero l'approvazione dei nuovi stati africani e asiatici; anche in molti paesi latino-americani il castrismo assumeva toni decisamente anti-statunitensi, specie in Guatemala, Honduras, Panamá, Venezuela e Messico. I rapporti fra C. e SUA entrarono in una fase critica quando Castro impose all'ambasciata americana all'Avana di ridurre il suo personale a undici persone. Eisenhower, nel gennaio 1961, alla fine del suo mandato, ritirò il suo ambasciatore a C., Philip Bonsal, che aveva fatto ogni sforzo per evitare la rottura definitiva dei rapporti diplomatici. Nel frattempo si addestravano nella Florida i rifugiati cubani, fra i quali molti sostenitori di Batista, allo scopo di preparare un'invasione di Cuba. Lo sbarco (17 aprile 1961) organizzato e finanziato dalla CIA, ma noto a Castro attraverso i suoi informatori, fallì miseramente nella Baia de los Cochinos (o dei Porci) e i 1180 sopravvissuti all'invasione furono esposti al pubblico ludibrio nelle strade dell'Avana. Fu per Castro un momento di trionfo, e di cocente umiliazione per gli Stati Uniti. Dall'URSS e dalla Cina giunsero incoraggiamenti e aiuti, mentre i popoli dell'America latina erano invitati a proseguire la lotta contro la "tigre di carta" e l'imperialismo; Mosca concedeva a Castro (1° maggio) il premio Lenin per la pace; nel suo discorso fiume del 1° dicembre 1961 Fidel Castro proclamava la sua adesione al marxismo-leninismo.
L'economia cubana fu in un primo tempo indirizzata verso l'industrializzazione, ma i modesti risultati raggiunti e le pressioni politiche costrinsero il teorico della rivoluzione Ernesto "Che" Guevara, prima governatore del Banco Nacional e poi ministro dell'economia, a ritornare sul principale prodotto cubano: lo zucchero. Tutto il popolo fu mobilitato per incrementare la coltivazione della canna in un'atmosfera esaltante. Si costruirono scuole e ospedali, si ampliarono le aziende agricole e C. divenne un enorme cantiere con estenuanti orari di lavoro, mentre una campagna moralizzatrice imponeva riforme radicali anche nei costumi. La Chiesa, che aveva sollevato obiezioni per la svolta comunista, fu colpita con l'espulsione di 435 preti spagnoli e cubani e di un vescovo. Alla conferenza di Punta del Este (5-17 agosto 1961) dell'OAS, in cui fu varato il grandioso piano di Kennedy, noto come Alleanza per il progresso, C. fu presente con il suo delegato "Che" Guevara, che definì il piano "incompatibile con la dignità del nostro continente" e si rifiutò di firmarlo. Una seconda conferenza dell'OAS a Punta del Este (22-31 gennaio 1962) sancì l'esclusione di C. dall'Organizzazione interamericana per essersi "identificata con l'ideologia marxista-leninista, incompatibile con i principi del sistema regionale". Nonostante le pressioni nordamericane, sei paesi, fra i più importanti, votarono contro l'esclusione: Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Ecuador e Messico. C., isolata nel continente, era attratta nell'orbita politico-economica sovietica: ne scaturì una crisi che comportò il rischio di uno scontro diretto fra SUA e URSS.
