Uomo politico e letterato svedese (n. Jönköping 1905 - m. presso Ndola, Zimbabwe, 1961), figlio di Hjalmar (primo ministro nel 1914). Segretario generale al ministero delle Finanze dal 1936 al 1945, poi esperto economico al ministero degli Esteri, presidente della Banca nazionale di Svezia dal 1941 al 1947, vicepresidente del consiglio esecutivo dell'OECE. Segretario generale delle Nazioni Unite dall'aprile 1953 al 1958, e per un secondo mandato (1958-63) rieletto nel 1957, si prodigò nell'imprimere un effettivo impegno di pacificazione internazionale, attraverso opera mediatrice e con intervento di forze armate agenti in nome dell'Organizzazione. Morì in un disastro aereo (le cui circostanze sono rimaste avvolte da gravi sospetti) mentre si recava in volo nel Congo per risolvervi la grave crisi seguita alla proclamazione dell'indipendenza. Gli fu assegnato postumo, nel 1961, il premio Nobel per la pace. Scrittore raffinato, lettore di Pascal e dei mistici, di Eckhart come di Kierkegaard e di Ibsen, ha lasciato uno dei più profondi "diari dell'anima", in prosa e in versi, del Novecento (uscito postumo nel 1963: Vägmärken; trad. it. Linea della vita, 1966): "Aprì una nuova via perché, solo perché ebbe il coraggio d'andare avanti senza domandarsi se altri seguissero […]. Non ebbe il bisogno di quello schermo contro il ridicolo che altri cercano in una responsabilità ripartita: possedeva una fede che rinunciava a conferme". Fu purezza e profezia: "Negato ogni sbocco / il calore mutò / il carbone in diamanti".