CUFRA (A. T., 109-110-111)
Il termine Cufra (arabo al-Kafarah) comprende un complesso di oasi sparse nel cuore del Deserto Libico fra 21° e 26° di lat. N. e fra 21° e 24° di long. E. L'origine del nome, che in arabo significa "gl'infedeli", risale all'epoca dell'occupazione araba del sec. XVII e fu riferito dagli invasori agli abitanti Tebu che allora vivevano in quella regione.
Le oasi di Cufra, che fanno parte del più lontano retroterra della nostra colonia cirenaica, sono allineate un po' irregolarmente in direzione NO.-SE. per una lunghezza di circa 500 km., fra quella settentrionale di Tazerbo e quella meridionale di el-Auenàt. I nuclei principali, incominciando da N., sono: Tazerbo, Zighen, Bzema, Rebiana, Cufra, Àrchenu, el-Auenàt. Tutt'intorno a queste oasi si stende il deserto più arido che si conosca, deserto di sabbia e di ghiaia (serìr), piatto e uniforme, rotto solo di tanto in tanto dai bassi gradini dei uidiàn.
Spetta a un Tedesco, Gerardo Rohlfs, il merito di avere raggiunto per primo l'oasi di Tazerbo verso la fine di luglio del 1879. Di là il Rohlfs proseguì per Bzema e Buema, nel gruppo di Cufra, per rientrare dopo varie peripezie a Gialo, donde era partito, alla metà di settembre. Nel 1896 compì un viaggio a Cufra il tunisino Moḥammed ibn‛Othmān el-Hascha‛ishī. Dopo il Rohlfs nessun Europeo visitò Cufra sino all'epoca della grande guerra europea, quando vi furono internati alcuni prigionieri italiani e francesi; uno dei quali, il maresciallo d'alloggio Laurent Lapierre, che percorse l'itinerario di Uau, lasciò anche una relazione del suo viaggio forzato. Si arriva così al gennaio del 1921, quando una signorina inglese, Rosita Forbes, accompagnata da un giovane diplomatico egiziano, Aḥmed Moḥammed Ḥassanein Bey, partendo da Bengasi, per Augila e Gialo, si spinse sino a et-Tag (Cufra). Al ritorno i due esploratori percorsero l'itinerario diretto Cufra-Giarabùb, da cui, poi, per Sīwah raggiunsero l'Egitto. Due anni più tardi il compagno della Forbes riprese nuovamente la via di Cufra, sbarcando a es-Sollūm (Marmarica egiziana) e proseguendo per Sīwah, Giarabùb, Gialo sino a Cufra, ove giunse alla fine di marzo. Durante una sosta di 18 giorni il Ḥassanein visitò le principali oasi del gruppo di Cufra, poi proseguì il suo viaggio verso il S. toccando le due oasi meridionali di Àrchenu e di el-Auenàt nella seconda metà di aprile del 1923. Di là seguitò verso Erdi e l'Ennedi, rientrando in patria per il Sūdān. Nello stesso anno un Francese, Bruno de Laborie, che da Duala sul Golfo di Guinea attraversò tutta l'Africa settentrionale, giunse a Cufra verso la metà di ottobre dall'Uadai e poi per Gialo e Giarabùb si portò in Egitto.
L'ultima visita a Cufra, da parte di Europei, fu compiuta fra l'ottobre 1928 e il marzo 1929. Una missione sanitaria italiana, condotta dal capitano medico Giovanni Brezzi, partì da Cialo il 1° ottobre e per la via di Bettafal, raggiunse l'Uadi Zighen. Assalita e spogliata da un nucleo di predoni, fu condotta a Cufra, ove rimase pressoché prigioniera per 4 mesi. Solo ai primi di marzo del 1929 poté riprendere la via del ritorno seguendo il lunghissimo e penoso itinerario diretto Cufra-Sīwah. L'oasi fu occupata dalle nostre truppe nel gennaio 1931.
Tutti gli esploratori sopra ricordati pubblicarono relazioni più o meno ampie sui loro viaggi, ma specialmente da quelle del Rohlfs, del Ḥassanein, della Forbes e del Brezzi si possono avere i migliori ragguagli sulle condizioni fisiche, etnografiche ed economiche delle principali oasi del gruppo.
