Dai primi insediamenti al fenomeno urbano. Iran e Asia Centrale
di Raffaele Biscione
Il processo di sedentarizzazione inizia in Iran sul versante occidentale, ai confini con la Mesopotamia, come fenomeno correlato alla cosiddetta rivoluzione neolitica e alla produzione di cibo. I più antichi villaggi (Neolitico 1, 7500-7000 a.C. ca.), nella steppa pedemontana del Khuzistan (Ali Kosh) e nelle valli dello Zagros (Tepe Guran, Ganj Dareh, Sarab), sembrano leggermente più tardi dei loro corrispettivi mesopotamici, con i quali mostrano forti connessioni. I villaggi sono piuttosto piccoli (Ali Kosh: 1,5 ha ca.) e composti di piccole costruzioni rettangolari, con mura sottili di blocchi di argilla. Non esiste ceramica e caccia e raccolta sono fondamentali, ma prendono avvio anche la coltivazione dei cereali e l'allevamento degli ovini. Nel Neolitico 2 (7000-6200 a.C. ca.) compare la ceramica, aumenta la produzione di cibo e la sedentarizzazione si estende all'Azerbaigian (Hajji Firuz, Hasanlu X, Yanik Tepe). Hajji Firuz era composto da case di pisé di 6,5 × 4 m, con spazi adibiti a magazzini. All'inizio del VI millennio (Neolitico 3) compaiono villaggi in Susiana, nel Fars (Mushki), vicino Damghan (Sang-i Chakhmaq) e presso Qazvin (Zagheh). Gli insediamenti permanenti si estendono ormai su quasi tutta la parte occidentale dell'altopiano iranico e nel Khuzistan. Col Calcolitico 1 (5500-5300 a.C.) sorgono villaggi nelle regioni di Kirman (Tepe Gaz Tavila), di Teheran (Chashma-i Ali) e di Gurgan (Turang Tepe, Yarim Tepe). Le case sono dotate di varie stanze, cortili muniti di forni (Siyalk), magazzini (Tall-i Iblis), pavimenti con incrostazioni rosse o bianche, a volte mura dipinte di nero e di rosso. Le aree sud-orientali saranno sicuramente insediate alla fine del V millennio a.C. (regioni di Shahdad e Bampur), mentre il delta interno del Sistan verrà occupato solo alla fine del IV (Shahr-i Sokhta I). Susiana e zona di Deh Luran conoscono un precoce processo di protourbanizzazione, influenzato all'inizio da quello della Mesopotamia meridionale. Il sito di Choga Mish nel 5000 a.C. (Susiana media) ha una superficie di 18 ha ed è circondato da piccoli villaggi, ma perde di importanza dopo la fondazione di Susa (4200 a.C. ca.: Susa I o Susa A), la cui enorme terrazza di mattoni crudi suggerisce l'esistenza di un sistema di accumulo e ridistribuzione di ricchezza e di notevoli capacità gestionali. Nell'Uruk antico (3800-3600 a.C.: Susa II iniziale) compare un sistema di insediamenti di tre livelli, generalmente associato ai cosiddetti complex chiefdoms. Al livello superiore c'è esclusivamente Susa, che, con il ruolo di accumulare e ridistribuire beni e fornire servizi, diviene una vera capitale. Nell'Uruk medio (metà del IV millennio a.C.) il sistema di insediamenti è articolato in quattro livelli e compaiono oggetti tipici dell'amministrazione, come i cosiddetti bevelled rim bowls (forse misuratori di razioni alimentari), sigilli cilindrici e contrassegni, indizi dell'esistenza di una struttura protostatale. Inizia da qui un processo che, estendendosi anche ad altre aree, trasformerà in centri urbani tutti gli antichi insediamenti calcolitici: alla metà del III millennio a.C. tali sistemi protostatali raggiungono la loro acme, assumendo caratteri omogenei e riconoscibili, i quali si nutrono di una fitta rete di contatti e commerci.
