cura
Il significato fondamentale di questo termine, presente sia in prosa che in poesia nell'opera di D., è quello di " preoccupazione "; lo troviamo infatti nell'occorrenza di Cv IV Le dolci rime 58 (ripreso in XI 3), usato in opposizione al verbo ‛ quietare ': le ricchezze non posson quietar, ma dan più cura: non danno cioè la pace, ma aumentano le preoccupazioni (cfr. XII 5); If IX 102 fé sembiante / d'omo cui altra cura stringa e morda; in Pg II 129 è detto dei colombi adunati a la pastura (v. 125), che, se cosa appare ond'elli abbian paura, / subitamente lasciano star l'esca, / perch'assaliti son da maggior cura. In Pg IX 67 come sanza cura / vide me 'l duca mio, il Tommaseo annota: " Traduce il ‛ securus ' latino, che vale ‛ senza timore ' ".
Sempre conservando questo valore fondamentale, il termine assume vari altri significati. Vale " pensiero, cosa che attiri l'attenzione ", in Pg XXXIII 124 maggior cura, / che spesse volte la memoria priva, / fatt'ha la mente sua ne li occhi oscura; XXV 111 eravamo attenti ad altra cura; Pd XXI 21 e XXVIII 40; oppure " occupazione " che assorbe, come la cura familiare e civile, la quale... a sé tiene de li uomini lo maggior numero (Cv I 1 4; così al § 13), o quella di papa Adriano, che D. prega di ‛ sostare ', " interrompere " un poco (Pg XIX 93; cfr. anche XXIX 139 e Pd XIII 30, dove i santi lumi [gli spiriti dei sapienti] vanno felicitando sé di cura in cura, " cioè di pensieri in pensieri " [Buti], " traendo felicità dal passare... da uno in altro esercizio, cioè dal cantare e danzare in quello di prestarsi alla brama altrui " [Lombardi; così anche altri, antichi e moderni). In Fiore CXCVIII 2 Sopra me lascia la cura / di questo fatto, vale più precisamente " incombenza ".
Altrove il termine significa più esattamente " interesse ", " sollecitudine ", " impegno ": Maria... a' piedi di Cristo sedendo, nulla cura del ministerio de la casa mostrava (Cv IV XVII 10); Pd X 26 a sé torce tutta la mia cura / quella materia; Pg XXII 37; XXI 120 digli / quel ch'e' dimanda con cotanta cura. Così, l'accusa di uom sanza cura (Pg VI 107), che Sordello rivolge ad Alberto tedesco, è appunto quella di uomo " trascurato ", " senza sollecitudine ", in quanto ‛ abbandona ' costei ch'è fatta indomita e selvaggia (v. 98). Per converso, la sollecitudine è portata talvolta al grado di vero e proprio " zelo ": l'amore d'animo talora al mal si torce, o con più cura / o con men che non dee corre nel bene (Pg XVII 100); come poté trovar dentro al tuo seno / loco avarizia, tra cotanto senno / di quanto per tua cura [" diligenza et studio ", Lombardi; " studium et vigilias ", Serravalle] fosti pieno? (XXII 24). Per la sinistra cura, l'interesse per le cose mondane, che s. Bonaventura afferma di aver sempre ‛ posposto ' ne' grandi offici (Pd XII 129), cfr. Tomm. Sum. theol. II II 102 4 " sapientia pertinet ad dexteram... temporale autem nutrimentum ad sinistram "; ma è un'immagine di origine scritturale: " longitudo dierum in dextera eius [della sapienza], / et in sinistra illius divitiae et gloria " (Prov. 3, 16; cfr. anche 4, 27). L'interesse può suscitare l'" attenzione " (così fatti / vid'io color [i superbi, che sembrano cariatidi], quando puosi ben cura, Pg X 135), o divenire particolarmente intenso, sì da assorbire tutte le facoltà dell'animo (Pd IV 17).
In altri passi c. indica il " desiderio ", più o meno intenso (Pg XXIII 67 Di bere e di mangiar n'accende cura / l'odor ch'esce del pomo; XXVII 116, Pd XXVI 21), arricchendosi in qualche caso anche di altri significati: così la cura di D. che a Beatrice non può essere ascosa (Pd II 27) è, sì, desiderio, ma anche " pensiero e sentimento " che qui si precisa in " curiosità e... meraviglia " (Scartazzini-Vandelli); è, insomma, " intenso moto dell'anima " (Mattalia); del pari, l'insensata cura de' mortali (XI 1) assorbe in sé le connotazioni di " sollicitudini e studi " (Ottimo; così Benvenuto e Buti), " crucciose occupazioni " (Lombardi), " pensieri affannosi " (Chimenz), accanto a quelle di " desiderio " (Porena), " passioni e interessi " (Mattalia. Per l'espressione e l'andamento del verso, i commentatori rimandano a Lucr. II 14 e Pers. I 1).
In Pg XXX 106 la mia risposta è con più cura / che m'intenda colui, il significato preciso è quello di " intenzione ".
Un'unica volta c. ha il senso specifico di " c. per guarire ", con uso metaforico, in rapporto a ‛ piaga ' come " peccato ": con tal cura conviene... / che la piaga da sezzo si ricuscia (Pg XXV 138). Da notare infine le locuzioni ‛ aver c. ' o ‛ avere in sua c. ', nel senso di " curarsi, preoccuparsi di ": Rime L 24 aver cura di lui; If XXIII 41 avendo più di lui che di sé cura; XXXIV 135 sanza cura aver d'alcun riposo; così anche in Pg V 89, XIII 87, XVI 81, Fiore CX 4 e CXXI 1.