Il 14 ottobre 1962 un aereo-spia nordamericano, dopo avere scattato fotografie sul territorio cubano, rivelò al mondo, in modo inoppugnabile, l'esistenza di una piattaforma di lancio e di un deposito di missili sovietici in grado di colpire gli SUA, che reagirono mettendo in stato di allarme le forze armate e concentrando in Florida uomini e mezzi. Drammatici messaggi furono scambiati fra Chruščëv e Kennedy, al quale i militari consigliavano l'immediata invasione dell'isola. Il presidente americano optò saggiamente per un blocco di C. (24 ottobre), con l'intercettazione di mezzi navali che trasportavano armi. L'URSS, dinanzi a una situazione che rischiava di divenire irreparabile, ordinò alle navi in rotta verso C. di tenersi al largo; qualche giorno dopo (29 ottobre), Chruščëv informò Kennedy che i missili sarebbero stati smantellati e rispediti nell'Unione Sovietica. Il mondo apprese con sollievo il superamento della crisi, mentre Fidel Castro non celava la sua delusione. Alcune nazioni latino-americane, in particolare l'Argentina e il Venezuela, offrirono la loro immediata partecipazione al blocco di C.; altri paesi dell'America latina si mostrarono apertamente solidali con gli SUA. Tale atteggiamento è spiegabile con il decrescere della popolarità di Castro, a causa dei legami stretti con Mosca. Inoltre C. offriva ospitalità a molti giovani provenienti da varie parti del subcontinente, addestrati nell'arte della guerriglia e rinviati nei loro paesi d'origine per crearvi centri di sovversione. Nel Venezuela furono scoperti (novembre 1963) molti depositi di armi provenienti da C. e destinati ad alimentare una ribellione contro il presidente Rómulo Betancourt: questi si rivolse all'OAS, che approvò una risoluzione di condanna di Cuba.
Nel maggio 1963 Castro soggiornò a lungo nell'Unione Sovietica e prese posizione contro la Cina, che aveva rivolto pesanti accuse a Mosca per il ritiro dei missili dal territorio cubano. Fra il 1963 e il 1964 continuò la tensione fra C. e gli SUA, e vi furono anzi reciproche azioni di disturbo: congelamento dei depositi cubani nelle banche nordamericane, confisca dell'ambasciata SUA all'Avana, interruzione del rifornimento idrico alla base americana di Guantánamo. Nel mese di ottobre 1965 Castro decise improvvisamente di lasciar partire chiunque volesse allontanarsi da Cuba. Partirono in aereo a spese degli SUA, che le accolsero, circa 14.000 persone.
Il movimento castrista continuò a perdere mordente in quasi tutta l'area latino-americana, sia per l'impossibilità materiale di diffondersi, sia per la comparsa di fattori che non potevano ammettere il castrismo, come l'avvento dei militari in Brasile e della democrazia cristiana nel Cile. Tuttavia in Colombia, Venezuela, Guatemala, Bolivia e Perú, focolai insurrezionali più o meno latenti perdurarono a lungo. Fidel Castro, con il suo inarrestabile dinamismo, cercò di estendere il suo raggio di influenza avvicinandosi al Terzo Mondo e organizzò, dal 3 al 15 gennaio 1966, all'Avana, con l'appoggio di Mosca e di Pechino, la prima conferenza tricontinentale dell'OSPAAL (Organizzazione di Solidarietà dei Popoli dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina) allo scopo di combattere "l'imperialismo, il colonialismo e il neocolonialismo capeggiati dal capitale statunitense". Fra i molti discorsi e le mozioni fu letto a 600 delegati di 82 nazioni il messaggio di "Che" Guevara, inspiegabilmente assente da Cuba, in cui s'invitavano i guerriglieri del Terzo Mondo a opporre all'imperialismo "due, tre, molti Vietnam". L'Avana divenne il quartier generale del nuovo Segretariato tricontinentale, che i sovietici avrebbero voluto al Cairo, e dell'OLAS (Organizzazione Latino-Americana di Solidarietà), che nell'agosto 1967 riunì delegati di tutto il mondo per ribadire l'avversione al capitalismo.
Nonostante tutto questo fervore d'iniziative, Castro sentì intiepidirsi la solidarietà dei suoi principali alleati: la Cina ridusse a metà le forniture alimentari in cambio di zucchero provocando violente reazioni. L'URSS, dal canto suo, orientava il suo atteggiamento verso un'azione diplomatica tendente a migliorare i rapporti con l'America latina mediante crediti, in particolare al regime militare brasiliano e al governo democratico-cristiano cileno, fatti che suscitarono l'ostilità castrista. Le speranze di diffondere il castrismo nelle campagne latino-americane ricevettero un duro colpo con la morte in combattimento di "Che" Guevara nelle impervie montagne boliviane (8 ottobre 1967).
