CUORE (XII, p. 131)
Patologia. - Importanza sociale delle malattie del cuore. - Negli ultimi decennî le affezioni cardiocircolatorie hanno assunto una notevole importanza sociale, che in alcuni paesi ha richiamato l'attenzione delle autorità e del pubblico, sì da farle considerare come uno dei primi, e talora il primo, fra i problemi della salute pubblica. Ciò è dovuto in parte al fatto che, contrariamente al regresso generale della mortalità e della morbilità per quasi tutte le altre malattie, e in particolare per alcune di quelle che prima mietevano molte vittime e contro le quali si sono trovati mezzi efficienti di cura (polmoniti, affezioni gastrointestinali acute, malaria), la frequenza delle affezioni cardiocircolatorie è andata aumentando progressivamente e supera di gran lunga altre forme ritenute comunemente più importanti. Così, nel 1946, in Italia, le malattie cardiocircolatorie sono passate al primo posto fra le cause di morte, dando 97.100 vittime, in confronto a 58.418 per affezioni polmonari acute, 42.413 per tumori, 38.353 per tubercolosi. Altri fattori che rendono di interesse sociale il problema delle cardiopatie sono costituiti dal loro andamento estremamente cronico che invalida per decennî chi ne è colpito, e dal fatto che buona parte di esse (circa il 40%) - precisamente quelle di origine reumatica - colpiscono i bambini e danno luogo a invalidità nelle età socialmente più importanti. In molti paesi, specie in quelli anglosassoni, sono già in atto da tempo larghe provvidenze per combattere questo flagello, a cui si rivolge sempre più l'attenzione generale, e già alcuni risultati favorevoli si sono ottenuti. In Italia si è oggi all'inizio di questa opera, alla quale si cominciano a dedicare alcune forze.
Moderni procedimenti diagnostici. - Se pure alla base dell'esame di ogni malato di cuore rimangono i classici metodi dell'accurato rilievo della storia clinica e dell'attento esame obiettivo, tali metodi sono oggi integrati da una serie di indagini strumentali che permettono di raggiungere profondità e precisione nella diagnosi, un tempo appena immaginabili.
L'esame radiologico, praticato con la radioscopia (visione diretta dell'immagine del cuore e dei grossi vasi allo schermo fluorescente), e con la radiografia (fotografia delle immagini radiologiche su pellicole sensibili), è completato oggi da alcuni procedimenti speciali. La roentgenchimografia (da Roentgen, scopritore dei raggi X, κῦμα "onda" e γράϕειν "scrivere"), introdotta da P. Stumpff nel 1931, consiste nel fotografare i movimenti dei margini dei cuore e dei grossi vasi su di una pellicola che scorre dinanzi ad uno schermo opaco recante una serie di fessure. Un perfezionamento di questo metodo, di recente introdotto (G. C. Henny e B. R. Boone, 1945), è costituito dalla fluorocardiografia (da fluoro, χαρδία "cuore" e γράϕειν "scrivere"), mediante la quale i movimenti dell'immagine radiologica vengono tradotti graficamente mediante l'applicazione di una cellula fotoelettrica davanti allo schermo fluorescente. Tentativi di cinematografia dell'immagine fluoroscopica sono stati fatti, ma il metodo è ancora troppo complesso e poco pratico. Un altro deciso progresso è dovuto all'introduzione, avvenuta nel 1937 ad opera del cubano A. Castellanos, della angiocardiografia (da ἀγγεῖον "vaso" e cardiografia) la quale consente, mediante l'iniezione rapida nel torrente circolatorio di sostanze opache ai raggi X, di visualizzare nella pellicola radiografica le cavità cardiache e quelle dei grossi vasi (fig. 1), permettendo così di studiare nel vivente particolari anatomici interni del viscere, e soprattutto malformazioni congenite, l'esplorazione delle quali era finora permessa soltanto al tavolo anatomico. La fonocardiografia (da ϕωνή "suono" e cardiografia) permette di registrare su di un nastro di carta fotografica i toni e i rumori del cuore. Altro moderno procedimento di indagine è infine costituito dalla cateterizzazione del cuore: tale metodo consiste nella introduzione, attraverso la vena del gomito, di un sottile tubicino flessibile che si fa pervenire fino dentro il cuore, dapprima nell'atrio destro, poi nel ventricolo destro e infine nell'arteria polmonare (fig. 2); attraverso questo tubicino si può misurare la pressione regnante nelle varie cavità e prelevare da queste campioni di sangue, l'analisi dei quali consente di giungere a diagnosi precise, preziose specialmente per stabilire alcune indicazioni operatorie nelle affezioni cardiache di origine congenita. Per la elettrocardiografia, v. la voce relativa in questa Appendice.
