cura compassionevole
loc. s.le f. Uso, a fini terapeutici, di farmaci o protocolli medici per i quali non è stata ancora completata la fase di sperimentazione prevista; cura finalizzata a migliorare le condizioni di vita del paziente.
• L’altro concetto è quello delle «cure compassionevoli», fatte su pazienti che non avrebbero altra speranza. Introdotto dal decreto Turco del 2006 e reiterato da Fazio nel 2008, non riguarda solo il «metodo Stamina» ma tutto un settore di terapie di efficacia non provata secondo le autorità scientifiche nazionali, somministrate ad alcuni bambini con malattie rare solo in base a ordinanze e sentenze di tribunali italiani. (Carola Parisi, Giornale d’Italia, 13 aprile 2013, p. 5, Società) • Kate Granger spiega così il senso di ciò che sta facendo: «Sono convita che non si tratta solo di conoscere il nome di qualcuno ma è qualcosa di più profondo, ha a che fare con il creare un contatto umano, iniziare una relazione terapeutica e costruire fiducia. È il primo passo per dare una cura compassionevole». (Michele Bocci, Repubblica, 9 febbraio 2015, p. 25, R2Cronaca) • La neonatologia ha fatto progressi da gigante: proprio in questi giorni un’importante rivista medica riporta che una malattia congenita del cuore, il cosiddetto «cuore sinistro ipoplasico», oggi è curabile mentre fino a pochi anni fa venivano solo attivate le cure compassionevoli. (Carlo Bellieni, Avvenire, 17 novembre 2016, p. 16, èVita).
- Composto dal s. f. cura e dall’agg. compassionevole, ricalcando l’espressione ingl. compassionate care.
- Già attestato nella Repubblica del 1° marzo 1998, p. 21, Cronaca (M. S.).
> terapia compassionevole.