Anche nell'Asia Centrale occidentale la sedentarizzazione è associata con la produzione di cibo e con il periodo neolitico. Gli insediamenti permanenti più antichi risalgono alla cultura di Jeitun (6200-5000 a.C. ca.), nella zona pedemontana del Kopet Dagh; i villaggi erano localizzati presso i ventagli fluviali, allo sbocco in pianura dei corsi d'acqua che scendevano dalle montagne, lungo la scarpata dell'Altopiano Iranico, o in prossimità degli acquitrini formati dall'estensione verso nord-est del delta del fiume Tejen. I siti conosciuti sono piuttosto piccoli (uno dei più grandi supera di poco i 2 ha), con abitazioni di argilla cruda composte di una sola stanza, spesso isolate e con cortili in comune. I muri di una casa di Pessejik Depe (periodo Jeitun medio, 5800-5400 a.C.), più grande delle altre e ritenuta una clubhouse, erano decorati con motivi geometrici rossi e neri su fondo bianco e con motivi naturalistici rappresentanti leopardi ed erbivori. La produzione di cibo è dimostrata dalla presenza di resti di bestiame domestico, grano ed orzo. Più a est, nelle valli del Tajikistan meridionale e dell'Afghanistan nord-orientale, la cultura di Hissar (5000-2000 a.C. ca., ma l'inizio potrebbe essere più antico) è caratterizzata da notevoli sopravvivenze mesolitiche e da una fortissima continuità. La produzione di cibo è suggerita da scarse ossa di animali domestici, macine, tracce d'uso sulle lame di selce, localizzazione degli insediamenti. Alcuni di essi (ad es., Tutkaul 2) potrebbero essere stati permanenti, ma non si conosce architettura in argilla cruda. A nord il Neolitico è rappresentato dalla cultura di Kelteminar (metà V millennio - metà/fine II millennio a.C. ca.), diffusa con tre varianti nell'antico delta e nel basso corso dell'Amu Darya, nel deserto del Kizil Kum e nel basso corso dello Zerafshan. Questa cultura è caratterizzata da industria microlitica e, nel Kizil Kum, dalla lavorazione del rame e della turchese. Nelle fasi più antiche sembra esistere un incipiente allevamento del bestiame, sicuramente attestato nelle fasi più tarde, da cui provengono anche macine ed elementi di falcetto. Non è stato chiarito se gli insediamenti, formati da capanne circolari di notevoli dimensioni, fossero permanenti o temporanei, anche perché la maggior parte dei siti conosciuti sono semplici stazioni, con forti concentrazioni di materiale di superficie. Nella zona pedemontana meridionale, la sola sicuramente sedentarizzata, superficie, numero e complessità degli insediamenti aumentano progressivamente. Nel Calcolitico iniziale (medio-tardo Namazga I, 4500 a.C. ca.) viene occupato il delta del Tejen. Più a oriente, nel delta del Murghab, è attestata una sporadica frequentazione nel Calcolitico inferiore (Namazga III, seconda metà - fine IV millennio a.C.); contemporaneamente, sul medio corso dello Zerafshan, viene fondato Sarazm. Questo sito non sembra avere rapporti con le culture locali, mentre la ceramica presenta fortissimi punti di contatto con quella meridionale del periodo Namazga III. Con l'inizio dell'età del Bronzo (Namazga IV, 3000-2500 a.C. ca.) nella zona pedemontana compaiono veri e propri centri protourbani di tipo vicino-orientale, che raggiungeranno l'acme nel periodo Namazga V (2500-2100 a.C. ca.). Nelle città più importanti (Namazga Depe, Altin Depe) diversi indicatori rivelano l'esistenza di una società complessa, a livello statale. Accanto ad esse esistono villaggi di area molto ridotta. Contemporaneamente