CUBA (XII, p. 59; App. I, p. 491; II, 1, p. 736)
I dati sulla popolazione di C. risultano dalla seguente tabella:
Altre città (con numero di abitanti superiore a 20.000, sono le seguenti: Caibarién (26.241); Cárdenas (52.251); Ciego de Ávila (99.254); Cienfuegos (98.658); Guantánamo (125.731); Güines (42.822); Holguín (226.644); Manzanillo (95.924); Sagua la Grande (38.571); San Antonio de los Baños (33.447); Sancti-Spíritus (115.448). La "Gran Habana", comprendente oltre la capitale i centri urbani e integranti di Marianao (235.493 ab.), Guanabacoa (112.140), Regla (26.650), Santiago de las Vegas (32.713), raggiunge1.192.451 abitanti.
Secondo il censimento del 1953, il 70% circa della popolazione è classificato come bianchi; della restante, il 12,4% negri, il 17,3% mulatti. Lo stesso censimento dà come "popolazione economicamente attiva" 1.972.266 individui (34%), dei quali 818.706 occupati nell'agricoltura, 327.208 nelle industrie manifatturiere, 232.323 nel commercio, 9618 in attività minerarie; il resto trova impiego nei pubblici servizî, ecc.
Le due principali coltivazioni sono sempre la canna e il tabacco. Per la prima C. mantiene un primato mondiale (5.672.000 t di zucchero nel 1957); per il tabacco ha il 4° posto in America, dopo gli Stati Uniti, il Brasile e il Canada (523.000 q nel 1957); entrambe le coltivazioni sono in grande sviluppo. In ripresa è anche il caffè (450.000 q nel 1957) e diffusione sempre maggiore acquistano la frutticoltura (ananassi, pompelmi) e l'orticoltura (pomodoro).
Tra le fibre tessili, oltre l'agave, sono coltivate due fibre, la mayagua, indigena, e il kenaf, indiano, che sostituiscono la iuta nella confezione dei sacchi per il caffè.
Anche la produzione mineraria è in ripresa per il ferro, richiesto in misura sempre crescente dalla industria statunitense dell'acciaio, e anche per il rame; la cromite soffre oggi per la concorrenza delle Filippine.
Le industrie sono pure in ascesa: per il tabacchificio L'Avana conserva il primo posto nel mondo. Hanno oggi grande importanza le industrie del cemento, dei tessili artificiali, degli olî lubrificanti, dei prodotti chimici e fertilizzanti, ecc.
Le esportazioni superano le importazioni, come si rileva dai dati del 1957 (tra parentesi quelli del 1953; pesos cubani pari a dollari): importazioni 641.500.000 (490.000.000); esportazioni 808.000.000 (640.000.000). Due terzi delle esportazioni sono assorbiti dagli S.U.A., che sono fornitori per una percentuale di poco inferiore. Circa l'80% delle esportazioni (in valore) è rappresentato da zucchero. I recenti avvenimenti politici hanno peraltro notevolmente turbato il traffico con gli Stati Uniti. A distanza seguono, per entità di relazioni commerciali, Germania e Gran Bretagna.
Il porto dell'Avana è stato notevolmente ampliato e migliorato nell'attrezzatura; esso assorbe circa il 75% del tonnellaggio delle navi entrate nei porti cubani. Presso la città è stato costruito anche un grande aeroporto; l'aviazione civile è gestita dalla compagnia "Cubana de aviación".
Finanze. - Il peso cubano è rimasto ancorato alla parità con il dollaro S.U.A. per tutto il periodo dal 1941 ad oggi (i peso = 1 $ S.U.A.). A partire dal settembre 1959 il cambio è stato maggiorato con aliquote che vanno dal 30 al 100% per l'importazione di certi generi alimentari e di lusso che non sono prodotti localmente.
