CURLANDIA (lettone Kurzeme; ted. Kurland, cioè "Terra dei Kuri", antica popolazione finnica, di cui oggi sopravvivono circa 2000 persone nell'estrema parte settentrionale; A. T., 58)
È la provincia più occidentale delle quattro in cui si divide la Repubblica di Lettonia. Ha una superficie di 14.208,5 kmq. ed è suddivisa nei cinque distretti di Liepāja (Libau), capoluogo, Aizpute, Kuldiga, Ventspils (Windau) e Talsi. Il nome di Curlandia si estende anche ai 183,3 kmq. del distretto di Palanga, ceduto alla Lituania.
La plastica del paese è semplice. Lungo il Baltico si stende una fascia pianeggiante con stagni, paludi, torbiere. All'interno si vanno elevando dolci colline, che dominano dalla frontiera con la Lituania all'estremo della penisola con la quale la Curlandia si protende a N. fra il Baltico e il Golfo di Riga: si aggira lo spartiacque fra i due versanti, per lungo tratto corrispondente all'ingrosso al limite amministrativo con la Zemgalia; poi volge a NO., restando a poca distanza dalla costa orientale della penisola, alla sua volta orlata di una sottile striscia pianeggiante, nella quale pur vi sono stagni e paludi. Anche fra le colline si distribuiscono numerosi piccoli laghi, stagni, paludi e torbiere. Il versante più ricco di corsi d'acqua è quello occidentale: vi signoreggia la Veņta, proveniente dalla Lituania e diretta a NO. sino a Ventspils, con i suoi affluenti di destra (Abava).
Il terreno è in prevalenza il risultato della esarazione glaciale; in parte minore, lungo la Veņta e verso il mare, di deposizione alluvionale. Il clima è caratteristicamente baltico: le medie temperature si aggirano sotto i 6°,5 (Liepāja), con escursioni di circa 20°; le piogge tra i 500 e i 600 mm.; abbondanti le nevi, frequenti le nebbie.
La popolazione (288.092 ab. nel 1930; densità 21,8) si addensa intorno a Liepāja (72.200 ab.), a Ventspils (20000) e lungo la Veņta. Circa l'80% degli abitanti sono Lettoni: le minoranze germaniche ed ebraiche (nelle città), finniche (al nord), in minima parte russe. Le occupazioni prevalenti sono connesse con la silvicoltura e l'agricoltura (patate, segale, frumento, avena e orzo). Notevole l'allevamento del bestiame: specie cavalli, bovini e suini. Caratteristico l'allevamento delle api intorno a Ventspils. Da questa, da Liepāja e dagli approdi pescherecci di Ziemupe, Pāvilosta, Pitrags, Roja, ecc., sciamano attivi pescatori nel Baltico. Circa un quarto del territorio è lasciato al dominio della foresta, nella massima parte di proprietà dello stato, che ne regola con circospezione lo sfruttamento.
Il regime della proprietà terriera si va trasformando per effetto della riforma agraria decretata nel 1920. Prima della guerra solo il 42,35 per cento della superficie della Curlandia era di proprietà privata e di questo il 92,2 per cento apparteneva alla nobiltà d'origine tedesca. La superficie media delle grandi proprietà vi era quindi di 2232 ettari, e ben 25 di esse supeiavano i 6500 ha. I cosiddetti "poderi dei contadini" vi erano per contro ben 28.281, con una superficie media di 35,95 ettari. Effetto di una tale distribuzione della proprietà era il prevalere di prati e foreste.
Dopo la riforma, le maggiori proprietà non possono superare i 100 ettari; il resto va diviso fra contadini e operai. Concorsero all'appoderamento della Curlandia numerosi contadini poveri delle provincie più orientali, determinando un interessante movimento migratorio interno. Questa redistribuzione ha già manifestato i primi effetti nell'aumento delle terre arate e dell'intensità di sfruttamento e rendimento, ecc.
Per attività industriale la Curlandia era già durante il regime russo fra le più progredite e floride provincie. I Russi, evacuando, distrussero gl'impianti e asportarono i macchinarî: molto ardua fu perciò la rinascita industriale. A Liepāja, Venstpils e lungo la Veņta le industrie caratteristiche e più attive sono quelle del legno e dei suoi derivati, l'estrazione della torba, la distillazione delle patate e dei cereali, poi le industrie metallurgiche e meccaniche, quella della birra e altre alimentari, la concia dei cuoi e delle pelli, la produzione di energia elettrica a mezzo della torba.
Nel commercio lettone la Curlandia ha pure un posto di grande rilievo, per la presenza dei due porti, sempre liberi dai ghiacci, di Liepāja (tonnellaggio entrato nel 1928: tonn. 389.000) e Ventspils (tonn. 254.000), tuttora notevoli sbocchi del commercio di transito con la vicina Russia, e della via naturale della Veņta (navigabile per 75 km.), integrata dalle linee ferroviarie (purtroppo non ancora collegate fra loro), che irraggiano da Liepāja e da Ventspils.
