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D

di *, Gaston Gastella - Enciclopedia Italiana (1931)
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D

*
Gaston Gastella

- È la quarta lettera dell'alfabeto romano, donde proviene il suo nome (di in italiano, de in quasi tutte le altre lingue europee; in latino esso sonava de) e la sua forma in tutte le scritture derivate dal latino. La D latina deriva a sua volta dalla delta greca, la cui forma, specialmente nelle iscrizioni più antiche, è identica a quella della daleth fenicia Δ, in cui si suole ravvisare, secondo il principio dell'acrofonia (v. alfabeto), la figura d'una porta (dĕlĕth). Al tipo greco arcaico, in cui non si ha ancora, come nella Δ più recente, la perfetta simmetria del segno alfabetico, si riattaccano i caratteri etrusco, italici e latino. Nelle scritture semitiche il carattere si è aperto verso sinistra, risultandone così una figura di due segmenti ad angolo retto (alfabeti aramaici, ebraico quadrato), che nell'arabo si è poi arrotondato, in armonia con la tendenza di quest'ultima scrittura verso le linee sinuose.

Dalla D maiuscola dell'alfabeto latino si svolgono la capitale rustica, la corsiva, l'onciale e le forme di minuscole, variamente usate, secondo i tempi e i luoghi, attraverso il Medioevo, fino alle forme moderne: questo svolgimento è caratterizzato dal prolungarsi di un tratto al disopra dell'elemento originario del segno alfabetico. Dalla Δ maiuscola greca si svolgono analogamente le varie forme di minuscola (δ della scrittura tipografica odierna) e i corrispondenti caratteri degli alfabeti di derivazione greca.

Fonetica. - Foneticamente la d è un'esplosiva dentale sonora. In varie lingue essa manifesta la tendenza a passare, attraverso una fase interdentale, alla fase spirante (ð dell'alfabeto gotico): ciò avviene regolarmente nel greco moderno, nel quale il suono esplosivo originario è assunto dalla t dopo la nasale-dentale n (p. esempio πέντε "cinque", pron. pende); perciò il nesso vi serve anche a rappresentare il suono esplosivo d, conservatosi in vocaboli d'origine straniera. Un fenomeno analogo al greco moderno ha luogo, tra le lingue semitiche, nell'ebraico e nell'aramaico; l'arabo possiede una d spirante accanto alla d esplosiva e, a quanto sembra, i due suoni sono indipendenti fino dalle origini protosemitiche. Le lingue semitiche meridionali (arabo, etiopico) posseggono anche la cosiddetta d enfatica (ḍ), che è propriamente una spirante postdentale. Mentre nel pronunziare la d italiana la punta della lingua si appoggia con forza contro il margine degl'incisivi superiori (articolazione dentale), in tutta un'altra serie di suoni della stessa famiglia la lingua si appoggia con tutta la parte anteriore contro gli alveoli superiori (d inglese) o contemporaneamente contro gli alveoli e la parte anteriore del palato (ḍ cerebrale del siciliano, del sardo e del sanscrito). Le lingue indiane e iraniche hanno inoltre un suono di d aspirata (dh), diverso dalla spirante.

Per le sorti della d primitiva in diverse lingue, v. indoeuropee, lingue e le voci dedicate agli altri gruppi linguistici.

Numerazione. - Sia nel sistema semitico di numerazione alfabetica (ebraico, siriaco, arabo) sia in quello greco, la d ha il valore di 4 (δ′) e nella serie delle migliaia (δ′) quello di 4000; ΔM, MΔ o Mδ = 4 miriadi (40.000). Nella numerazione romana D = 500, e rappresenta la metà dell'antico simbolo ??? = 1000.

Musica. - La lettera D indicò, nell'antico sistema musicale preguidoniano, la seconda nota della scala naturale diatonica, seconda nota che oggi si chiama re e che, nel sistema musicale gregoriano, è nota finale del primo modo autentico e del primo plagale. Ai tempi di Guido d'Arezzo (1000-1050) col D (maiuscolo) veniva indicato il suono re della prima ottava della scala generale, col d (minuscolo) si indicava il re della seconda ottava, mentre il doppio d minuscolo (dd) indicava l'ultimo re, in alto. Passati i tempi di Guido, la lettera D cedette il posto, nella musica pratica, alla sillaba guidoniana re, come le altre lettere musicali A, C, ecc. erano sostituite dai nomi la, ut, ecc. E allora sorgeva il sistema delle mutazioni, nel quale la lettera D si univa alle sillabe la, sol, re formando i termini Dlasol, Dlasolre, che tutti indicavano il suono re nei varî esacordi. Più tardi, la lettera D fu specialmente usata nella scrittura per gli strumenti. Nei paesi tedeschi e anglosassoni il re è ancora indicato col D.

Nella musica moderna, la lettera D unita alla lettera C. (D.C.) significa da capo (v. abbreviazione); unita a M. (M.D.) significa, nella musica per strumenti a tastiera, mano destra.

Vedi anche
grafema Nella terminologia linguistica, la minima unità grafica di un sistema alfabetico o sillabico o ideografico ecc., cioè un segno che in un determinato sistema grafico si distingue da tutti gli altri segni del sistema e pertanto è in grado di far distinguere sul piano grafico una parola da altre. alfabeto Linguistica Complesso di segni ciascuno dei quali indica un suono consonantico o vocalico di una lingua determinata. L’antichità ha conosciuto vari sistemi di scrittura, ciascuno dei quali è giunto dalla primitiva fase ideografica a un grado più evoluto, in cui determinati segni hanno acquistato un valore ... Tagliata Etrusca Varco artificiale scavato nella roccia (a lungo ritenuto etrusco, è più probabilmente opera d’ingegneria romana del periodo repubblicano), con cui sbocca nel Mar Tirreno, ai piedi del poggio di Cosa o Ansedonia, l’emissario pure artificiale (Canale della T.) del Lago di Burano. Accanto alla T. è lo Spacco ... fonetica Nella vecchia nomenclatura delle parti della linguistica, ramo della scienza linguistica che studia i suoni, o fonemi, articolati dall’apparato di fonazione umano allo scopo di significare. La f. si distingue in: f. descrittiva, che descrive i fonemi di una determinata lingua o di un aspetto di una ...
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  • GUIDO D'AREZZO
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  • ACROFONIA
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Vocabolario
d, D
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bollino d'eccellenza
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