CURTATONE (A. T., 24-25-26)
Comune della provincia di Mantova, con una superficie di 76,27 kmq. e 8491 ab., di cui 2171 sono raggruppati in 6 piccoli e piccolissimi agglomerati e gli altri vivono nelle case sparse. La sede del comune è in frazione Montanara (202 ab. nel centro). Nel territorio si coltiva riso e si pratica largamente l'allevamento del bestiame.
Il combattimento di Curtatone e Montanara (29 maggio 1848). Nell'ultima decade di maggio del 1848, giunto a Verona un corpo d'armata di rinforzo, il maresciallo Radetzky risolvette (27 maggio) di uscire alle offese col disegno di aggirare per Mantova i Piemontesi, in parte occupati all'assedio di Peschiera, in parte accampati sulle alture moreniche di riva sinistra del Mincio fra Cavalcaselle e Villafranca. L'operazione aveva in sé non pochi rischi, e primo fra tutti quello derivante da una marcia di fianco da Verona a Mantova a pochi chilometri da un nemico in posizione, ma la scarsa vigilanza piemontese agevolò l'impresa.
Era in posizione a sud-ovest di Mantova, per opporsi a sortite della guarnigione austriaca sul territorio lombardo, il corpo toscano al comando del generale C. De Laugier.
La notizia della mossa austriaca giunse a mezzogiorno del 28 maggio al Comando supremo piemontese. Il ministro della guerra al campo, generale A. Franzini, ne avvertì immediatamente il generale E. Bava comandante del I corpo d'armata (ala destra), perché a sua volta ordinasse al De Laugier di opporre una buona difesa dinnanzi a Mantova, mentre il grosso dei Piemontesi sarebbe ripassato a occidente del Mincio per concentrarsi attorno a Goito. Ma il Bava, ritenendo che si trattasse di un cambiamento della guarnigione austriaca di Mantova e non di una mossa strategica, mandò ai Toscani ordini tardivi e non chiari, specie per quanto riguardava la durata della resistenza e la possibilità di ricevere rinforzi sul posto. Il convincimento del De Laugier fu di dover fare resistenza ad oltranza presso Mantova, dove sarehbe stato soccorso dall'esercito piemontese.
Il mattino del 29 maggio il grosso degli Austriaci uscì da Mantova in tre colonne, rispettivamente dirette a Curtatone, a Montanara e a S. Silvestro. Il massimo sforzo doveva esser fatto a nord contro Curtatone per staccare i Toscani dai Piemontesi. Il De Laugier aveva ripartito le sue forze (sommanti a circa 5000 uomini) in tre nuclei: a Curtatone e a Montanara in prima linea, alle Grazie in riserva. Occupazione debole, per la sproporzione fra l'ampiezza della fronte (circa 4 km.) e le forze disponibili. Preparato da fuoco intenso di artiglieria, controbattuto soltanto da 3 cannoni toscani, si pronuncia primo a nord l'attacco contro Curtatone, dove i difensori - quantunque assai inferiori dl'numero - resistono bravamente; poi si pronuncia l'attacco contro la posizione di Montanara, che viene aggirata da Austriaci penetrati nell'intervallo che è al centro dalla linea toscana, e dalla colonna avanzante da S. Silvestro. Alle ore 14, dopo lunga lotta, il De Laugier è informato che i Piemontesi sono giunti a Goito e che lo si attende colà; ma egli giudica pericoloso sottrarsi al combattimento col nemico a contatto, e prima vuole che la riserva delle Grazie avanzi per alleggerire la pressione austriaca. Ordina la ritirata generale soltanto quando apprende che la posizione di Montanara non può assolutamente più reggere. Una parte dei resti toscani segue il De Laugier a Goito, dove il Bava li fa proseguire per Guidizzolo temendo che la vista dei volontarî in ritirata possa demoralizzare i suoi uomini; altri volontarî si ritirano in direzione di Marcaria e di Brescia. I Toscani perdettero nel combattimento 700 uomini fra morti e feriti e 1000 prigionieri; le perdite austriache sommarono complessivamente a 800 uomini fra morti, feriti e dispersi.
Il tempo di arresto che gli Austriaci uscenti da Mantova dovettero segnare per effetto della resistenza dei Toscani, diede agio ai Piemontesi di operare il concentramento a Goito senza essere disturbati. Ma gli accennati equivoci sul significato degli ordini e la conseguente mancanza di rinforzi che i Toscani si erano creduti in diritto di attendere, lasciarono strascico di esagerate recriminazioni, giungendosi dai demagoghi all'assurda insinuazione che i generali dell'esercito regolare avessero deliberatamente lasciato schiacciare i Toscani per istintiva avversione contro le truppe volontarie.