Scarse sono ancora le conoscenze geologiche sulla regione, conoscenze che si debbono in massima parte al Ḥassanein. Il sottosuolo dell'oasi è per vasto tratto composto dalle cosiddette "arenarie nubiane" del Mesozoico, che affiorano lungo una fascia diretta E.-O. Solo nella regione a N. di Cufra compaiono i calcari del Miocene, che più oltre, verso la Sirtica e la Marmarica, assumono grandissimo sviluppo. La regione montagnosa meridionale è costituita in parte da graniti e da felsiti che si estendono per molti chilometri quadrati intorno alle oasi di Àrchenu e di el-Auenàt. Tutte queste rocce affiorano da un mantello di materiali più recenti formato dalle sabbie quarzose delle dune, dalle ghiaie, pure quarzose, del serìr, dalle terre argillose più o meno salate delle hatie e dai crostoni desertici.
La configurazione generale della regione di Cufra è molto piatta, salvo nella parte meridionale, intorno ad Àrchenu e a el-Auenàt, ove ha inizio una zona montagnosa relativamente elevata che si spinge sino a 1100 m. d'altezza. Tutta la parte più a N. è formata da un vasto tavolato, inciso da solchi poco profondi e inclinato complessivamente verso tramontana, con una pendenza dell'83‰. I monti della regione meridionale costituiscono due gruppi separati. Il Gebel el-Auenàt presenta una configurazione a tavoliere, con scarpate relativamente erte che s'innalzano per circa 500 m. dal piano circostante, alto intorno a 600 m. s. m. Il tavoliere è inciso da poche valli asciutte, dai fianchi scoscesi e dal fondo piatto disseminato di vegetazione erbacea e di arbusti. Sui pendii e ai loro piedi sono sparsi in quantità i detriti e grandi cataste di massi, dovuti allo sfacelo della montagna sottoposta alle forti alternanze di temperatura del clima desertico. Di questo gebel si conosce solo la parte meridionale, esplorata da Ḥassanein per una profondità di circa 40 km.
Il gebel di Àrchenu presenta pure una configurazione a tavolato, con la superficie a un'altezza poco diversa dal precedente, ma più eroso, sì che appare spesso scomposto in un gruppo di rilievi subconici molto ravvicinati fra loro. Le valli sono strette, profonde e tortuose: se ne conosce una che si spinge verso E. per circa 15 km. Nemmeno di questo gebel, che con le sue propaggini occidentali forma la montagna di Àrchenu, è nota l'estensione. Gli altri rilievi della regione di Cufra rappresentano soprattutto le sponde dei uidiàn, nei quali sono sparse le oasi, o residui isolati del tavoliere.
Una delle principali depressioni è l'Uadi el-Cafra, che si stende per una cinquantina di chilometri (circa 20 di larghezza) in direzione SO.-NE., nel quale stanno le oasi del gruppo di el-Giòf. Più a nord, intorno a una piana sabbiosa centrale cosparsa di gare (rilievi isolati), s'inarcano varî gebel disposti verso oriente in tre scaglioni, alti un centinaio di metri rispetto alla base. Sul lato occidentale giacciono le oasi di Rebiana e di Bzema. Ancora più a N. troviamo l'Uadi Zighen, privo di oasi, che si continua verso Tazerbo, ossia verso O., con la depressione di el-Uadi.
Il clima, poco conosciuto nei suoi elementi, ha uno spiccato carattere continentale-desertico con grandi escursioni diurne di temperatura, venti periodici, bufere improvvise e violente, precipitazioni nulle o quasi. Riguardo alla temperatura si possiede qualche dato specialmente sui mesi invernali. La media di dicembre è 15°,2; quella di gennaio 13°,6; quella di febbraio 15°,6. La media di ottobre è 26°, quella di novembre 20°,3 e quella di aprile 22°. La media delle massime invernali si aggira intorno a 24°, la media delle minime intorno a 5°,5. Le massime assolute della medesima stagione arrivano sino a 46°, le minime sino a −2°. L'escursione diurna della temperatura supera talvolta i 40°. Quanto alle temperature estive si può ritenere che le medie siano di poco superiori a quelle invernali, e non è probabile che le massime superino sensibilmente i 50° all'ombra.
I venti sono abbastanza costanti. Predominano quelli del 1° quadrante (NE.); quelli del IV° quadrante sono spesso apportatori di nubi. Dal S. giungono venti improvvisi, violentissimi e caldissimi (samūm e khamsīn), che sollevano nembi di sabbia e di pulviscolo, offuscando il sole, rendendo penosa la respirazione e minacciando la vita delle carovane in marcia nel deserto.
