Cuba
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Geografia umana ed economica
di Giandomenico Patrizi
Stato dell'America Centrale insulare. Secondo una stima del 2005 (l'ultimo censimento risale al 1981) la popolazione ammonta a 11.346.700 abitanti. Il tasso medio annuo di crescita nei primi anni del 21° sec. è decisamente modesto e pari a circa lo 0,3%: un valore molto contenuto, specialmente se confrontato con quello della maggior parte degli altri Paesi caribici, e determinato, oltre che dalla riduzione del tasso di natalità (12‰ nel 2005), dal cospicuo flusso emigratorio clandestino diretto in gran parte negli Stati Uniti. L'innegabile miglioramento delle condizioni sanitarie è all'origine della diminuzione del tasso di mortalità (7,1‰ nel 2005), che tuttavia denuncia una lievissima tendenza al rialzo a causa dell'aumento del numero degli anziani, e della drastica riduzione del tasso di mortalità perinatale e infantile, scesi rispettivamente al 6,3 e al 6‰.
La popolazione è ripartita nel Paese senza grandi squilibri territoriali, nonostante persistano due zone di forte concentrazione, l'una nella parte nord-occidentale dell'isola, incentrata sull'area della capitale L'Avana, e l'altra nella parte sud-orientale. La popolazione urbana supera il 75%; L'Avana resta di gran lunga la principale città, senza possibilità di confronto con le altre per dimensioni demografiche e per importanza economica e culturale, oltre che politica, nonché come meta turistica (il suo centro storico è stato inserito dall'UNESCO nell'elenco dei luoghi considerati 'patrimonio dell'umanità').
Per quanto riguarda l'economia, dopo un periodo difficile, a partire dal 2003 si sono cominciati a delineare i primi segnali di ripresa, e nel 2004 la crescita del PIL è stata del 3%. A questo buon andamento ha contribuito in particolare il turismo, che, insieme con le rimesse degli emigrati e con il commercio, è una delle principali fonti di reddito (da solo forma il 12% del PIL e il 40% delle entrate in valuta): dopo una battuta d'arresto a causa degli attacchi terroristici compiuti sul territorio statunitense nel settembre del 2001, i visitatori sono tornati numerosi a C. (oltre 1.900.000 nel 2003). Dal 2002 C. utilizza l'euro al posto del dollaro negli scambi commerciali internazionali, e anche nel turismo è consentito l'uso della moneta europea.
L'agricoltura, invece, non riesce a superare la crisi in cui versa da molti anni, sia per il continuo passaggio di uragani (ben tre fra il 2001 e il 2003, e uno nell'ottobre 2005), sia per motivi di ordine strutturale: essa infatti resta ancora dominata dalla monocoltura della canna da zucchero. La dissoluzione dell'Unione Sovietica (che ha comportato la perdita del maggiore, e in qualche periodo quasi esclusivo, partner commerciale del Paese, il quale acquistava la quasi totalità dello zucchero cubano), la caduta dei prezzi internazionali dello zucchero, la scarsità di fertilizzanti, l'insufficienza degli investimenti, il rapporto conflittuale con gli Stati Uniti sono le principali cause dei bassi rendimenti di tale comparto e del calo della sua produzione, nonché delle difficoltà di collocarne i prodotti di esportazione.
Il settore degli idrocarburi, penalizzato dalla mancanza di finanziamenti, soddisfa appena la metà del fabbisogno energetico interno (nel 2003 sono stati estratti 3,7 milioni di t di petrolio e 350 milioni di m3 di gas naturale). Per quanto riguarda il nichel, dato il buon andamento del suo prezzo sui mercati internazionali C., che ne è uno dei maggiori produttori mondiali (75.000 t estratte nel 2004), sta cercando di migliorare ulteriormente la propria capacità di estrazione attraverso la modernizzazione delle installazioni. Le altre risorse minerarie, che offrirebbero valide prospettive di sviluppo, non sembrano invece costituire una delle priorità del governo, che pure è alla ricerca del modo per accelerare la modernizzazione del Paese e diversificarne l'economia. Inoltre, la mancanza di riforme strutturali nell'ambito del commercio e della finanza continua a frenare gli investimenti stranieri.
