palliativa, cura
Intervento terapeutico e assistenziale che attenua i sintomi di una malattia, senza risolverne la causa. In partic., la cura p. rappresenta l’insieme degli interventi terapeutici e assistenziali finalizzati alla cura attiva e totale di quei pazienti la cui malattia di base è causa di sofferenza fisica, psicologica e spirituale, oltre che sociale.
Le cure p. cercano di rispondere a un complesso quadro di problemi definito come ‘dolore totale’. Nella cura p. concorrono aspetti di tipo diverso da quello specificatamente medico, quali quelli relazionali e sociali: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) la cura p. rappresenta «un approccio che migliora la qualità di vita di malati e delle loro famiglie che si trovano di fronte a problemi connessi a malattie a rischio per la vita, attraverso la prevenzione e il sollievo della sofferenza, per mezzo di una precoce identificazione e di una ottimale valutazione e trattamento del dolore e degli altri problemi fisici, psicosociali, spirituali».
Le cure p. nascono in Gran Bretagna nella metà del Novecento a opera di Dame Cicely Saunders, una giovane donna dell’alta borghesia inglese che, grazie all’impiego di fondi privati fonda e attiva nel 1967 a Londra il St. Cristopher Hospice, la prima struttura residenziale (hospice) per l’assistenza gratuita dei pazienti in fase terminale.
Anche se nel passato venivano dedicate sostanzialmente ai pazienti oncologici terminali, le cure p. non sono sinonimo di cure terminali, le quali sono per definizione dedicate ai pazienti moribondi. Infatti, nel descrivere le attività delle cure p. l’OMS afferma (2006) che «queste sono applicabili precocemente nel corso della malattia, insieme ad altre terapie che hanno come obiettivo quello di prolungare la vita, quali la chemioterapia e la radioterapia, e comprendono anche quelle indagini diagnostiche necessarie a meglio comprendere e trattare le complicanze cliniche causa di sofferenza».
L’obiettivo delle cure p. è di prevenire e contenere il più possibile i sintomi invalidanti – quali il dolore, la dispnea, la tosse, la nausea, l’agitazione psicomotoria, la depressione –, che possono caratterizzare fasi specifiche non solo di malattie quali il cancro, ma anche di molte patologie croniche dell’apparato respiratorio e cardiovascolare, di malattie degenerative neurologiche, e di malattie infettive quali la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS). La curabilità del paziente inguaribile è il principio guida delle cure p. il cui filo conduttore è la presa in carico attiva e totale della persona malata e il supporto di chi gli è accanto. Una nuova visione delle cure p. (simultaneous care) tende ad offrire queste durante tutto il percorso della malattia per rispondere ai bisogni di pazienti affetti da malattie inguaribili, spesso ad andamento cronico e prolungato. Le cure p. richiedono l’intervento coordinato in equipe di diverse figure professionali: infermieri, medici, fisioterapisti, psicologi, assistenti sociali, volontari. In base al programma nazionale ministeriale per la realizzazione delle cure p., queste possono essere erogate a domicilio (se possibile), in ospedale, in ambulatorio e in strutture di ricovero specializzate, chiamate hospice, caratterizzate da un elevato comfort alberghiero e una facile accessibilità per i parenti dei pazienti che possono visitare e assistere questi senza limiti di orario.