Le piogge sono assai poco frequenti anche durante la stagione meno secca ch'è l'inverno. Passano anni interi senza che cada una goccia d'acqua. Solo sui monti di Àrchenu e di el-Auenàt sembra che le precipitazioni siano più frequenti tanto da dare origine a piccole raccolte d'acqua sul suolo impermeabile.
Tutti questi dati si riferiscono a brevissimi periodi di osservazione.
Le acque superficiali sono tutte raccolte nei laghi salati e in alcuni stagni che si trovano nelle oasi di Bzema, di Rebiana e di el-Giòf. Sul fondo delle depressioni, tuttavia, a non molta profondità (4 o 5 m.), esistono falde acquifere dolci o salmastre, alle quali attingono i numerosi pozzi sparsi nelle oasi.
La flora è limitata entro queste depressioni, poiché fuori di esse, dove non regna che il più squallido deserto, allignano rari cespugli spinosi. Intorno ai laghi e sul fondo delle hatie cresce una rigogliosa vegetazione alofila, erbacea e arbustiva, composta, quest'ultima, prevalentemente da giunchi (dis e hegena). Fra gli alberi, oltre alla palma da datteri, ch'è senza paragone la specie più diffusa, sono coltivati olivi, meli, peschi, albicocchi, aranci, limoni, fichi, melograni gelsi. Anche la vite vive nelle regione di el-Giòf. Fra le piante erbacee vanno ricordati l'orzo, il frumento, il miglio, lo sparto, la melanzana, il pomodoro, la rapa, la bamia, l'aglio, la cipolla, il popone, il cocomero, la rosa.
Mancano notizie sulla fauna. Gli animali domestici sono rappresentati da galline, colombi, cani, gatti, pecore, asini, cavalli, buoi e specialmente dromedarî.
La popolazione di Cufra, secondo un calcolo approssimativo del Brezzi, ammontava nel 1929 a 3800 ab., divisi fra le varie oasi nel modo seguente:
La maggior parte degli abitanti appartiene alla razza araba, il rimanente a quella negra. Tutti sono musulmani. Fra i primi prevalgono quelli della tribù ez-Zueia, che sommano a 1800 sparsi nelle oasi di el-Giòf, Tazerbo, Bzema, Rebiana, Buma, Buema, el-Haueuiri. I Tebu, un tempo assai numerosi, sono ora ridotti a circa un centinaio del ramo Teda, proveniente dal Tibesti, che vive in massima parte nelle oasi di Rebiana e di el-Giòf. I Goraàn sono una branca dei Tebu, originaria dall'Ennedi, che in numero di circa 40 vivono nella valle di el-Auenàt. Gli altri abitanti appartengono a tribù della Cirenaica e del Fezzan, come i Magiabra, i Tuareg, gli Auàgila, ai quali si aggiungono circa 900 liberti sudanesi.
Il numero complessivo degli abitanti subisce frequenti oscillazioni, specialmente durante l'epoca del raccolto dei datteri, per immigrazione di Zueia provenienti dalla Barga el-Beda. In questi ultimi decennî la popolazione si è andata progressivamente riducendo, sino a raggiungere i minimi attuali.
La popolazione è riunita in buona parte nei villaggi, di cui si conta almeno uno per oasi, ma numerose case e zeribe sono sparse all'ingiro. Il centro più popolato e più importante per attività commerciale ed agricola è el-Giòf, con 800 ab., ma il centro morale è et-Tag, la città santa dei Senussi, ove abitavano i membri della famiglia senussita e i principali notabili, formato da un gruppo di abitazioni che circondano la zāwiyah e la moschea.
Le occupazioni principali degli abitanti sono l'agricoltura e il commercio. Fra i prodotti del suolo il più importante è rappresentato dai datteri, che formano il nutrimento principale della popolazione e anche del bestiame. Pare che le palme da datteri, di varie qualità, ammontino a qualche centinaio di migliaia. Gli olivi, in numero di 7-800, vivono allo stato semiselvatico e forniscono frutti abbastanza abbondanti, dai quali viene estratto un olio grezzo. Già sono state ricordate le altre piante coltivate nelle oasi, ma i prodotti, salvo forse il grano, sono di piccola entità. La terra nelle depressioni è relativamente fertile; le coltivazioni sono distribuite in giardini cinti da muri a secco e periodicamente irrigati con l'acqua estratta dal pozzo di cui è fornito ciascuno di essi. La pastorizia è assai limitata.
