cupido
. Aggettivo, che manca del tutto nelle opere minori, in Fiore e Detto; e resta esclusivo della Commedia. Il significato fondamentale è quello di " desideroso ", " bramoso ", " smanioso ", " avido ", per lo più in senso negativo, una sola volta con connotazione positiva, nel richiamo ad ansia di conoscenza o a stimolo di curiosità intellettuale. È questo il caso di Pd V 89 Lo suo tacere e 'l trasmutar sembiante / puoser silenzio al mio cupido ingegno, cioè alla mia mente, cui già s'affacciavano nuovi impellenti problemi.
Con intensa connotazione negativa, invece (" pieno di concupiscenza "), nello splendido scorcio dello sguardo invitante e sfacciato della curia-meretrice, in Pg XXXII 154 l'occhio cupido e vagante / a me rivolse: figurazione di un'estrema sensualità, che sottolinea ed esaspera l'accenno già espresso al v. 150 (con le ciglia intorno pronte), e che proprio per questa suadente carica di lascivia piacque al Boiardo, al Tasso e in genere a tutto il manierismo anche figurativo.
Altrove (" bramoso di ricchezze ") è legato alla grande metafora che circonda la figura di Filippo il Bello di un solenne alone biblico, in Pg XX 93, dove si vede il novo Pilato [con immagine ardita d'assalto piratesco a vele spiegate]... / portar nel Tempio le cupide vele; e per miracolosa forza di analogia ci si richiama la maestosa similitudine di If VII 13-14.
Si determina invece in una proposizione finale, in If XIX 71 fui figliuol de l'orsa, / cupido sì per avanzar li orsatti, / che sù l'avere e qui me misi in borsa.