di Claudio Catalano
La natura dei conflitti contemporanei è mutata dai conflitti tradizionali territoriali tra stati, a conflitti tra stati e attori non statuali con enorme disparità di mezzi e con scopi diversi dalla conquista di territori. La guerra asimmetrica è un conflitto non dichiarato, con notevole disparità di risorse militari o finanziarie e nello status dei due contendenti. Il contendente militarmente ed economicamente più forte deve difendersi da un avversario difficilmente individuabile, trovandosi in situazione di svantaggio.
In origine, il termine è nato come reazione al dibattito negli anni Novanta sulle dottrine militari degli Stati Uniti per la rivoluzione negli affari militari (Revolution in Military Affairs: Rma) intesa come applicazione del progresso scientifico e tecnologico all’organizzazione delle forze armate e ai metodi di guerra, tesa ad ottenere un mutamento nella natura stessa e del modo di condurre la guerra. La prima guerra del Golfo del 1991 fu secondo alcuni la conferma che la superiorità tecnologica degli Stati Uniti si traduceva in superiorità politico-militare. Attraverso l’influenza negli anni Novanta del pensiero strategico cinese, il termine ‘guerra asimmetrica’ prese l’accezione di un conflitto condotto con risorse scarse e metodi di guerra non convenzionali per colmare le proprie carenze militari, tecnologiche e finanziarie, trasformando i punti di debolezza in punti di forza per colpire l’avversario dove non se lo aspetta e creare forti choc psicologici.
A influenzare il dibattito strategico furono in particolare, il successo letterario del classico L’arte della guerra di Sun Tzu e soprattutto il libro Guerra senza limiti: L’arte della guerra asimmetrica fra terrorismo e globalizzazione pubblicato nel 1999 da Qiao Liang e Wang Xiangsui, due colonnelli superiori dell’aeronautica militare cinese. Analizzando i fenomeni degli anni Novanta, soprattutto le biotecnologie, la rivoluzione informatica e la globalizzazione del commercio e dei capitali, Liang e Xiangsui indicavano nella guerra del Golfo del 1991 l’inizio di una mutazione nella natura e nella funzione della guerra, tale da considerare come forme di un altro genere di guerra le crisi finanziarie delle tigri asiatiche del 1997, quella russa del 1998, gli attacchi terroristici alla metropolitana di Tokyo del 1995 o di Bin Laden in Sudan nel 1998 e gli attacchi informatici perpetrati da singoli individui. La Cina aveva capacità militari tecnologiche e operative inadeguate rispetto a quelle dimostrate dagli Stati Uniti e non doveva rischiare un conflitto globale, in caso di conflitto regionale o locale nello stretto di Taiwan. Travisando il concetto americano di operazioni militari diverse dalla guerra (Mootw), la guerra poteva essere condotta in ogni campo: politico, tecnologico, commerciale, finanziario, culturale o mediatico, soprattutto combinando e addizionando ai metodi militari altri metodi in maniera ibrida, in modo da moltiplicare gli effetti letali, causando danni enormi.
Gli attacchi dell’11 settembre rappresentano la definitiva affermazione del termine guerra asimmetrica. Gli attacchi alle torri gemelle del World Trade Center di New York sono stati asimmetrici negli obiettivi (edifici civili occupati da aziende private e finanziarie), nel metodo (utilizzo di un aereo passeggeri dirottato e non di ordigni esplosivi o di un’arma in senso proprio) e negli effetti economici: un attacco finanziato con poche migliaia di dollari ha provocato danni per 32,5 miliardi di dollari (40 miliardi al valore corrente) senza contare la speculazione finanziaria avvenuta nelle borse internazionali nei giorni immediatamente successivi all’attacco. Dopo l’11 settembre, il termine guerra asimmetrica è riferito nel linguaggio comune alla natura del conflitto e a metodi di guerra e obiettivi diversi da quelli tradizionali, condotta da soggetti difficilmente individuabili con risorse limitate. Si confonde spesso con metodi o tipologie di conflitti a bassa intensità o locali che implicano strategie e tattiche di guerra non convenzionale, in cui i contendenti più deboli cercano di usare una strategia in grado di compensare le proprie carenze quantitative e qualitative (Mootw, guerriglia, insurrezione, lotta di liberazione nazionale o post-coloniale, terrorismo interno e internazionale).
Un peculiare aspetto della guerra asimmetrica è l’attacco sistematico alle infrastrutture informatiche di un paese. Il caso più noto è avvenuto in Estonia nel 2007, con attacchi tesi a paralizzare i sistemi informatici (Distributed Denial of Service: Ddos) di istituzioni pubbliche, banche e imprese private interrompendo il funzionamento dei servizi essenziali e creando enorme danno economico all’intero sistema paese oltre a un danno reputazionale. Nel caso dell’Estonia l’asimmetria si verificò per quanto riguarda gli autori (gruppi di hacker difficilmente identificabili); gli obiettivi (tutti civili e soprattutto privati); i mezzi (reti di computer infettati o botnet) e gli effetti economici (investimenti di poche migliaia di euro rispetto a danni stimati per milioni; solo la banca Hansabank dichiarò danni per 1 milione di dollari). Esempio di metodi ibridi nella guerra asimmetrica è stato l’attacco russo alla Georgia nell’agosto 2008, dove l’attacco convenzionale o ‘cinetico’ fu accompagnato da una campagna di attacchi informatici simile a quella in Estonia, paralizzando le infrastrutture informatiche della Georgia e creando un danno reputazionale.