Difficoltà di carattere politico emersero nel febbraio 1968 dal processo al leader più rappresentativo della vecchia guardia del Partito comunista cubano, Anibal Escalante, condannato assieme ad altri 36 imputati a 15 anni di reclusione per attività antirivoluzionaria. Nonostante tutto, Fidel Castro proseguì nella sua opera di trasformazione, che mirava a ricostruire l'economia cubana, sanando i danni prodotti dall'improvvisa scomparsa del sostegno americano. Le grandi tappe del suo cammino si riassumono negli anni 1961 dedicato all'istruzione, 1962 alla pianificazione, 1963 all'organizzazione, 1964 all'economia, 1965 all'agricoltura, anno che segnò una nuova svolta negl'indirizzi economici del paese. Castro, in base a un accordo del 1964 che prevedeva la fornitura di z4 milioni di t di zucchero all'URSS in sei anni, concentrò tutti i suoi sforzi nella produzione della canna e incitò i cubani al raggiungimento di una difficile meta: un raccolto di 10 milioni di t nel 1970. Tutte le energie del paese, sotto la guida personale di Castro, furono indirizzate verso il nuovo obiettivo che non fu però raggiunto; il fallimento ebbe conseguenze imprevedibili anche sulla posizione di Castro che in una clamorosa autocritica (26 luglio 1970) ammise gli errori commessi. In sostanza Castro sembrava rinnegare il potere carismatico, invocando una democratizzazione socialista del potere, con la piena responsabilità delle forze del lavoro. Ammesso che vi sia stato un riconoscimento dei limiti delle teorie per un rapido sviluppo economico-sociale, erano tuttavia innegabili i successi ottenuti dalla rivoluzione cubana nel campo sanitario e nella lotta contro l'analfabetismo, quasi del tutto scomparso (fatto unico nel panorama latino-americano) anche se i generi di prima necessità restavano severamente razionati. D'altra parte, l'autoritarismo di Castro appariva irriducibile come dimostrava l'autocritica imposta al poeta cubano Heberto Padilla in cambio della sua liberazione (27 aprile 1971), accusatosi di crimini antirivoluzionari: l'episodio sollevò una vibrata protesta di Sartre e di altri intellettuali di sinistra (21 maggio).
Con l'URSS, nonostante qualche attrito e qualche periodo di freddezza, C. ha sempre mantenuto stretti contatti ed è stata ammessa al COMECON l'11 luglio 1972 nel corso della XXVI sessione annuale. I legami politico-economici fra l'Avana e Mosca sono usciti rafforzati dalla visita di Brežnev a C. (28 gennaio - 3 febbraio 1974), mentre quelli con Pechino si sono affievoliti. Nell'ambito dei rapporti diplomatici con i paesi dell'America latina, si è avuta una schiarita alla Conferenza di Quito (8-13 novembre 1974). Si trattava di revocare il blocco politico-economico decretato contro C. nel 1962 dall'Organizzazione interamericana; ma per tre voti contrari e cinque astensioni (fra cui SUA e Brasile) il risultato non è stato raggiunto. Tuttavia alcuni paesi si sono dichiarati pronti a riallacciare i rapporti con Cuba, prescindendo dalla risoluzione dell'OAS, come in effetti hanno deciso, oltre al Messico (che aveva sempre mantenuto normali relazioni), Guyana, Trinidad e Tobago, Barbados, Giamaica e Perú (tutti nel 1972), Argentina (1973) e Panamá (1974). Un passo verso il disgelo con gli SUA sembrò compiersi con la firma (15 febbraio 1973) di un accordo sulla pirateria aerea; mentre nel 1974-75 C. fu meta di visite e soggiorni di taluni uomini politici statunitensi che rilasciarono dichiarazioni distensive. Tuttavia i rapporti fra Washington e l'Avana sono diventati nuovamente tesi. Al congresso del Partito comunista cubano (dicembre 1975) Castro, in polemica con il presidente Ford, ha attaccato duramente gli SUA, riaffermando il diritto di Cuba a intervenire nel continente africano in nome dell'"internazionalismo socialista". In effetti, C. ha inviato nell'Angola un corpo di spedizione con armi sovietiche, a sostegno del Movimento popolare indipendente nella lotta per la conquista del potere.
