dadaismo
Un'arte ribelle
Il dadaismo è un movimento artistico di protesta che nasce durante la Prima guerra mondiale come reazione alla cultura e ai valori che hanno portato al conflitto bellico. Il dadaismo vuole dare scandalo con un'arte che rifiuta i metodi tradizionali e sperimenta nuove forme espressive
Il dadaismo deve il proprio nome all'espressione 'dada', una parola che non significa nulla e ricorda il primo balbettio emesso dai bambini. Si racconta che questa parola sia stata trovata dai dadaisti aprendo a caso il vocabolario francese, quando cercavano un nome adatto a esprimere la loro protesta.
Il dadaismo nasce a Zurigo in Svizzera, mentre l'Europa è sconvolta dalla Prima guerra mondiale e la Svizzera è una nazione pacifista in cui si raccolgono rifugiati tedeschi, rumeni, francesi, russi. Tra loro ci sono artisti, poeti, attori ed emigrati politici come Tristan Tzara e Hugo Ball che nel 1916 fondano il Cabaret Voltaire. Si tratta di un caffè letterario dedicato provocatoriamente al filosofo illuminista Voltaire: in esso infatti si organizzano spettacoli che mettono in ridicolo proprio la razionalità in cui Voltaire credeva. È qui che nasce il dadaismo con la sua rivolta: i dadaisti rifiutano valori come patria, morale e onore che hanno portato allo scoppio della guerra; esaltano tutto quanto è casuale e privo di senso e cercano così una nuova libertà di espressione.
Dalla Svizzera, il dadaismo si diffonde a New York, in Germania e in Francia e, grazie alle riviste, diviene un movimento internazionale. Mescolando letteratura, teatro, danza, musica, pittura, i dadaisti vogliono fondere arte e vita: attraverso gesti provocatori anche la vita infatti diventa un'esperienza artistica.
Per la prima volta l'arte non dipende più dall'abilità manuale dell'artista o da un'idea estetica, ma dal caso, dall'imprevisto, dalla combinazione improvvisata di oggetti o di parole. Hans Arp, per esempio, strappa a mano alcuni quadratini e li incolla nell'ordine in cui sono caduti: l'arte diventa il risultato di un gesto casuale. Questo principio, che verrà ripreso dal movimento surrealista, è alla base della continua ricerca di tecniche (fotomontaggio, assemblaggio) e di materiali inconsueti (chiodi, legni spezzati).
La grande novità introdotta dai dadaisti è il modo di 'fare arte'. Fino ad allora gli artisti hanno 'creato': hanno scelto un modello e lo hanno copiato con una tecnica tradizionale come la pittura. I dadaisti non creano opere, ma costruiscono oggetti. Rifiutano le tecniche e i soggetti tradizionali, non copiano la realtà ma creano prelevando oggetti da esse e incollandoli su legno, cartone e persino su carta fotografica. Un biglietto del tram, un pezzo di stoffa, una moneta, un chiodo, una carta da gioco diventano 'artistici'. Personalità come Kurt Schwitters e Christian Schad applicano questi materiali a caso su basi di carta o su pezzi di legno.
Ora che l'arte ha smesso di copiare la realtà, è la realtà che diventa arte e lo spettatore è invitato a osservare gli oggetti per come appaiono: un biglietto del tram è prima di tutto un pezzo di carta colorato.
Marcel Duchamp, per esempio, ha preso una vecchia ruota di bicicletta e l'ha montata su uno sgabello, creando un'opera che non può dirsi bella; l'oggetto è rimasto com'era, la ruota rappresenta sé stessa. È la scelta di un oggetto che è diventata arte: artista non è più chi 'sa fare arte' ma chi sa proporre nuove forme espressive.
Per comporre una poesia dadaista, seguite il procedimento consigliato da Tristan Tzara: prendete un giornale e un paio di forbici. Scegliete un articolo e ritagliate tutte le parole che lo compongono. I ritagli ottenuti da queste parole vanno messi in un sacchetto e mescolati. A questo punto tirate fuori le parole dal sacchetto e copiatele su un foglio di carta nell'ordine in cui le avete pescate e otterrete la vostra poesia. Non vi preoccupate se le parole non hanno un legame logico: ciò che conta è che abbiate espresso la vostra creatività in modo originale.