Storia
di Paola Salvatori
La vita politica del Paese, monopolizzata dal Partito comunista e dal suo leader storico F. Castro, continuava a ruotare, agli inizi del Duemila, sulle questioni che costituivano da sempre le sfide principali del regime: il superamento dell'isolamento internazionale, il rilancio dell'economia, su cui pesava l'embargo imposto dagli Stati Uniti, e i rapporti con l'opposizione interna, che, nonostante la repressione, riusciva a mobilitare parte dell'opinione pubblica nazionale. La fine degli anni Novanta era stata caratterizzata da una distensione delle relazioni con Washington, e i primi anni del nuovo secolo avevano confermato questa tendenza: nell'ottobre 2000 il Senato statunitense aveva votato a favore della sospensione dell'embargo sulla vendita dei medicinali e dei generi alimentari, e nel luglio successivo G.W. Bush aveva annunciato un nuovo rinvio della promulgazione della legge Helms-Burton (varata nel 1996), che stabiliva un inasprimento delle sanzioni, prevedendo tra l'altro la loro estensione ai Paesi che commerciavano con l'isola. A spingere verso un allentamento delle norme restrittive erano anche le industrie agro-alimentari statunitensi, particolarmente interessate alle prospettive offerte dal mercato cubano. La visita a C. dell'ex presidente statunitense J. Carter nel maggio 2002, e in luglio il nuovo assenso del Senato a un alleggerimento delle sanzioni, furono salutati come ulteriori segnali di distensione nei rapporti tra i due Stati. A fronte del miglioramento delle relazioni internazionali, sul piano interno si registrò invece un peggioramento della situazione sociale, che risentiva negativamente delle riforme economiche introdotte nel corso degli anni Novanta. La liberalizzazione di alcune attività produttive e la doppia circolazione dollaro-peso, oltre a incrementare la criminalità e il mercato nero, avevano infatti favorito solo alcuni settori della popolazione, mentre la maggioranza aveva continuato a rimanere esclusa dalla possibilità di intraprendere attività commerciali private a causa delle permanenti restrizioni e di un'elevata tassazione. Ad avvantaggiarsi delle nuove prospettive economiche furono soprattutto gli alti esponenti del partito e dell'esercito, ai quali venne riservata, tra l'altro, la gestione del settore turistico, uno dei più redditizi. Il rafforzamento dell'apparato procedette di pari passo con un irrigidimento della repressione, accentuato nel febbraio 2002 dal divieto di possedere un personal computer senza autorizzazione diretta del Ministero degli interni: estremo tentativo di vietare l'accesso all'informazione garantito da Internet. L'accentuazione della censura non riuscì tuttavia a frenare la mobilitazione dei dissidenti interni, la cui pressione continuò a crescere. Nel maggio 2002 venne presentata a Castro una petizione popolare (la prima nel suo genere) sottoscritta da 11 mila firmatari (mille in più rispetto a quanto richiesto dalla legge) e conosciuta come 'progetto Varela', che aveva tra i suoi promotori O. Paya, leader del Movimiento Cristiano de Liberación. Nel documento si chiedeva l'introduzione di riforme economiche e politiche che, ristabilendo il multipartitismo e le garanzie per il diritto alla proprietà privata e alla libertà di impresa, traghettassero il Paese verso la democrazia. Enfatizzata dalla stampa statunitense e internazionale, la petizione fu accolta duramente dal regime che, per tutta risposta, avviò una campagna di 'controinformazione' mobilitando migliaia di cittadini in manifestazioni di piazza, e in giugno introdusse un emendamento costituzionale che definiva il socialismo a Cuba "permanente" e "irrevocabile". Nei mesi successivi la situazione interna rimase difficile, e si aggravò nel marzo del 2003 quando, in seguito ai contatti avuti con il rappresentante diplomatico statunitense a Cuba J. Cason, 75 dissidenti (tra cui giornalisti indipendenti, attivisti di organizzazioni per i diritti umani e firmatari del progetto Varela) furono arrestati con l'accusa di cospirazione contro il regime e condannati il mese successivo, dopo un processo sommario, a pesanti pene detentive. Sempre in aprile venne inoltre decisa l'esecuzione sommaria di tre uomini che avevano dirottato un traghetto e cercato di raggiungere le coste statunitensi. Condannata dalle organizzazioni umanitarie, la svolta autoritaria del regime provocò la ferma reazione della comunità internazionale e incrinò i rapporti tra C. e l'Unione Europea, che in giugno decise di imporre all'isola sanzioni diplomatiche e di rimandare la stipula di nuovi accordi commerciali. Solo nel novembre 2004, dopo la liberazione di 14 dei 75 detenuti arrestati nel marzo del 2003, si giunse a un allentamento della tensione, e nel gennaio 2005 le sanzioni vennero abolite. Anche le relazioni con Washington tornarono a peggiorare dagli inizi del 2003, pur conoscendo una schiarita nell'ultima parte dell'anno, quando sia il Senato sia la Camera statunitensi votarono (sett.-ott.) in favore di un allentamento del blocco commerciale, confermando la linea già adottata negli anni precedenti. Osteggiata da Bush, questa politica di apertura venne in parte contraddetta nel corso del 2004, quando furono reintrodotti alcuni provvedimenti restrittivi, a fronte dei quali Castro decise in ottobre di tornare a vietare la circolazione del dollaro nelle transazioni commerciali interne. Parallelamente venne operata una stretta sulle attività economiche private, sottoposte nuovamente a severi controlli da parte dello Stato, e ridimensionato il piano di liberalizzazione del mercato che le riforme degli anni Novanta avevano lasciato intravedere. Nuovo impulso fu invece dato in questi anni ai rapporti con i Paesi dell'America Latina, in particolare con il Messico e con il Venezuela, con i quali vennero siglati accordi di cooperazione economica e commerciale.
bibliografia
Limes, 2004, 4, nr. monografico: Cuba dopo Cuba; J. Corrales, Cuba after Fidel, in Current history, 2005, February, pp. 69-76