Bibl.: T. Draper, Castroism. Theory and Practice, New York 1965; A. Suarez, Cuba: Castroism and Communism 1959-1966, Massachusetts 1967; Olas, Première conference de l'organization latino-américaine de solidarité, Parigi 1967; L. Huberman-P. Sweezy, Cuba, anatomy of a revolution, New York 1969; H. Herring, A history of Latin America from the beginning to the present, ivi 1970; R. Dumont, Cuba est-il socialiste?, Parigi 1970; F. Castro, Cuba dopo l'autocritica, Milano 1971; J. J. Alohandey, Cuba. L'autre révolution, Parigi 1972; P. W. Bonsal, Cuba, Castro and the U. S., Pittsburgh 1972; M. Halperin, The rise and decline of Fidel Castro, Berkeley 1972; A. Todini, Cuba, fine di un mito, Modena 1973.
Letteratura. - La letteratura cubana ha certamente subìto un profondo influsso dagli sconvolgimenti sociali dell'ultimo ventennio, ma i risultati - almeno per ora - vanno ricercati piuttosto in una profonda trasformazione delle strutture culturali (teatri di stato e popolari, riforma universitaria, nuovi rapporti internazionali orientati piuttosto verso i paesi a regime socialista, rinnovato studio del folklore locale e della sociologia) che nell'effettivo dominio dell'arte, la quale viene in certo modo posposta alla documentazione e all'agitazione di idee. Un concetto pragmatico dell'operazione letteraria è venuto così in primo piano, liberando il campo dagli ultimi residui di estetismo europeizzante o di regionalismo naturalistico, ma senza ancora lasciar scorgere le linee portanti di una creatività nuova. Va detto a onor del vero che Castro, tranne alcuni momenti isolati d'intolleranza, ha lasciato sufficiente libertà all'operare degli artisti, sicché per esempio a C. non vi è stata la dittatura ideologica del "realismo socialista" e le nuove generazioni hanno percorso vie diverse, talora anche in contrasto l'una con l'altra. È rimasto famoso un detto di Castro, che risale al tempo dei suoi incontri con Chruščëv: "Vogliono che io prenda posizione contro la pittura astratta, ma il mio nemico non è la pittura astratta, è il capitalismo". Nella sua forma di boutade, è questo l'indice di una concezione non meccanicistica dei rapporti fra quelle che, in linguaggio marxista, vengono definite "struttura" e "sovrastruttura".
Le opere più importanti del periodo rimangono quindi legate ai nomi più prestigiosi della vecchia generazione, a cominciare da A. Carpentier, nato nel 1904, che è venuto sempre più approfondendo il suo legame con le tradizioni popolari, di cui del resto è il massimo conoscitore, anche per la sua formazione di musicista e di storico della musica cubana; attività che precedettero nel tempo la sua stessa opera di creazione letteraria. D'altra parte la frequentazione del mondo parigino fra le due guerre - analoga a quella del guatemalteco Asturias - ha continuato a farsi sentire nella nervosa modernità della forma e in un gusto della metafora che rivela parentele surrealiste. È nota la sua formulazione teorica del real maravilloso, cioè di una realtà della vita sociale che si estrinseca più perspicuamente nell'intervento della fantasia che nella fredda analisi scientifica.
