Dachau
Città della Germania, in Baviera, in cui, all’avvento del regime hitleriano e su iniziativa di H. Himmler, fu istituito un campo di concentramento per prigionieri politici. Amministrato dalle SS e diretto da T. Eicke (1933-34), che elaborò un durissimo regolamento interno, il campo era destinato inizialmente a comunisti, sindacalisti e oppositori del nazismo, ma successivamente vi furono internati anche testimoni di Geova, omosessuali e immigrati (1935), ebrei (1938), rom e sinti (1939). Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, nel campo furono reclusi migliaia di prigionieri polacchi e sovietici. Dal 1943 i reclusi furono costretti a lavorare in campi vicini per l’industria bellica tedesca, in condizioni tali da portarne migliaia alla morte. Il campo di concentramento assumeva intanto i caratteri di un campo di sterminio, come attestano la costruzione di un forno crematorio prima e di una camera a gas poi. In totale, i prigionieri registrati furono 206.000, e i morti 32.000 circa; ma la loro cifra, considerando le migliaia di detenuti non registrati, è certamente ben più alta. Il campo fu liberato, il 29 apr. 1945, dalle truppe statunitensi. Nel 1945-46 D. divenne sede di uno dei tribunali militari istituiti per punire i crimini commessi da ufficiali, funzionari e soldati nazisti. Il processo si concluse con la condanna a morte di 36 dei 40 accusati. Nel 1955 il Comité international de Dachau, composto in gran parte da ex internati, promosse la costruzione di un memoriale (inaugurato nel 1965 e ricostruito nel 2003), in ricordo delle vittime e dei crimini che a D. furono perpetrati.