anche Sarazm diviene un centro protourbano, ma è abbandonato alla fine del III millennio a.C. Nelle oasi del Murghab, l'antica Margiana, dopo una colonizzazione dalla zona pedemontana (2200 a.C. ca.) con piccoli insediamenti fortificati, si sviluppa (2000-1800 a.C. ca.) un modello di insediamento tipico: in ogni oasi esiste un centro di notevoli dimensioni (fino a 25 ha), con costruzioni monumentali (fortezza e templi), circondato da villaggi aperti molto più piccoli. Tale modello si estende anche alle oasi della media valle dell'Amu Darya, l'antica Battriana. In seguito, in tutta la zona una crisi porta a un calo della popolazione, del livello tecnico e dei contatti a largo raggio (1800-1500 a.C. ca.), ma il modello insediativo mantiene i suoi caratteri e sfuma nell'età del Ferro antico (cultura di Yaz Depe, 1500-1000 e 1000-500 a.C. ca.) e poi nel periodo achemenide. Nel II millennio a.C. la sedentarizzazione si estende definitivamente alle zone più settentrionali. Nella bassa valle dello Zerafshan, nel secondo quarto del II millennio, compare la cultura di Zaman-Baba, con insediamenti formati da capanne semisotterranee circolari. In parte contemporanea (metà del II millennio ca.) è la cultura di Tazabagyab (tardo Andronovo), proveniente dal Nord e associata a popolazioni di allevatori e agricoltori. Questa cultura è diffusa anche nel delta dell'Amu Darya (Chorasmia), dove sono attestati sistemi di canalizzazione, prova di una totale sedentarizzazione; gli abitati sono formati da capanne rettangolari. Con l'inizio dell'età del Ferro anche in Ferghana (alta valle del Sir Darya) appaiono insediamenti permanenti. La cultura di Chust, che inizia dopo la metà del II millennio a.C., è caratterizzata da grandi insediamenti fortificati, con superficie fino a 25 ha, siti intermedi e villaggi di piccole dimensioni. Successivamente, si affermerà in maniera definitiva l'urbanizzazione, quando l'Asia Centrale meridionale entrerà a far parte dell'impero achemenide e le città ne diverranno la caratteristica saliente.
Iran:
P. Amiet, L'âge des échanges inter-iraniens, 3500-1700 avant J.-C., Paris 1986; M. Tosi, The Archaeology of Early State in Middle Asia, in OA, 25 (1986), pp. 153-86; F. Hole (ed.), The Archaeology of Western Iran, Washington 1987; Id., Chronologies in the Iran Neolithic, in O. Aurenche - J. Evin - F. Hours (edd.), Chronologies du Proche Orient - Chronologies in the Near East. Relative Chronologies and Absolute Chronology 16.000-4.000 B.P., Oxford 1987, pp. 353-81; M. Voight, Relative and Absolute Chronologies for Iran between 6.500 and 3.500 ca. BC, ibid., pp. 615-46; M. Voight - R.H. Dyson, The Chronology of Iran, ca. 8000-2000 BC, in R.W. Ehrich (ed.), Chronologies in Old World Archaeology, I, Chicago - London 1992, pp. 122-78; ibid., II, pp. 125-53; H. Wright, The Uruk States in Southwestern Iran, in G. Feinman - J. Marcus (edd.), Archaic States, Santa Fé 1998, pp. 173-97.
Asia Centrale:
P.L. Kohl, Central Asia. Palaeolithic Beginning to the Iron Age, Paris 1984; H.-P. Francfort, Fouilles de Shortughai. Recherches sur l'Asie Centrale Protohistorique, I-II, Paris 1989; P.L. Kohl, Central Asia (Western Turkestan), in R.W. Ehrich (ed.), Chronologies in Old World Archaeology, I, Chicago - London 1992, pp. 179-95; ibid., II, pp. 154-62; F.T. Hiebert, Origins of the Bronze Age Oasis Civilization in Central Asia, Cambridge (Mass.) 1994; B.A. Litvinskij, La Civilisation de l'Asie Centrale Antique, Rahden 1998.