Nel 1949 Carpentier pubblica il romanzo El reino de este mundo, che ricostituisce la vicenda del popolo haitiano durante la rivoluzione francese: romanzo dove campeggia l'epopea degli schiavi africani in rivolta, il cui eroe mitico è Mackandal, cui si contrappone la grottesca figura del cuoco H. Christophe, il quale s'impadronisce dello stato e vuol farne un'impossibile copia della Francia prerivoluzionaria. Attraverso la vicenda di uno schiavo, Ti Noel, assistiamo alla caduta di Christophe e al sorgere di una borghesia meticcia, che fonda un nuovo regime di sfruttamento capitalistico. Carpentier ha illuminato con particolare efficacia il contrasto fra la cultura importata e le forze native della popolazione indigena, contribuendo così a quella "ricerca d'identità" che è un tema di fondo della letteratura centro-americana. Nel romanzo successivo, Los pasos perdidos (1953), il protagonista è un compositore completamente europeizzato che, nel corso di una spedizione alle selve dell'Orinoco, ritrova il mondo originario dei miti naturali e della semplice armonia fra le piccole collettività umane, modificando la propria concezione della vita e dell'arte. Completamente diverso è El acoso (1956), che rivela un'attenta lettura di Kafka e di Borges: un uomo che viene imprigionato e torturato per aver preso parte a una congiura anarchica, uscito dal carcere è inseguito e ucciso dai suoi stessi compagni di fede. Il tutto si svolge per frammenti, per baleni, nella sfera della memoria, mentre il protagonista ascolta un concerto sinfonico, alla fine del quale ha luogo il suo ritrovamento da parte dei persecutori. Opera densa e serrata, El acoso ha momenti d'indimenticabile tensione e angoscia. El siglo de las luces (1962) è un ritorno al romanzo storico: Carpentier si riferisce, sia pure in modi liberi e fantastici, al "secolo dei lumi" quale fu nell'America centrale. Un rivoluzionario, Hughes, fanatico di Robespierre, tenta di applicare nel nuovo mondo le sue astratte teorie e fallisce miseramente. Il barocchismo della prosa, i movimenti oratorî, si dilatano in quest'opera oltre il limite della sopportabilità, malgrado la suggestiva pregnanza del clima evocato. Nel 1974 Carpentier ha pubblicato, insieme con Concierto barroco, anche il romanzo El recurso del método, dal titolo ironicamente cartesiano, che ha avuto molto successo in Europa e anche in Italia (Il ricorso del metodo, Roma 1977). Protagonista è un "Primo Magistrato", un grottesco e tragico despota, intorno al quale l'autore intesse una serie di casi ironici e paradossali, facendo un uso abile e, per così dire, sinfonico del dialogo frivolo e mondano, inteso come espressione di uno stato di alienazione sociale, come una sorta di Nulla ronzante e vociante, cui l'autore contrappone la sua amara razionalità.
Anche nella poesia, egemonica restò a lungo la presenza delle grandi figure di N. Guillén, nato nel 1902, e di L. Pales Matos (1898-1959), un portoricano che per il suo amore al folklore afrocubano ebbe decisiva influenza non solo all'Havana, ma in tutto il continente latino-americano. Pur ereditando alcune delle idee sollevate dalla rivista d'avanguardia cubana Avance, Guillén ha fondato tutta la sua poesia sulla mimesi del canto popolare e della danza. La chiave della sua opera è il son, cioè un fondamento ritmico ripetitivo, ossessivo, su cui si articolano declamazione pura e melodia evocativa. Particolarmente interessante è il tessuto linguistico, fortemente composito, dove gli oggetti d'uso e le formule rituali ritrovano i loro nomi e stilemi africani, mentre il discorso razionale si svolge in spagnolo, ma in uno spagnolo tutto parlato e quotidiano, con infiltrazione dei gerghi agresti delle piantagioni. Guillén è divenuto il simbolo dell'unità razziale realizzata da C., al di là di tutte le discriminazioni assurdamente imposte in tempi passati.
La nuova poesia, su cui pesano gli esempi schiaccianti di Brecht e di Neruda, si riassume essenzialmente nei nomi di S. Feijóo nato nel 1914, E. Diega, nato nel 1920, C. Vitier nato nel 1921 e del più originale R.F. Retamar, nato nel 1930.
Una narrativa nuova, di molto spicco, si è intanto fatta avanti con G. Cabrera Infante (nato nel 1929), S. Sarduy (nato nel 1937) e soprattutto con J. Lezama Lima (nato nel 1931) che con il suo romanzo Paradiso (1966) ha ottenuto il consenso della critica europea e americana, nei molti paesi in cui è stato tradotto (fra cui l'Italia). Più che un romanzo, questo è un vasto poema della coscienza individuale che, attraverso l'apprendistato dell'arte, diviene coscienza collettiva, per poi prendere cognizione della propria natura contraddittoria, cioè dei drammatici riflessi di una condizione storica. Ma per Lezama Lima la poesia è un valore assoluto, il suo raggiungimento - sempre rinviato, sempre ai limiti dell'impossibile - è un atto di piena conoscenza e, quindi, anche di ricongiungimento con la natura e con gli altri uomini.