Le industrie locali sono in uno stadio rudimentale e consistono principalmente nella preparazione di stuoie, cesti, canestri di foglie di palma; di oggetti di cuoio, come calzature, selle, finimenti, borse e simili; nella lavorazione di oggetti casalinghi di legno, di recipienti e utensili di rame, di gingilli d'argento. Unici artigiani sono i Tuareg e i Negri.
Il commercio carovaniero, che fu relativamente attivo all'epoca dei primi Senussi, andò decadendo in quest'ultimo ventennio, in seguito all'ostilità dell'elemento arabo contro l'occupazione italiana della Libia, cosicché ora si può dire quasi estinto. Da un computo del Brezzi, in 4 mesi sarebbero transitate per Cufra 21 carovane, di cui 5 da e per il Sūdān, 10 da e per l'Egitto, 6 da e per la Sirtica interna. Dall'Egitto venivano importati tè, caffè, zucchero, riso, olio, lana, cotonate, stoffe, barracani, sapone, candele, fiammiferi e manufatti varî. Dal Sūdān pelli grezze o conciate, ghirbe, avorio in piccole dosi, e penne di struzzo. Un po' più attivo era il movimento dei Tebu che importavano a Cufra cammelli, asini, pecore, capre, pomodori secchi, burro, grano, abra (il cibo normale dei Tebu, formato da bacche schiacciate con datteri e locuste), ghirbe di pelle. Nel pomeriggio del lunedì e del giovedi ha luogo a Cufra il mercato all'aperto e vengono esposte le merci locali e quelle importate.
Gl'itinerarî preferiti dalle carovane commerciali sono quelli di Sīwah e di Bu Mengar per l'Egitto (600-650 km.), quello di Augila per la Sirtica, quello di Uau per il Fezzan (Cufra-Uau 680 km), quello di Bisciara e di Tecro per l'Uadai (Cufra-Ugianga 650 km.): itinerarî assai lunghi e malagevoli per il grande distanziamento dei luoghi d'acqua e le difficoltà di transito offerte dagli sbarramenti di alte dune di sabbia.
L'oasi di Cufra non ha una vera e propria storia. I primi abitanti di cui si ha notizia furono i Tebu che dalle loro sedi del Tibesti si spinsero nell'oasi ove istituirono un sultanato con le oasi di Tazerbo, Bzema, Rebiana, el-Hauuari, el-Haueuiri e Gbabo. Nel sec. XVII pare che vi sia stato il primo tentativo di occupazione dell'oasi da parte della tribù cirenaica dei Giuazi, ma senza successo. Alcuni decennî dopo, gli Zueia, aiutati da una tribù egiziana, iniziarono le loro periodiche razzie durante l'epoca del raccolto dei datteri, finché, dopo una serie di guerriglie, riuscirono a sottomettere e in parte a scacciare i Tebu. Una vera pace fra gli abitanti non si ebbe, tuttavia, altro che dal 1895, quando giunse a Cufra il capo della confraternita senussita, Mahdi es-Senussi, con il suo numeroso seguito. Il senusso, che si stabilì a et-Tag ove fece costruire la zavia, provvide a pacificare gli abitanti, a sviluppare la coltivazione della palma da datteri e a ravvivare il commercio carovaniero proteggendolo dai predoni e scavando pozzi lungo gl'itinerarî più frequentati. Più tardi l'ostilità della Senussia contro la nostra occupazione libica, provocò, com'è stato detto, l'arresto del commercio e il deperimento dell'oasi.
V. tavv. XXI e XXII.
Bibl.: G. Rohlfs, Reise von Tripolis nach der Oase Kufra, Lipsia 1881; tradotto parzialmente in italiano da G. Cora, Milano 1887 e 1913; R. Forbes, The secret of the Sahara. Kufara, Londra 1922; B. de Laborie, Du Cameroun au Caire par le désert de la Libye, Parigi 1924; A. M. Ḥassenein Bey, The lost oases, Londra 1925; G. Brezzi, Cento giorni di prigionia nell'oasi di Cufra, Milano 1930.