di Ciro Lo Muzio
In queste regioni, caratterizzate da ampie fasce di territorio desertico e stepposo, lo sviluppo dell'urbanesimo ‒ ma anche di qualsiasi altra forma di vita comunitaria stanziale ‒ poté aver luogo nelle zone favorite da un sufficiente apporto di precipitazioni annue, oppure là dove vi fosse la possibilità di realizzare sistemi di irrigazione artificiale, mediante lo sfruttamento di corsi d'acqua o falde acquifere. Seppure con le riserve imposte da una documentazione archeologica ancora insufficiente, si può affermare che l'urbanizzazione dell'Iran rivela, nel corso dei secoli, un'evidente tendenza centrifuga, la quale ebbe come conseguenza una marcata differenziazione regionale; la rete degli insediamenti segue direttrici disposte per lo più ai margini della regione centrale, montuosa e desertica: il settore sud-occidentale e occidentale (dal Fars all'Azerbaigian), la fascia pedemontana dell'Elburz fino al Khorasan, il settore sud-orientale (Sistan). In Asia Centrale è l'oasi fluviale il contesto ambientale più favorevole all'insediamento umano e alla nascita della città. Aree privilegiate furono il bacino dell'Amu Darya (in particolare le valli dei suoi affluenti di destra e di sinistra, che solcano l'antica Battriana e la zona del delta, corrispondente all'antica Chorasmia, dove assai per tempo si sviluppò un'estesa rete di canali artificiali), le oasi disseminate lungo i fiumi Tejen (culla della più antica urbanizzazione della regione), Murghab, Kashka Darya e Zerafshan, la valle del Ferghana, ricca di acque, e, seppure in maniera marginale, il bacino del Sir Darya, ai confini delle steppe nomadiche. Diversamente dall'Iran, in questa regione i sistemi insediativi, le reti irrigue e l'urbanesimo sono stati oggetto di estese indagini archeologiche e studi approfonditi. La nascita della città nell'Iran antico è fenomeno correlato al processo di urbanizzazione che ebbe come epicentro la Mesopotamia dell'età del Bronzo (III millennio a.C.). Susa, una delle capitali dell'Elam e testa di ponte della civiltà urbana vicino- orientale, fu, al contempo, punto di partenza di un processo di colonizzazione che avrebbe dato vita ad insediamenti urbani in aree più o meno distanti del territorio iranico, come Anshan (Tall-i Malyan), Siyalk, Tepe Yahya, Shahr-i Sokhta. Anche i vasti siti del Turkmenistan, Namazga Depe e Altin Depe, (periodo Namazga V, 2500-2100 a.C.), che segnano l'apice di una tradizione di insediamenti protourbani che affonda le radici nel Neolitico e conosce un ininterrotto sviluppo nel corso del Calcolitico, possono essere assimilati alla sfera dell'urbanizzazione vicino-orientale. La presenza di un'importante città harappana, Shortugai (Shortugai I-II, 2200- 1700 a.C.), nell'Afghanistan nord-orientale, testimonia, invece, della tendenza espansionistica della civiltà della valle dell'Indo, mirante al controllo e allo sfruttamento di risorse e vie commerciali lontane. In Iran, dopo il 2800 a.C., tramonta l'egemonia della Susiana e con essa città come Siyalk e Malyan, che ne avevano costituito l'espressione; tuttavia, il processo di urbanizzazione continua, investendo altre aree (versante settentrionale dell'Elburz, area di Shahdad). Alcuni caratteri degli insediamenti suggeriscono l'esistenza di sistemi protostatali oramai al loro apice: gerarchia insediamentale ben articolata; capitali di vaste dimensioni (Shahr-i Sokhta: 100 ha); presenza di complessi monumentali (Terrasse Haute a Turang Tepe, Monument Massif a Mundigak, alta valle dell'Hilmand); aree specializzate sia dal punto di vista urbanistico che industriale (queste ultime nelle città o in villaggi vicini); commercio a vasto raggio; produzioni di beni di lusso per l'élite. Tali sistemi sembrano entrare in crisi dal 2300 a.C.: le capitali si riducono di dimensione oppure vengono abbandonate ed intere regioni sembrano spopolarsi; tra le cause si annoverano l'eccessivo incremento demografico, i cambiamenti climatici e, non ultimo, l'inquinamento urbano (accumulo di rifiuti e contaminazione delle acque). Nel II millennio a.C., periodo oscuro per gran parte dell'Iran, strutture protostatali sembrano sopravvivere solamente in Susiana e nel Fars. Alla fine del II - inizi del I millennio a.C. nuove entità protostatali si delineano nell'Iran nord-occidentale, ma con un modello urbano peculiare (esemplificato dai centri