Infine, il teatro - che oggi a C. ha grande diffusione - ha trovato una notevole voce di drammaturgo in J. Triana, nato nel 1933, autore di La noche de los asesinos che anche il nostro pubblico conosce. È uno dei più limpidi e originali testi drammatici del nostro tempo, basato sull'azione incessante di tre personaggi. Essi uccidono simbolicamente i loro genitori, e poi istituiscono un processo alle vittime e a sé stessi. Il conflitto fra le generazioni viene illuminato in tutti i suoi aspetti, con continui rovesciamenti di campo, e genera un'aspra poesia della necessità storica e, insieme, della pietà. Un fondo religioso emerge quasi involontariamente da quest'opera crudele, come del resto da molte manifestazioni della letteratura ispano-americana.
Bibl.: F. Alegria, História de la novela hispanoamericana, Città di Messico 1966; J. Ortega, La contemplación y la fiesta, Lima 1968; G. Bellini, Letteratura ispanoamericana, Milano 1971; J. Franco, Introduzione alla letteratura ispano-americana, ivi 1972.
Arti figurative. - L'esigenza d'usare le espressioni artistiche come strumento per analizzare e trasmettere contenuti culturali politico-sociali, fa dell'arte oggi a C. un'attività integrata e sempre presente come qualificazione necessaria dell'ambiente, dei luoghi di lavoro, del tempo libero, di studio, ecc. L'interesse alla problematica della comunicazione di massa ha portato gli ambienti interessati non solo a privilegiare alcuni settori dell'arte (grafica del manifesto, audiovisivi, cinema), più rispondenti alle esigenze di massima riproducibilità e distribuzione, ma anche a reinventare i modelli stessi dei luoghi tradizionalmente adibiti alla trasmissione di cultura (musei, padiglioni per mostre).
Per quanto riguarda i luoghi, è interessante nei musei l'uso composito delle diverse tecniche (verbale, grafica, fotografica, pittorica, musicale), che li rende particolarmente vivaci e immediati nella comunicazione; ma caratteristica ancora più importante è l'abbandono dei musei stessi come luoghi preferenziali per la trasmissione di eventi culturali e la loro sostituzione con le esposizioni, che si susseguono numerosissime sia nelle scuole (dagli asili infantili fino all'università), che nelle fabbriche e in ogni altro luogo d'incontro sociale, dai luoghi di lavoro, alle strade di città, alla campagna. Questa forma articolata dell'"esposizione" è particolarmente congeniale alla nuova espressività cubana ed è stata adottata anche nei confronti internazionali (Padiglione cubano a Montréal o Esposizione della cultura cubana a Grenoble). È da ricordare il Padiglione Cuba detto "La rampa" costruito dall'arch. J. Campos nel 1963 all'Avana dove si succedono di continuo esposizioni d'interesse internazionale (mostra sulla cultura cubana, mostra sulle tecniche d'informazione, ecc.).
Una ricerca molto ampia riguarda il rapporto tra produzione artistica e fruizione dell'opera d'arte. L'applicazione di un'arte "funzionale socialmente" porta da un lato a una minore individualizzazione dell'intero settore della ricerca, dall'altro a una possibilità immediata d'applicazione delle linee teoriche.
Sono interessanti particolarmente alcuni esperimenti di manifestazioni commemorative e allo stesso tempo creative, concepite come forme spettacolari di partecipazione diretta in cui la commemorazione di un evento storico diventa lo spunto per montare un' "azione collettiva" nella quale sono utilizzate contemporaneamente tecniche di rappresentazione diverse: pittorica, musicale, cinematografica, teatrale. Momenti di commistione tra una tecnica di progettazione e una produzione artistica spontanea (arch. F. Perez o' Reilly, E. Fuentes, H. Veitía, A. Diaz, M. R. Martinez: Commemorazione del Centenario delle lotte d'indipendenza nel parco nazionale della Demayagua, Provincia di Oriente 1968; spettacolo audiovisivo a S. Clara: Deragliamento del treno blindato ad opera delle forze guidate da Che Guevara, ecc.).
