CUNICOLO
. Stretta galleria sotterranea, scavata per scopi bellici o per raccogliere e incanalare le acque o anche per dare aria agli acquedotti. Il sottosuolo tufaceo di Roma e della sua campagna è in molti punti forato da cunicoli scavati in età e per scopi diversi. I più interessanti sono quelli che s'addentrano nel tufo quasi orizzontalmente, formando dei veri sistemi, alle volte su due o più piani comunicanti a mezzo di pozzi, e con sfiatatoi che mettono alla superficie del suolo. Essi sono larghi da 45 cent. a 1 m. e alti da 1,70 a 2 m. Tipici sono quelli di S. Sabina sull'Aventino (figg. 1, 2), quelli al forte Troiani (figg. 3, 4), quelli alla Valchetta; ma essi sono numerosi, oltre che a Roma e nei dintorni, a Velletri, nell'Etruria meridionale e altrove. Contro l'opinione, largamente diffusa, che essi servissero a drenare il suolo e a liberarlo dall'umidità eccessiva e dalla malaria, si è stabilito che essi avevano lo scopo di raccogliere le acque filtranti; e ciò è confermato dal confronto con lavori analoghi che si trovano in molti paesi intorno al Mediterraneo specie in Persia e nelle oasi del Sahara. Quando lo strato forato tende a prosciugarsi, o si fa avanzare il cunicolo o si scende con pozzi a uno strato più profondo, ripigliando quindi lo scavo in direzione orizzontale. Questa tecnica sembra originaria dell'Oriente. Nulla si può dire dell'età di questi cunicoli; in genere devono essere assai antichi e in Roma anteriori almeno ai grandi acquedotti.
Bibl.: P. Fraccaro, Di alcuni antichissimi lavori idraulici di Roma e della Campagna, in Bollettino della Società geografica italiana, 1919, p. 186 seg. Oltre alla bibliografia ivi citata, vedi: G. Pinza, Storia della civiltà latina, I, Roma 1925, p. 154; Th. Ashby, The Roman Campagna in Classical times, Londra 1927, p. 24 e cfr. P. Fraccaro, in Athenaeum, XVI (1928), p. 374.