Hanson, Curtis
Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense, nato a Reno (Nevada) il 24 marzo 1945. Personaggio anomalo e multiforme, cresciuto ai margini della generazione che diede vita alla New Hollywood degli anni Settanta, H. ha affrontato il cinema spaziando dall'Underground alle produzioni indipendenti, passando per la televisione e per le grandi majors. Partendo spesso dal genere consolidato (dal poliziesco al noir, dal dramma alla commedia e all'avventura, con una particolare predilezione per il thriller e la suspense ambientata nella quotidianità familiare), H. ha elaborato una sua personale rivisi-tazione dei generi, con occhio devoto alla tradizione del cinema classico. Fedele alla dichiarazione di essere "un cinefilo prima che un regista", ha sempre cercato di ricreare, nei suoi film, le atmosfere e le dinamiche narrative della Hollywood anni Cinquanta, avendo come riferimento le opere di grandi registi come Howard Hawks, John Huston e soprattutto Alfred Hitchcock. Ma nonostante il suo amore per l'epoca aurea del cinema americano, H. non è scaduto mai nel manierismo o nella pura citazione cinefila, bensì ha sempre cercato un giusto equilibrio tra intrattenimento e riproposta dei classici valori morali americani.
Negli anni Sessanta si formò nell'entourage di Roger Corman, per il quale nel 1970 firmò la sceneggiatura di The Dunwich horror, b-movie diretto da Dan Haller. Tre anni dopo scrisse, diresse e produsse The arousers (conosciuto anche come Sweet kill e A kiss from Eddie, 1973, Sensualità morbosa), altro horror di stile cormaniano; passarono quindi quasi dieci anni prima del secondo impegno registico e nel frattempo scrisse e produsse The silent partner (1979; L'amico sconosciuto) per la regia di Daryl Duke, a metà tra la black comedy e il thriller. Il ritorno alla regia, con The little dragons (1980), vide ancora H. alle prese con il cinema di genere, questa volta più marcatamente d'azione, con la storia di un gruppo di cultori di arti marziali che tentano di liberare una ragazza, tenuta in ostaggio da una madre con due figli psicopatici. Nei primi anni Ottanta H. ha continuato l'attività di sceneggiatore, sondando ancora strade diverse: il cupo neo-noir White dog (1982; Cane bianco) diretto da Samuel Fuller e, l'anno successivo, Never cry wolf (Mai gridare al lupo) di Carroll Ballard, tratto dal best seller di Farley Mowat sulle sue esperienze di biologo sulle tracce dei lupi bianchi.Nello stesso periodo ha diretto Losin'it (1983; Un week-end da leone ‒ Una gita da sballo), commedia giovanile con un gruppo di adolescenti tra cui Tom Cruise, e la produzione televisiva The children of Times square (1986; I ragazzi di Times square) che presenta ancora due adolescenti in fuga dai genitori nella giungla metropolitana newyorkese, protagonisti di una storia dai toni drammatici sceneggiata dallo stesso regista. L'anno dopo è stata la volta di The bedroom window (1987; La finestra della camera da letto), intricato dramma poliziesco di gusto hitchockiano con Isabelle Huppert, cui sarebbe seguito Bad influence (1990; Cattive compagnie), thriller psicolo-gico in cui uno sconosciuto si impossessa della vita di un giovane yuppie, stravolgendola. È ancora un thriller con risvolti psicologici The hand that rocks the cradle (1992; La mano sulla culla), film al femminile, che vede protagonista un'inquietante baby-sitter (Rebecca DeMornay) che si insinua in una famiglia per minare la serenità della madre (Annabella Sciorra), cui tocca difendere i suoi cari. Altrettanto avrebbe fatto Meryl Streep, in lotta contro due banditi durante una gita domenicale, nel successivo The river Wild (1994; Il fiume della paura), anch'esso avvincente e ricco di drammaticità.
Ma il vero punto di svolta nella carriera di H. è stato L.A. confidential (1997), da lui adattato da un romanzo di James Hellroy (assieme a Brian Helgeland), nonché diretto e prodotto. Il film è un noir caratterizzato da suspense, azione e mistero, che rende omaggio al grande cinema del passato e alla sua 'città degli angeli'. Un ulteriore successo è poi arrivato con l'atipica e originale commedia Wonder boys (2000, prodotta dallo stesso regista), che narra le vicende di un docente di scrittura creativa in crisi (Michael Douglas) alle prese con uno studente geniale e pasticcione (Tobey Maguire).
Forte di una notorietà ormai consolidata, H. ha continuato a sperimentare il suo cinema 'da artigiano' nei generi più diversi e, dopo aver contribuito alla serie televisiva Greg the bunny (2002), ha prodotto e diretto il film semibiografico sulla rap-star bianca Eminem 8 Mile (2002), interpretato dallo stesso cantante e ambientato in una Detroit nera e proletaria.