curdi
Popolazione iranica la cui regione storica (Kurdistan) è oggi suddivisa tra Turchia, Iran, Iraq, Siria e Armenia. La consistenza numerica dei c., sulla quale mancano dati ufficiali attendibili, è di ca. 30 milioni di persone, distribuite fra Turchia sudorientale, Iran nordoccidentale e Iraq nordorientale, mentre la diaspora curda conta ca. 1 milione di individui. La lingua curda è indoeuropea del ramo iranico. Ai c. è stata attribuita una discendenza dai medi, dai carduchi o dai kyrtioi, stanziati in età ellenistica nella Media e nella Perside. Al momento della conquista araba (7° sec.) il termine c. indicava tribù iranizzate, mescolate con elementi asiatici e semitici, la cui storia successiva si frammenta in quella delle varie dinastie e tribù. Se la regione di Shahrizor divenne un regno indipendente dall’11° al 16° sec., altre tribù di c. si sottomisero ai Selgiuchidi: nel 12° sec. il sultano Sanjar creò la provincia del Kurdistan, a cavallo dello Zagros. Soggetti dal sec. 16° ai Safavidi persiani a E e agli Ottomani a O, i c. mantennero un notevole grado di autonomia e una distinta identità etnica e culturale. Dai primi decenni dell’Ottocento, essi animarono rivolte antiottomane, dapprima di segno particolaristico poi con connotati nazionalistici. La crisi dell’impero ottomano e la Prima guerra mondiale favorirono lo sviluppo della coscienza nazionale curda e l’aspirazione a uno stato indipendente. Questo fu prospettato dal trattato di Sèvres (1920) in una parte del Kurdistan ex ottomano, proposizione poi abbandonata dal trattato di Losanna (1923). Con l’istituzione del mandato britannico sull’Iraq (1920), la sola concessione fu il riferimento a una possibile autonomia amministrativa dei dipartimenti curdi. I c. da allora non cessarono di opporsi, anche con la guerra, al dominio del governo centrale di Baghdad, ma tutte le rivolte furono represse, prima dalle autorità britanniche e poi dall’Iraq indipendente. I c. non ebbero migliore fortuna negli altri Stati in cui erano stanziati: particolarmente spietata fu la repressione nella Turchia kemalista fra il 1925 e il 1930. L’esito della Seconda guerra mondiale ridette slancio alle rivendicazioni curde: in Iran si costituì (1946) con l’appoggio sovietico la repubblica «indipendente» di Mahabad, poi riconquistata dalle forze iraniane. Dopo il colpo di Stato iracheno del 1958, i c. iniziarono una vera e propria guerra, proseguita a intermittenza dal 1961 fino agli accordi del 1970 con il governo di Baghdad, che prevedevano l’autonomia per il Kurdistan iracheno. La loro attuazione lasciò però insoddisfatta la resistenza curda, che dal 1974 riprese la guerriglia con l’appoggio iraniano. Dopo l’accordo di Algeri (1975) fra Iran e Iraq, la lotta dei c. iracheni subì una nuova battuta d’arresto. Durante la guerra fra Iraq e Iran (1980-88) in entrambi gli Stati i c. intensificarono la lotta autonomistica, con l’aiuto iracheno in Iran e iraniano in Iraq, dove essi subirono sanguinose rappresaglie. L’insurrezione fallita del Kurdistan iracheno nel corso della prima guerra del Golfo (1991) provocò l’esodo temporaneo di oltre un milione di c. in Iran e Turchia. Protetti dallo scudo aereo americano, i c. iracheni rafforzarono la loro autonomia nella fase finale del regime di S. Husayn e, dopo l’invasione del 2003, si presentarono come i più sicuri alleati degli Stati Uniti, ottenendone il riconoscimento dell’autonomia regionale e di gran parte delle pretese sui campi petroliferi dell’Iraq nordorientale. Controversa è tuttavia la questione dell’inclusione della provincia di Kirkuk nel Kurdistan iracheno. Dagli anni Ottanta anche i c. di Turchia hanno dato vita a un movimento di guerriglia indipendentista, subendo a più riprese la repressione di Ankara.