Beveridge, curva di
Relazione (grafica) negativa tra il tasso di disoccupazione e il numero di posti vacanti disponibili in rapporto alla forza lavoro. La relazione, dal nome dello studioso W. Beveridge (che ha ricoperto, tra gli altri incarichi, quello di direttore della London School of Economics), mostra che all’aumentare del numero di posti vacanti, e quindi al diminuire della congestione nel mercato del lavoro, il tasso di disoccupazione diminuisce.
Gli spostamenti, a destra o a sinistra, di questa relazione nel tempo sono da ricondursi a due ordini di ragioni: cambiamenti nel grado di efficienza nel mercato del lavoro e posizione del ciclo economico. Spostamenti della curva verso destra indicano, per es., che, per data offerta di posti vacanti, la disoccupazione è più alta in quanto il mercato del lavoro è meno efficiente. Ciò può essere dovuto alla presenza di maggiori frizioni, quali più elevati costi di assunzione e licenziamento, più alta tassazione sul lavoro, o schemi più onerosi di benefici alla disoccupazione, che non favoriscono l’incontro tra imprese e lavoratori. Anche le diverse fasi del ciclo possono influenzare la posizione della curva: durante le recessioni le condizioni del mercato del lavoro peggiorano, un maggior numero di lavoratori entra nella condizione di disoccupato, rendendo il mercato più congestionato e spostando la curva di B. verso l’esterno. Spostamenti nella posizione della curva sono da attribuirsi anche a cambiamenti delle caratteristiche istituzionali nel mercato del lavoro. Per es., istituzioni che facilitano l’incontro tra imprese e lavoratori (riduzioni dei costi di ricerca del lavoro, agenzie di collocamento ecc.) migliorano l’efficienza nel mercato del lavoro e spostano la curva verso sinistra, in una posizione, quindi, in cui un dato numero di posti vacanti è associato a una minore disoccupazione. D’altro canto, la maggiore partecipazione alla forza lavoro può, almeno nel breve periodo, aumentare il tasso di disoccupazione per un dato livello di posti vacanti: un numero superiore di persone alla ricerca di lavoro rende il mercato più congestionato e riduce quindi la probabilità che i posti disponibili siano coperti celermente. Infine, la presenza di disoccupazione strutturale, inducendo deterioramenti del capitale umano, provoca uno spostamento della curva verso destra.
L’importanza di questa curva sta, oltre che nella possibilità di comprendere, tramite l’analisi dei dati, le condizioni del mercato del lavoro, anche nel fatto di aver motivato la ricerca sottostante a una teoria a esso relativa, nota come teoria di search e matching (➔ search theory). Attribuibile principalmente a D. Mortensen, C. Pissarides e P. Diamond, che grazie a essa, nel 2010, hanno ricevuto il premio Nobel per l’economia, la teoria di search e matching si basa sull’idea che le persone disoccupate e in cerca di lavoro entrano in contatto con le imprese tramite un processo casuale. Il risultato di questo processo fa sì che il numero di matching (cioè il numero d’incontri fra imprese e lavoratori) in equilibrio possa essere descritto da una funzione di tipo Cobb-Douglas (➔ Cobb-Douglas, funzione di), con rendimenti di scala costanti del tasso di disoccupazione e del numero di posti vacanti sul totale della forza lavoro. Data la presenza di un tasso di uscita dal mercato del lavoro, sia esso fissato esogenamente, o determinato endogenamente, la teoria consente di derivare l’andamento dei flussi, dentro e fuori dal mercato del lavoro, e delle probabilità che un determinato lavoratore ottenga un’occupazione o che una data impresa riesca a coprire i posti vacanti. Con tali presupposti e considerando il salario, che è determinato da un processo di negoziazione alla Nash (➔ Nash, John), emerge una relazione negativa tra il numero di posti vacanti e il tasso di disoccupazione, esattamente come nella relazione di Beveridge.
Nel modello di Mortensen, Pissarides e Diamond i vari parametri che catturano le caratteristiche istituzionali del mercato del lavoro determinano la posizione della curva di Beveridge. La relazione rappresenta quindi un elemento cruciale nel valutare l’impatto delle diverse caratteristiche istituzionali sull’efficienza produttiva e allocativa.