cybertempo
cybertèmpo s. m. – Percezione del tempo legata ai flussi informativi. Se con cyberspazio s’indica una disponibilità di informazioni, con c. si fa riferimento al tempo necessario a fruirne. Una versione oggettiva lo riduce a tempo reale, a tempo senza tempo, che annulla (o almeno tende di annullare) l’intervallo tra azione e reazione, tra idea e realizzazione, tra progettazione ed esecuzione. Cliccare su un link significa, in questo caso, dischiudere istantaneamente una nuova porzione del cyberspazio (caricare immediatamente una nuova pagina). Questa versione oggettiva comporta una riduzione del c. ai tempi accelerati della produzione, al business, alla fast company della nuova economia. In questo modo però si finisce con il considerare lo spazio telematico semplicemente come una nuova frontiera da colonizzare. Una versione soggettiva lo riporta invece al tempo vissuto e costruito socialmente: cliccare su un link significa allora aprire una relazione. In questo caso si danno due possibili declinazioni: la prima lega il c. ai ritmi lenti della corporeità, perciò lo definisce come l’intensità dell’esperienza attraverso la quale l’organismo cosciente può elaborare i dati che lo circondano, che diminuisce all’aumentare di tali dati; la seconda riconosce nel clic un salto che interrompe il normale tempo quotidiano e apre un nuovo mondo, istituisce un nuovo senso, un’interruzione che permette di rifondare i legami sociali e che coinvolge in modo profondo l’organismo attraverso modalità percettive che non gli sono usuali. Il filosofo Walter Benjamin indicava nello shock e nella distrazione le nuove modalità percettive legate alla nascita del cinema. Oggi navigando in rete elaboriamo il flusso dei dati che ci piovono addosso secondo modalità percettive ancora differenti: processiamo i dati attivando tutti i nostri sensi e non solo qualcuno di essi (per es., la vista). Il c. è percepito, vissuto e costruito da un’umanità arricchita dall’uso intensivo delle nuove tecnologie.