La più nota espressione di comunicazione visiva, il manifesto, viene prodotta da numerosi istituti centralizzati e no (COR, ICAIC, OSPAAL, Casa de las Americas, Consejo Nacional de Cultura, ecc.). Fra gli autori più dotati si distinguono: Beltran, Péna, Rostgaard, Reboiro, Azcuy, Martinez, Bachs. Generalmente la loro cultura e il desiderio di aderire al tema (dal poster politico al manifesto per il cinema, ecc.) li porta ad accogliere influenze diverse (gli americani S. Bass e M. Glazer, i cechi J. Flejar e Z. Chotenovskj, Posada e l'imagerie d'Epinal; le silografie giapponesi; il liberty nelle versioni stilizzate di Fielmore e Avalon, la pop-art) e tuttavia le loro creazioni restano inconfondibilmente cubane.
La grafica popolare spontanea esiste anch'essa in gran quantità e costituisce uno degli stimoli creativi più forti per la "grafica colta". Ciò sia al livello delle pubblicazioni, nelle quali l'inventiva grafica riscatta la povertà dei materiali (carta, inchiostro, fotografie), sia a quello dei graffiti e dei dipinti murali, nei quali interventi colti e manifestazioni spontanee coesistono in un insieme caratteristico e costituiscono un'efficace presa di possesso, da parte della popolazione, dell'ambiente cubano tradizionalmente chiuso e differenziato. In ciò la street-art cubana si differenzia nettamente dalla pubblicità murale nord-americana, mentre presenta molti punti di contatto con le più colte manifestazioni di protesta californiane.
Anche sul tema artistico per eccellenza in architettura, cioè il monumento, all'esigenza commemorativa la cultura cubana ha risposto, come bene ha notato R. Segre (v. bibl.), con "l'idea di una trasformazione ambientale accompagnata da semplici segnalatori". Questo nella città significa progettazione di luoghi comunque fruibili come giardini o piazze (per es. monumento di Playa Giròn, di V. Garatti e S. Baroni) e nella campagna, come nel bellissimo esempio della strada dei martiri della caserma Moncada, una delicata ritmatura di un percorso storico.
Architettura e urbanistica. - Gli anni dal 1960 al 1975, successivi alla rivoluzione politica socialista, sono di radicale trasformazione per tutto il settore urbanistico architettonico ai più svariati livelli: dall'elaborazione teorica, alla formazione tecnica professionale, allo sviluppo tecnologico, al ribaltamento del rapporto città-campagna. Come organi competenti, l'indomani della rivoluzione, sono stati creati istituti che affrontano specificamente i temi ritenuti trainanti: la pianificazione territoriale, l'industrializzazione dell'edilizia, le tipologie residenziali e scolastiche (Instituto national de ahorro y vivienda, Instituto de planificatión física).
Uno dei nodi più problematici, cioè il rapporto città-campagna, è stato affrontato con il principale intento di superare il tipico dualismo risolto sempre a sfavore della campagna: tecnologia-tecniche arretrate, informazione culturale-isolamento e, viceversa, all'interno della città, ignoranza dei processi produttivi agricoli. In un'ottica di questo tipo ai lavori molto impegnativi di ristrutturazione della rete viaria e ferroviaria (è in fase di ultimazione un'autostrada che attraversa longitudinalmente l'isola collegando Santiago all'Avana) si è affiancata, a partire dalle zone più remote, la creazione d'insediamenti agricoli che per numero e caratteristiche definiscono già oggi un nuovo disegno territoriale molto articolato. Sono sorti infatti numerosissimi villaggi contadini costruiti in base alle nuove scelte di riutilizzo dei suoli e alle esigenze di standards urbanistici minimi (3000 abitanti) per l'installazione di servizi sociali quali scuole, biblioteche, attrezzature per l'infanzia, centri culturali e di assistenza medica. Il rapporto con la campagna inoltre è stato trasformato dall'insediamento di nuove tipologie relative al settore scolastico. La scuola dell'obbligo, dai 10 ai 14 anni, infatti è stata reinventata come struttura territoriale, svincolata cioè dal tradizionale inserimento cittadino di quartiere. Questi edifici sorgono nella campagna, cui