Chirurgia. - Limitata fino a pochi anni or sono ai rari interventi per la cura delle ferite del cuore, e ai rarissimi tentativi, di regola destinati all'insuccesso, che cercavano di correggere alcune affezioni delle valvole cardiache, oggi la chirurgia del cuore ha compiuto passi giganteschi e può a buon diritto essere definita il terreno nel quale, più che in ogni altro, rifulgono le qualità del chirurgo. Tale progresso, che è andato di pari passo con quello verificatosi nella chirurgia dei polmoni, è dovuto al perfezionamento dei metodi di anestesia, alla maggior cura che oggi si pone nel trattamento generale del paziente prima, durante e dopo l'operazione con tutti i mezzi (trasfusioni, terapia penicillinica, ecc.) atti a farlo superare il grave e prolungato trauma operatorio, e certamente anche alla sempre più squisita specializzazione che si verifica nell'ambiente chirurgico. In due gruppi di affezioni si è specialmente affermata la chirurgia del cuore: quello formato dalla pericardite cronica adesiva e quello costituito dalle malformazioni congenite.
La cura chirurgica della pericardite cronica adesiva consente di restituire alla vita normale soggetti che, talora da molti anni, erano gravemente infermi per la presenza di cospicui edemi delle gambe e versamento di liquido nell'addome, provocati dall'impedimento alla normale funzione del cuore per la presenza di una spessa cotenna di tessuto fibroso, spesso cosparso di ampie placche calcaree, esito di un processo infiammatorio del pericardio, la sierosa che avvolge il cuore e ne consente, in condizioni normali, il facile movimento tra le strutture del torace. L'operazione preconizzata dal francese E. Delorme fin dal 1898, ma eseguita solo nel 1920 da L. Rehn, e praticata oggi senza eccessiva difficoltà da ogni buon chirurgo, consiste nella sezione e nell'asportazione di alcuni tratti di costole dinanzi al cuore e nella rimozione della cotenna fibrosa e calcarea che avvolge e costringe l'organo. I risultati, come si è detto, sono quasi sempre sorprendenti e il rischio operatorio è relativamente basso.
La chirurgia delle malformazioni congenite ha permesso finora al chirurgo di correggere tre tipi di affezioni. Nei casi di persistenza del canale arterioso (dotto di Botallo), nei quali un breve vaso anormale, residuo di una formazione fetale, unisce l'aorta all'arteria polmonare; tale vaso può essere legato (R. E. Gross e J. P. Hubbard, 1939) e, se occorre, sezionato in modo da restituire alla norma la situazione anatomica e funzionale. La stenosi istmica dell'aorta, costituita da un restringimento congenito di questo tronco arterioso nella parte alta del torace, provoca un aumento della pressione arteriosa nella parte alta del corpo, e disturbi diversi, ed espone il paziente alla morte per emorragia cerebrale. In tali casi è possibile (C. Crafoord e G. Nylin, 1945) resecare il tratto ristretto dell'aorta e ristabilire con adatte suture la continuità del vaso (fig. 3). Infine ancor più sorprendenti sono i risultati che si ottengono in quelle malformazioni congenite nelle quali l'anormalità è più complessa ed è costituita da un difetto strutturale interno del cuore che presenta pervietà anormali dei setti, impianti difettosi e restringimenti patologici dei grossi vasi. Tale malformazione, che nel più grande numero dei casi corrisponde alla forma descritta da A. Fallot nel 1888, dà luogo a grave infermità del paziente che, fin dai primi anni di vita, ha colorito intensamente violaceo della pelle ed è fortemente ostacolato in ogni suo moto da affanno del respiro. Nel 1945 A. Blalock e H. B. Taussig, di Baltimora, hanno divisato di correggere, almeno in parte, questa grave anormalità strutturale mediante la creazione di una via artificiale per la quale il sangue potesse giungere direttamente dall'aorta all'arteria polmonare, e hanno raggiunto lo scopo suturando un'arteria succlavia ad un grosso ramo della polmonare (fig. 4). I risultati di un tale intervento sono eccellenti e, se pure non si può parlare di intiera correzione del difetto, tuttavia i pazienti riacquistano un colorito normale e una capacità fisica assai superiore a quella precedente all'intervento.
Bibl.: Recenti opere di cardiologia: S. A. Levine, Clinical Heart Disease, Filadelfia 1945; A. A. Luisada, Heart, Baltimora 1948; D. Scherf e L. J. Boyd, Le malattie del cuore e dei vasi, Napoli 1946; H. B. Taussig, Congenital Malformations of the Heart, New York 1947; P. D. White, Heart Disease, New York 1947. Periodici di cardiologia: Acta cardiologica, Bruxelles; American Heart Journal, St. Louis; Archives des Maladies du Coeur et des Vaisseaux, Parigi; Archivos del instituto de cardiologia de México, Città del Messico; Archiv für Kreislaufforschung, Francoforte sul Meno; British Heart Journal, Londra; Cardiologia, Basilea; Cuore e circolazione, Roma; Folia cardiologica, Milano; Revista argentina de cardiologia, Buenos Aires; Zeitschrift für Kreislaufforschung, Francoforte sul Meno; Archivos brasileiros de cardiologia, San Paolo; Revista de cardiologie, Bucarest.