Storia. - Sotto la presidenza di Carlos Prío Socarras (1948-1952) il paese sembrava aver risolto i suoi problemi interni ed aver regolato i suoi rapporti con gli S.U.A. che hanno nell'isola cospicui interessi economici e con i quali veniva stipulato un patto di assistenza militare (7 marzo 1952). In tale periodo C. ebbe divergenze col Perù, il quale interruppe i rapporti diplomatici (19 agosto 1949), per avere la legazione cubana a Lima concesso asilo politico al capo del partito aprista dichiarato illegale, e con la Repubblica Dominicana, che ricorse all'OAS temendo un'aggressione cubana (9 aprile 1950). Ma l'ex dittatore Fulgencio Batista, senza attendere le elezioni del 1952, con un colpo di stato s'impadronì del potere (10 marzo 1952) e stabilì un rigido controllo sull'esercito, sulla polizia e sulle organizzazioni sindacali mentre rafforzava i legami con gli Stati Uniti. Un mese dopo l'URSS rompeva i rapporti diplomatici con C. che aveva ostacolato l'arrivo dei corrieri diplomatici sovietici; nel mese di novembre il Partito comunista cubano veniva dichiarato fuori legge. Incominciavano però per il paese tempi difficili: una serie ininterrotta di tentativi insurrezionali, di attentati, di disordini, promossi specialmente dagli studenti e dai lavoratori e miranti ad abbattere la dittatura. Il 26 luglio 1953 una ribellione di giovani, a Santiago de Cuba, fu soffocata nel sangue e il suo capo, Fidel Castro Ruiz, avvocato ventiseienne di famiglia agiata, tratto in arresto, fu condannato a 15 anni di reclusione. Fulgencio Batista, allo scopo di dare una parvenza di legalità al suo regime, si fece eleggere - era l'unico candidato - presidente della Repubblica (10 novembre 1954) per altri quattro anni. In tale occasione decretò un'amnistia politica della quale beneficiò anche Fidel Castro, che si mise alla testa del "Movimento 26 luglio". Alla fine del 1956 il giovane ribelle organizzò la guerriglia nelle montagne della provincia di Oriente e conquistò, poco a poco, l'appoggio delle masse rurali, del clero e dei partiti d'opposizione costretti all'azione clandestina. Due anni durò la lotta contro Batista, che aveva dalla sua parte l'esercito e che indisse le elezioni presidenziali il 3 novembre 1958. Ne uscì vittorioso il candidato della coalizione governativa Andrés Rivero Agüero, uomo di fiducia di Batista il quale riservò per sé il comando delle forze armate. Ma pochi giorni dopo le elezioni Fidel Castro scatenò l'offensiva e in poco più di due mesi costrinse il dittatore alla fuga (1° gennaio 1959) e a rifugiarsi nella vicina Repubblica Dominicana. A indurre il governo ad abbandonare precipitosamente il paese furono le defezioni dei militari che via via s'andavano schierando con i ribelli. La vittoria di Fidel Castro fu accolta con esaltazione dalle masse popolari cubane, dalla stampa latino-americana e da quella comunista del mondo intero. Il nuovo governo rivoluzionario fu messo nelle mani del giudice Manuel Urrutía, mentre Fidel Castro assunse il comando delle forze armate e successivamente la carica di primo ministro. Venne subito adottata una nuova costituzione che accentrava il potere nelle mani del presidente; l'età minima per l'eleggibilità a Capo dello stato venne abbassata da 35 a 30 anni (Fidel Castro ne aveva 32); i partiti politici furono autorizzati a ricostituirsi e furono annunziate libere elezioni. I numerosi provvedimenti emanati per potenziare lo sviluppo economico e per combattere la disoccupazione difettavano però di un piano organico. Ebbe inizio una sanguinosa epurazione senza precedenti nella storia cubana. Il capo della rivoluzione si trovò alle prese con difficoltà di carattere economico, sociale e politico e cercò di cancellare la diffidenza che certi suoi atteggiamenti (fu spesso accusato di collusione con i comunisti) avevano suscitato nel continente americano, effettuando viaggi in diversi paesi: Venezuela, Stati Uniti, Canada, Argentina, Uruguay, Brasile. Col consentire la formazione su territorio cubano di comitati di liberazione costituiti da esiliati politici, Fidel Castro creò una situazione piuttosto tesa nella zona dei Caribi e alcuni stati come il Nicaragua e la Repubblica Dominicana mobilitarono le proprie truppe per fronteggiare eventuali invasioni. Ma l'atto che ebbe maggiore ripercussione fu la riforma agraria (17 maggio 1959), applicata in modo così drastico da sollevare riserve nelle stesse file del movimento di Fidel Castro. Gli esproprî dei latifondisti e delle società straniere, specie statunitensi, suscitarono reazioni varie e critiche acerbe ai sistemi di Fidel Castro, fra cui