sono legati da un lavoro diretto degli studenti, e costituiscono un fortissimo decentramento culturale dal tradizionale polo della città. L'intero settore dell'edilizia scolastica del resto è stato privilegiato in funzione dei piani di educazione sociale che coinvolgono masse studentesche sempre più larghe. Tra il 1959 e il 1973 sono state realizzate 7362 costruzioni nuove e 2362 riadattamenti di edifici esistenti e per i prossimi anni è prevista la realizzazione ancora di circa 100 scuole l'anno. Per la necessità di ritmi di produzione accelerati l'introduzione di sistemi costruttivi di prefabbricazione è avvenuta senza ostacoli e in modo generalizzato. La mancanza di grosse installazioni industriali in questo campo ha favorito la presenza di un'enorme varietà di tipi e modi, il più delle volte legati alle esperienze di altri paesi specialmente europei con cui sono stati presi contatti diretti. All'inizio l'adozione di brevetti studiati per altri climi e funzionalità ha comportato alcune insufficienze (per es. il "gran panel" sovietico di m 6 × 9 con pochissime forature) mentre ultimamente si nota la ricerca di un'autonomia tipologica più adeguata. Tra i sistemi più diffusi sono da ricordare il "Sandino" studiato come montaggio di piccoli pannelli leggeri (0,47 × 0,92 × 0,06) tra colonnine di 0,11 × 0,24 di sezione, usato specialmente per scuole e abitazioni unifamiliari; il sistema Giron a reticolo modulare di 6 m oppure 7,50 e interassi di 6 m usato per edifici con dimensioni standard maggiori come le mense, gli ospedali; il sistema a portici, il sistema IMS (studiato e sperimentato in Iugoslavia) e applicato a C. inizialmente per edifici residenziali multifamiliari; infine il sistema "Lift Slab", montaggio di solai costituiti da lastre nervate continue prefabbricate a pié d'opera su colonne prefabbricate. Con questo sistema è costruita la città universitaria "José Antonio Echeverria" dell'Avana (1961-69, architetti F. Salinas, J. Montalvan, J. Fernandez, M. A. Rubio). In questo complesso è realizzata una forte discontinuità nella griglia modulare planivolumetrica e gli scarti sono progettati come nuove tipologie spaziali. Compaiono infatti "piazze" o giardini, coperti a notevole altezza, percorsi aerei collegano i corpi di fabbrica. La presenza di un "vuoto progettato" entra dunque a far parte dell'insieme come componente determinante. È da ricordare anche la scuola Lenin nei pressi dell'Avana, un grandioso complesso completato nel 1974. Secondo la nuova tradizione, ormai sempre più affermata, le griglie modulari di montaggio, pilastri, travi, ecc. sono realizzate in colori luminosi (blu, arancio, bianco) e l'insieme della costruzione priva di vetri (com'è nella tradizione tropicale) assume l'aspetto per noi paragonabile a quello delle terrazze coperte, o dei portici, delle logge, delle verande, spazi cioè raccolti, ma penetrabili a vista in tutta la profondità. Nel settore dell'edilizia residenziale l'urgenza di soluzioni ha consentito una grande trasformazione più nella normativa degli standards urbanistici che nella definizione di nuovi tipi architettonici. La tipologia ricorrente (presente allo stesso livello tecnologico sia nelle città che in campagna) è la casa in linea di quattro piani costruita con tecniche di semiprefabbricazione. Anche nei nuovi agglomerati molto popolosi (per es. il quartiere Alamar per 500.000 persone a 30 km dall'Avana) questi edifici sono intervallati da ampi spazi verdi progettati e realizzati con gli stessi tempi del cantiere edilizio.
Bibl.: Revolución y cultura, pubblicazione mensile del Consejo Nacional de Cultura; Arquitectura Cuba, rivista mensile del CENTSO; Unión, rivista dell'Unión de Escritures y Artistas; Cuba internacional, luglio 1970, intervista con R. Segre, F. Salinas, E. Escobar, J. Belleste; Casa de las Américas, n. 60, giugno-luglio 1970, intervista con gli stessi e con C. Cowley, G. Romero, M. Gonzales e altri; P. Stermec, S. Sontag, The Art of Revolution, Castro's Cuba: 1959-1970, New York 1970; R. Segre, Cuba, l'architettura della rivoluzione, Padova 1970.