Storia. - Da tempi antichissimi questo territorio fu abitato da stirpi finniche e lituane: lungo il golfo di Riga vivevano i Livi, nella parte occidentale i Kuri (stirpi finniche) e nella parte centrale e meridionale i Semgalli e altre stirpi lituane. Nel sec. XII fanno la loro apparizione in Curlandia i mercanti tedeschi (di Vestfalia e di Lubecca), che avevano i loro depositi a Visby nell'isola Gotland. L'attività commerciale dei Tedeschi generò rapidamente una colonizzazione e si fuse con l'azione dei missionarî. Il terzo vescovo di Livonia, Alberto di Bukshövden, fondò nel 1202 l'ordine cavalleresco religioso dei Porta-Spada per la diffusione del cristianesimo e della cultura tedesca sulla riva orientale del Mar Baltico. Nel 1230 la Curlandia fu sottoposta all'ordine di Livonia e l'anno seguente fu convertita al cristianesimo. Da quest'epoca fino al 1562 la storia della Curlandia è indissolubilmente legata con la storia dell'ordine di Livonia. Dopo la rovina dell'ordine di Livonia, essa fu secolarizzata e diventò un ducato, alla dipendenza feudale della Polonia. Il primo duca curlandese fu Gotthard von Kettler (1562-1587), già maestro dell'ordine di Livonia. La dinastia dei Kettler diede alla Curlandia sei duchi, il governo dei quali è caratterizzato in politica interna dalla lotta del potere ducale contro la nobiltà locale, e in politica estera dai tenaci sforzi dei duchi per assicurare alla Curlandia la neutralità negli urti tra la Svezia, la Polonia e la Russia e così preservare il paese dalle devastazioni. A Gotthard Kettler il paese dovette una serie di riforme: il riordinamento degli affari ecclesiastici, l'elevamento della cultura e il ristabilimento delle relazioni commerciali con la Livoma e la Polonia. Sotto di lui cominciarono a svilupparsi le città curlandesi. Dei suoi successori merita speciale ricordo il nipote Jakob (1642-82), che concentrò la sua attenzione sullo sviluppo in Curlandia dell'industria e del commercio e sull'organizzazione d'una flotta commerciale e acquistò il dominio del litorale della Guinea e delle isole Tobago nelle Indie Occidentali. Ma nel 1658, verificatasi l'invasione svedese, il duca con la famiglia fu fatto prigioniero e posto sotto sorveglianza a Riga. Tuttavia le imprese guerresche degli Svedesi in Curlandia furono disgraziate e per la pace di Oliva (1660) con la Polonia, essi furono costretti a rinunziare alle loro pretese sulla Curlandia e a liberare dalla prigionia il duca Jakob. Ma del precedente benessere del ducato non rimaneva traccia. Dal principio del sec. XVIII, dopo il matrimonio del nipote di Jakob, Friedrich-Wilhelm (1698-1711) con la nipote di Pietro il Grande, Anna Joannovna, si rafforzò l'influenza della Russia sugli affari della Curlandia. Nel 1737, dopo la morte del duca Ferdinando (1711-1737), ultimo discendente in linea maschile di Gotthard Kettler, fu eletto duca di Curlandia Biron, il favorito dell'imperatrice Anna Joannovna. Durante il suo breve governo, Biron si diede da fare per mettere ordine negli affari del ducato e rafforzarne la situazione finanziaria. Dopo che in Russia nel 1741 fu deposto l'imperatore minorenne Joann Antonovič e Biron, che sotto di lui era reggente, fu mandato in Siberia, la Curlandia rimase per 18 anni senza duca e col consenso del re polacco Augusto III fu governata dai consiglieri supremi dello stato. Dal 1758 al 1763 la Curlandia fu governata da Carlo di Sassonia, figlio di Augusto III. Vedendo in ciò una minaccia all'influenza russa negli affari di Curlandia, Caterina II, al ritorno di Biron dall'esilio lo fece eleggere nuovamente duca. Biron governò così fino al 1769, ma formalmente, alla piena dipendenza della Russia e in lotta con la nobiltà. Biron rinunziò al trono a favore del figlio Pietro, sotto il quale s'inasprì ancor più la lotta con la nobiltà. Pietro si mantenne sul trono finché non gli venne meno il favore della corte russa. Dopo la terza spartizione della Polonia cessò la dipendenza feudale della Curlandia da questo stato. Nel 1795 il Landtag, riunito a Mitau (Jelgav), decise l'annessione della Curlandia alla Russia, che ne fece un governatorato dell'impero. Nel 1817 fu abolita in Curlandia la servitù della gleba, senza che ai contadini fosse data la terra. Dal 1918 la Curlandia è entrata a far parte della Lettonia.
Bibl.: T. Schiemann, Russland, Polen und Livland bis ins XVII Jahrhundert, in Allgemeine Geschichte in Einzeldarstellungen, edita da W. Oncken, II, x, Berlino 1887; E. Seraphin, Geschichte Liv-, Est-und Kurlands, II, Reval 1896; L. A. Arbuzo, Očerk istorii Lifljandii, Estljandii i Kurljandii (Compendio di storia della Livonia, Estonia e Curlandia), Pietroburgo 1912; (in tedesco: Grundriss der Geschichte Liv-, Est-und Kurlands, 1908); J. Novoselov, Latvija (La Lettonia), Riga 1926.