una nota di protesta degli S.U.A. (11 giugno), respinta però dal governo cubano, e le dimissioni di cinque ministri (12 giugno). Le continue accuse rivolte agli S.U.A. per l'asilo concesso ai rifugiati politici rendevano più difficili i rapporti fra i due paesi. La Cina popolare dimostrò la sua viva simpatia per la rivoluzione cubana con una dichiarazione di Chou En-lai (30 aprile) che auspicava un maggiore sviluppo dei rapporti economici e culturali fra le due nazioni; e l'"Alleanza Democratica Nuova Cina", organizzazione dei comunisti cinesi all'Avana, va svolgendo notevole attività e pubblica un quotidiano in lingua cinese. Il 17 luglio Fidel Castro, per contrasti con il presidente Urrutía, rassegnò le dimissioni, ma nello stesso giorno si dimise anche lo stesso presidente, che venne sostituito da Osvaldo Dorticos Torrado. Dieci giorni dopo Fidel Castro riassunse le sue funzioni di primo ministro. La RAU ha stipulato con C. un accordo commerciale (28 agosto) con la clausola reciproca di nazione più favorita. I rapporti con gli S.U.A. divennero sempre più tesi e una nuova nota di protesta di Washington venne respinta (11 gennaio 1960). Anche con la Spagna - accusata di nutrire simpatie per i controrivoluzionarî - i rapporti si sono intorbiditi e l'ambasciatore di Madrid all'Avana fu invitato a lasciare il paese entro 24 ore (21 gennaio 1960). Nel febbraio il ministro del Commercio sovietico A. I. Mikojan visitò C. e stipulò un trattato per l'acquisto di 5 milioni di t di zucchero in 5 anni e per la concessione di un credito di 100 milioni di dollari rimborsabili in 12 anni. Nel frattempo la situazione interna non presentava miglioramenti e certi fermenti antirivoluzionarî e defezioni inducevano Fidel Castro a ripristinare i tribunali militari per giudicare le attività sovversive e a creare il ministero delle Forze armate rivoluzionarie (in sostituzione del soppresso ministero della Difesa), affidandolo al fratello, maggiore Raul Castro.
Durante il 1960 i rapporti fra l'Avana e Washington sono notevolmente peggiorati e hanno spinto C. a cercare appoggi al di fuori del continente, nonostante le simpatie godute in molti paesi dell'emisfero occidentale. Gli S.U.A. hanno annunciato la cessazione degli aiuti economici a C. col 1° dicembre 1960 ed hanno sospeso l'acquisto di zucchero cubano. Fidel Castro, in rappresaglia, ha ordinato l'espropriazione di tutte le proprietà statunitensi nell'isola. A rendere più tesa la situazione ha contribuito l'atteggiamento di Castro verso le nazioni del blocco cino-sovietico. L'8 maggio 1960 C. riallacciava i rapporti con l'URSS e il 2 settembre Castro annunciava che riconoscerà la Cina popolare e che romperà i rapporti diplomatici con la Cina nazionalista. Nel frattempo importanti trattati commerciali venivano firmati con la Cecoslovacchia, la Germania orientale, la Corea del Nord e la Cina popolare, mentre massiccio diventava l'appoggio diplomatico e propagandistico dell'URSS: il 9 luglio 1960 N. Chruščëv affacciò la minaccia di inviare missili sugli S.U.A., qualora questi fossero intervenuti militarmente a C., suscitando la reazione di D. Eisenhower che lo stesso giorno rispose che gli S.U.A. non avrebbero mai permesso lo stabilimento di regimi comunisti nell'Emisfero occidentale. Un tentativo di C. di ricorrere al Consiglio di sicurezza delle N.U. per porre sotto accusa gli S.U.A. è fallito in quanto tale Consiglio ha rinviato la questione all'OAS, che a S. José di Costa Rica il 28 agosto condannava l'ingerenza cino-sovietica nell'America latina, con riferimento allusivo alla situazione di Cuba. Questo non impediva a Castro di sottolineare nei suoi contatti a New York nell'ottobre 1960, durante l'Assemblea delle N.U., con N. Chruščëv la intimità dei rapporti tra C. e l'URSS, in un comune atteggiamento contrario agli S.U.A.
Non vi è dubbio che il nazionalismo economico e il riformismo sociale rappresentano potenti leve atte ad attirare l'appoggio entusiastico delle masse; ma tali combinazioni, non nuove nell'America latina, lasciano un po' perplessi: rivoluzione sociale, nazionalizzazione, dirigismo economico basato sulla sensibilità nazionalista resa più acuta dal sottosviluppo, neutralismo, sono già stati altre volte esperimentati, e con maggiore gradualità, nella stessa America latina con risultati poco soddisfacenti.
Bibl.: L. Marrero, Geografía de Cuba, L'Avana 1950; J. Dubois, Fidel Castro, rebel or dictator?, Indianapolis 1959; T. Szulc, Twilight of the tyrants, New York 1959; R. Hort Phillips, Cuba, Island of paradox, ivi 1959; T. Lieuwen, Arms and politics in Latin America, ivi 1960.