CASTELLO, da
Famiglia di armaioli bresciani di origine milanese (sec. XV-XVI). Dal capostipite Giovanni, attivo a Milano nel 1456 e poi emigrato in Francia per difficoltà economiche entro il 1468, nacque Pietro (Milano 1440 circa – Brescia 1497): a Brescia dal 1469, vi fondò una fiorente bottega, la cui produzione è stata identificata con quella del cosiddetto “Maestro P del Castello”, e si scagliona tra il 1460 (celata A 75, Londra, coll. Wallace) e la fine del sec. XV (elmetti a becco di passero, Curtatone, Madonna delle Grazie, e Firenze, Bargello, C 1636).
Altre quattro celate (Berlino, Museum für deutsche Geschichte; Londra, coll. Wallace, A 71; Londra, Armouries of the Tower, IV-453; Venezia, Museo Correr), due barbute (Londra, Armouries of the Tower, IV-18; New York, Metropolitan Museum) e un petto da fante (Soletta, Arsenale, n. 1) vanno riferite ad un periodo intermedio. Inizialmente tributario della scuola milanese (e specie dei Missaglia, coi quali il padre era stato in rapporto), Pietro accoglie poi nella tipologia e nei particolari ornamentali (spigolature, incisioni ad acquaforte) l’influenza della scuola tedesca, contribuendo a diversificare lo stile bresciano nel contesto della produzione italiana.
Non ancora individuata è invece la produzione dei quattro figli di Pietro, tutti documentati come armaioli: Giovanni (1465-ante 1534), Pietro Iacopo (1469-1528 C.), Francesco, maestro di corazzine (1472-1540 c.) e Antonio (noto 1515, morto ante 1517). Il più importante fu certo Pietro Iacopo, maestro di armature e maglie di ferro, autore di armi per Pietro Campofregoso di Genova (1511-12), di un’armatura per Mattia Ugoni vescovo vicario di Brescia (1525) e di varie armature per il marchese Federico II Gonzaga (1525), cui fornì anche (1527) armature da fante, archibugi e schioppi, particolare questo che illumina sulla sua figura di armaiolo-imprenditore. Inesatta, per motivi cronologici, è invece l’identificazione (Gaibi) di Antonio da Castello con l’Antonio da Brescia citato in documenti mantovani dal 525 al 1529. La professione di armaiolo fu continuata da: Gerolamo di Giovanni, maestro di armature e barde e poi possidente (1499 -post 1568), Pietro (1500 – post 1568), Alvise (1503 – post 1568) e Nicolò (1508 – post 1588) di Pietro Iacopo, mercanti di armi e di panno con un vasto giro commerciale, Alessandro (n. 1506) e Giovan Maria (n. 1508) di Francesco, maestri di corazzini, e Pietro di Antonio (n. 1508). Sulla loro produzione, che dovette essere molto ampia e diversificata, non si hanno notizie di sorta. In linea di ipotesi, si potrebbe attribuire a questa famiglia da C. almeno una parte del folto gruppo di armature riferite al cosiddetto “Maestro del Castello”, generalmente ritenuto milanese: ma va notato che tali armature sono tutte posteriori al 1570, epoca in cui le botteghe bresciane dei da C. sembrano aver cessato ogni loro attività. Per superare la difficoltà si potrebbe pensare ad una loro emigrazione in Piemonte (ove era attivo il bresciano Orazio da Calino, e di dove provengono molte delle opere in esame), o che la famiglia continuasse ad esercitare in Brescia il commercio delle armi senza impegnarsi però personalmente nella professione di armaiolo, per motivi di prestigio e per non pregiudicarsi l’accesso al rango della nobiltà locale, come infatti accadde nella seconda metà del ’600.
Fonti e Bibl.: A. Gaibi, in Storia di Brescia, III, Brescia 1964, p. 798 n. 1; C. Pasero, La famiglia Negroboni e il suo archivio, in Comment. d. At. di Brescia, CLIV (1955), pp. 64 ss. Su Giovanni: E. Motta, Armaiuoli milanesi nel periodo visconteo sforzesco, in Archivio stor. lombardo, s. 5, I (1914), pp. 187 ss. Su Pietro: B. Thomas-O. Gamber, in Storia di Milano, XI, Milano 1958, pp. 717 ss.; J. Mann, European Arms and Armour, Wallace Collection, London 1962, pp. 93, 96; L. Boccia-E. Coelho, L’arte dell’armatura in Italia, Milano 1967, p. 146; F. Rossi, Armi e armaiuoli bresciani del ’400, Brescia 1971, pp. 22 s., e n. 61 (con regesto di documenti). Su Pietro Iacopo: A. Bertolotti, Le arti minori alla corte di Mantova, in Arch. stor. lombardo, s. 1, XVI (1889), pp. 144 s.; R. Putelli, Vita, storia e arte bresciana nei secc. XIII-XVIII, IV, Breno 1938, p. 15; C. Pasero, Documenti bresciani nel R. Arch. di Stato di Torino, in Commentari d. Ateneo di Brescia, CXXXVIII (1939), p. 112; B. Thomas, Armature e armi bianche, in Storia di Brescia, III, Brescia 1964, p. 799.