cyberguerra
s.f. – Guerra combattuta con l’impiego di mezzi tecnologici avanzati per l’attacco dei sistemi informatici nemici. Il concetto di c. racchiude diversi tipi di confronto, diverse strategie e diverse finalità. A un primo livello, la c. è confinata nel cyberspazio, dove si combatte una guerra al di là di eventuali confini territoriali, virtuale, senza uccisioni; per es., l’esercito tedesco si è dotato di un corpo scelto di cybersoldati addestrati a combattere la pirateria informatica e gli attacchi alle infrastrutture telematiche nazionali, mentre in Cina, per filtrare internet, sono impegnati migliaia di agenti che presidiano una sorta di Grande muraglia digitale. Da questo livello si passa poi a quello nel quale il confronto, nato e sviluppatosi nel cyberspazio, si riversa nelle piazze e nelle strade. Gli strumenti informatici continuano però a essere decisivi per l’organizzazione e la comunicazione delle rivolte; tuttavia il rapporto tra nuove tecnologie di comunicazione e arte della guerra è assai più articolato. Attraverso le nuove tecnologie si combattono ormai anche le guerre più tradizionali. Le armi e gli equipaggiamenti degli eserciti, a iniziare da quello statunitense, sono implementati grazie alla digitalizzazione e alla connettività (per es., i caschi utilizzati dai marines negli scenari notturni dispiegano una realtà aumentata). Un livello ancora più profondo su cui declinare la c. è rappresentato dal paradigma militare che si è venuto configurando: la rivoluzione negli affari militari è segnata da piccoli gruppi che comunicano tra loro e agiscono in modo coordinato. I teorici della guerra descrivono questo nuovo paradigma con l’immagine dello sciame, che peraltro è utilizzata anche in riferimento alle modalità di aggregazione e mobilitazione emerse grazie ai media digitali.