dapoi che
poi che Perifrasi congiunzionale, attestata come da po' che, in sede iniziale di verso, in Rime XCVI 14 come 'l tempo è rivolto / a danno nostro e de li nostri diri, / da po' che 'l ben è sì poco ricolto!, e in Fiore LXXXVI 14 Da po' che vo' volete, e così sia: la funzione causale (" per il fatto che ") esclude quella temporale (" da quando ") almeno nel secondo esempio di quest'uso colloquiale, se non popolaresco, della congiunzione.
È attestata come da poi che nelle altre occorrenze, in alcune delle quali d. ha una ben diversa connotazione stilistica: in Pd IX 1, all'incipit del canto oltre che del verso (per una posizione analoga di ‛ da poi ', cfr. sub v.), indica successione cronologica (Da poi che Carlo tuo, bella Clemenza, / m'ebbe chiarito, mi narrò li 'nganni / che ricever dovea la sua semenza); in Cv IV XV 1, ove ha funzione temporale, apre il capitolo non senza una certa aulicità, coerente, d'altronde, col tono perentorio della dimostrazione: Da poi che, per la loro medesima sentenza, la canzone ha riprovato tempo non richiedersi a nobilitade, incontanente seguita a confondere la premessa loro oppinione. Ha valore causale nello stesso capitolo del Convivio (§ 5): di necessitade, da poi che la transmutazione di viltade in nobilitade é tolta via, conviene l'umana generazione da diversi principii essere discesa: l'inequivocabilità sentenziosa di di necessitade, conviene (trasparenti traduzioni di ex necessitate, oportet, forme tipiche del procedimento dimostrativo scolastico) forma unità stilistica con il probabilmente aulico da poi che.