Malaparte, Curzio
Pseudonimo di Kurt Erich Suckert, scrittore, nato a Prato il 9 giugno 1898 e morto a Roma il 19 luglio 1957. Ebbe con il cinema un rapporto fugace ma importante. A metà tra disgusto e fascinazione, lo sguardo di M. ha un che di realistico quanto, interiormente, di 'cariato' e di infelice. La sua letteratura, come il suo lavoro per il cinema, agiscono in una commozione raffreddata e insieme rabbrividita, così da portare la lingua di M. a essere un resoconto rivoluzionario e disperato delle forme del mondo. Con il corollario di una tragicità vera e di un falso mimetismo, come di un fittizio, artificiale, mai snobistico vitalismo. Figlio di un tintore originario della Sassonia stabilitosi a Prato per lavorare nel settore tessile, e di madre milanese, M. crebbe a Prato in un ambiente anarchico, socialista, fra scioperi, sommosse e bastonature. Quasi ragazzo fondò la sezione giovanile del Partito repubblicano; partecipò ai moti della Settimana rossa (1914) e con spirito garibaldino partì per la Grande guerra. Nel 1920 arrivò a Roma, dove riprese la sua attività sfrenata di scrittore e di sperimentatore, fondando il movimento Oceanismo. Prese a collaborare con varie riviste come "La Rivoluzione liberale" di P. Gobetti, "La ronda" e "Il mondo" di G. Amendola; infine, in modo assolutamente anticonformista, aderì (1922) al Partito fascista, dal quale successivamente venne espulso, accusato di essere un 'bolscevico' introdotto nelle file fasciste per fare opera disgregatrice e sobillatrice. Nel 1925 adottò il nome con cui sarebbe divenuto famoso. Fu condirettore di "La fiera letteraria", diresse "La Stampa", collaborò al "Corriere della sera", e nel 1937 fondò la rivista "Prospettive". Divenne un viaggiatore infaticabile. Aderì alla corrente letteraria di Strapaese (pubblicando su "Il Selvaggio") come poi all'opposta corrente intellettuale di "Stracittà", scrivendo per "900" di M. Bontempelli. La sua produzione migliore fu nell'ambito del pamphlet più aggressivo e provocatorio (La rivolta dei santi maledetti, 1921; Tecnica del colpo di stato, 1931), secondo un desiderio apparentemente vitalistico, se non proprio esibizionistico, che in verità rivelava toni di forte amarezza e di crudo, stringato realismo, come nell'esempio delle sue creazioni narrative più riuscite (Kaputt, 1945; La pelle, 1949; Maledetti toscani, 1956). Pur se interessato al teatro e alla regia teatrale (scrisse Du côté de chez Proust, 1951; Das Kapital, 1951; Anche le donne hanno perso la guerra, 1954), trovò nel cinema una forma di espressione concreta quanto quella esperita nei generi della letteratura. In realtà M. non realizzò molto. Il Cristo proibito (1950), con soggetto, sceneggiatura, dialoghi, commento musicale e regia dello stesso M., risultò opera assai discussa, specie in Italia, e bene accolta dalla stampa straniera. Il film narra l'ineluttabile e morbosa ricerca di giustizia da parte di un reduce della Seconda guerra mondiale (Raf Vallone) che, ritornato nel suo paese d'origine, vuole vendicarsi dell'assassinio del fratello. Altri lavori restarono, invece, a livello di pura progettazione. Feuchtes Feuer, un soggetto inedito, riconducibile al 1950; La carne umana, soggetto inedito, scritto nello stesso anno; Lotta con l'angelo, del 1952, una sceneggiatura; Camas calientes, soggetto rimasto inedito, del 1955; Il Gran Ming era il titolo di un soggetto interrotto dopo poche pagine (probabilmente del 1955), e così La bambola di carta, ancora un soggetto di film (1956). M. nel cinema non cercò l''altrove' della letteratura, bensì una forma di scrittura elastica e immediata che potesse aprirsi e ricomporsi nella partitura della regia. In fondo, anche nella circoscritta esperienza di M. nel mondo del cinema restò riprovata, e a chiare lettere, una dichiarazione fatta dallo stesso scrittore: "Io sono sempre stato e rimango rivoluzionario, culturalmente e politicamente".
G. Fofi-M. Morandini-G. Volpi, Storia del cinema, vol. 2°, Milano 1988, p. 186; G.P. Brunetta, Cent'anni di cinema italiano, Bari 1991, passim.