Ozick, Cynthia
Scrittrice statunitense, nata a New York il 17 aprile 1928. Cresciuta nella comunità ebraica della città natale, nel 1966 ha pubblicato Trust, scritto in gran parte sotto l'influsso dei suoi studi universitari su H. James. Si tratta di un romanzo epico e complesso in cui la scrittrice esplora insieme la vita del padre naturale, un seduttore edonista, e del patrigno, uomo pensoso alla ricerca di una vita virtuosa. Ponendo a confronto i due caratteri, la O. introduce uno dei temi della sua opera, che ricorrerà nella produzione successiva: la lotta fra gli opposti, fra Pan e Mosè.
Nel 1971 è uscito The pagan rabbin che fa parte della raccolta di racconti dal titolo The pagan rabbin and other stories (trad. it. 1995) da cui già appare evidente la volontà di conciliazione del retaggio ebraico con la realtà americana, caratteristica precipua dell'opera della Ozick. In questa storia fantastica il protagonista, il giovane rabbino Kornfeld, cede alle seduzioni di una driade. Tuttavia, contemporaneamente, la sua anima è dilaniata da scrupoli religiosi. Incapace di risolvere il conflitto, l'uomo finisce per impiccarsi proprio all'albero abitato dalla driade. Nel 1976 è uscita la raccolta Bloodsheld and three novellas, in cui ancora una volta appare evidente la volontà di conciliare a livello sia sociale sia linguistico il retaggio ebraico con la realtà americana. Con The cannibal galaxy (1983; trad. it. 1988) la O. tenta, con successo, di conciliare la creazione romanzesca, il puro fantastico, con la volontà di rimanere una seguace della tradizione ebraica; oggetto dei suoi strali - quasi un'ossessione - è l'opera degli scrittori ebrei accusati di secolarizzare una cultura che, secondo l'autrice, deve tornare alle origini e reimpadronirsi della sua valenza più propriamente spirituale. Per far ciò la scrittrice tesse un ironico gioco di rispecchiamenti tra Antico Testamento e realtà contemporanea.
Nel suo volume di saggi, Art and ardor (1983) O. rivolge le sue critiche - ed è questo l'altro topos della sua riflessione intellettuale - al processo di omologazione delle scrittrici al contesto femminista, dalla O. giudicato discriminante, riduttivo e soprattutto lontano dall'arte nella sua valenza più propriamente universale. Tra le altre opere si ricordano: The messiah of Stockolm, studio sull'identità ebraica all'indomani dell'Olocausto (1988; trad. it. 1991); The shawl (1989; trad. it. 1990); l'opera di saggistica, Fame and folly: essays (1996) uno studio su autori quali S. Rushdie, I. Babel, H.G. Wells, A. Trollope. Infine, la raccolta di racconti The Puttermesser papers (1997; trad. it. 2000) in cui Ruth Puttermesser, la protagonista, è il surreale e divertente alter ego dell'autrice. Heir to the glimmering world (2004; trad. it. 2005) è la storia della famiglia ebrea Mitwisser che la Grande depressione ha costretto a fuggire dalla Germania alla volta degli Stati Uniti: Rudolph, il protagonista, è uno studioso della setta eretica dei Karaiti; sua moglie, Elsa, è un'ebrea vittima delle persecuzioni razziali. In questo piccolo universo piomba, rispondendo a un annuncio sul giornale, la diciottenne Rose Meadows con compiti davvero imprecisati.
Al 2005 risale The bear boy, storia di una bizzarra famiglia di ebrei tedeschi che, arrivata a New York nel 1935, si trova alle prese con non poche difficoltà. Nel 2006 è stata pubblicata la raccolta di saggi The din in the head, un inno alla 'grande' letteratura e al potere terapeutico dell'immaginazione letteraria. Ciò che caratterizza gran parte della produzione della O. è il forte interesse per la sensibilità religiosa ed etnica del suo popolo e il suo ruolo all'interno della largamente secolarizzata società americana. Stilisticamente la O. realizza una sorprendente fusione di realismo e fantastico, peculiarità che la avvicina al realismo magico. Inoltre sottolinea, in particolare nelle opere dei primi anni del 21° sec., l'importanza dell'interpretazione nel mondo che ci circonda: l'eccesso, o la mancanza assoluta d'interpretazione, sono il principio distruttore della nostra società e, in ultima analisi, dell'uomo contemporaneo.
bibliografia
V. Strandberg, The art of Cynthia Ozick, in Texas Studies in Literature and Language, Austin 1983.