di Hasanlu e Marlik), in cui le capitali, di piccole dimensioni, sembrano identificarsi esclusivamente con la sede del potere e con gli edifici religiosi e amministrativi connessi. Anche in Asia Centrale (Namazga Depe, Altin Depe) il primato della città, quale centro unico dell'amministrazione, della produzione primaria e dell'artigianato, entra in crisi già negli ultimi secoli del III millennio a.C. La riorganizzazione del modello insediativo, caratterizzato dalla dispersione della popolazione in piccoli villaggi all'interno di un'oasi (prima metà del II millennio a.C.), non sembra tuttavia comportare una decadenza della produzione artigianale, né tanto meno un calo di efficienza delle reti irrigue. Con l'eccezione di Gonur Depe, nel delta del Murghab (antica Margiana), unico significativo sito urbano dell'epoca, i nuovi centri del potere politico, religioso ed economico sono gli insediamenti fortificati, di minore estensione, riportati alla luce nell'areale interessato da questa cultura: Togolok 21 (Margiana), Jarkutan, Sapalli Tepe, Dashli (Battriana). Nel corso dell'età del Ferro (prima metà del I millennio a.C.) isolati centri urbani (con cittadella e, a volte, fortificati) si svilupparono in Margiana (Yaz Depe, Elken Depe), nel Dahistan (Madau Depe, Izat Kuli), in Battriana (Kizil Tepe) e nel Ferghana (Dalverzin). È verosimile che la successiva fase di consistente sviluppo urbano sia stata per l'Iran l'epoca achemenide (VI-IV sec. a.C.), che, tuttavia, è ancora insufficientemente rischiarata dall'archeologia. Le sedi del potere imperiale erano Susa ed Ecbatana (già capitale dei Medi, archeologicamente pressoché inesplorata); Persepoli ebbe grande importanza simbolica e forse fu centro amministrativo regionale, ma l'unico autentico insediamento urbano achemenide sinora scavato è Dahan-i Ghulaman, nel Sistan. Le diverse città di cui si fa menzione nelle tavolette in elamitico rinvenute nella Tesoreria di Persepoli non sono state ancora ritrovate o identificate. Si deve tuttavia presumere che questa dinastia, ispirandosi a modelli vicino-orientali, abbia gettato le basi del sistema insediativo urbano (e delle reti idriche) successivamente portato a compimento dai Sasanidi. Non vi sono dati sufficienti per ipotizzare che l'urbanizzazione achemenide abbia direttamente interessato le regioni dell'Asia Centrale, a parte i tentativi di dare riscontro archeologico alla città fondata da Ciro il Grande a sud dello Iaxartes (Sir Darya), Cyreschata; precedentemente identificata con il sito di Ura Tyube, essa è ora localizzata più a nord, a Nur Tepa, nella zona di Kurkat, toponimo quest'ultimo che si suppone derivato da un antico Kuru(š)-kaθa, "fondazione di Ciro". Nel sito di Afrasiab (odierna Samarcanda) sono stati rinvenuti resti della cinta difensiva e di strutture murarie della città pregreca (nota dalle fonti come Maracanda), ma la loro attribuzione agli inizi dell'epoca achemenide ha valore puramente cronologico. Al VII-VI sec. a.C. si data la singolare tipologia insediativa delle "città dalle mura abitate" (Kyuzeli Gir, Kalali Gir), per il momento attestata solo in Chorasmia. Si è pensato che esse assolvessero la funzione di vasti "recinti" per il bestiame, ma, essendo tali fortezze situate su alture che dominavano determinati settori della rete di canalizzazione, non è improbabile una loro connessione con il controllo del sistema di irrigazione; le due ipotesi potrebbero non escludersi vicendevolmente, tenuto conto che queste "città" sorgevano in un'area di interferenza tra le steppe nomadiche e il mondo agricolo. Le fonti classiche attribuiscono ad Alessandro Magno e ai suoi successori la fondazione di decine di città in area iranica e centroasiatica. Tuttavia, se in Asia Centrale l'urbanizzazione ellenistica ha ricevuto importanti conferme archeologiche, soprattutto in Battriana (Ai Khanum), in Iran la documentazione resta assai modesta. È difficile stabilire di volta in volta se le diverse Alessandrie, Seleucie ed Antiochie menzionate dai testi siano da interpretare come nuove fondazioni urbane, come quartieri militari e amministrativi greci sorti nei pressi di insediamenti indigeni o, più semplicemente, come rifondazioni di città preesistenti. È tuttavia evidente che durante la dominazione greca fu compiuto un notevole sforzo di colonizzazione, di cui si intese accrescere l'efficacia con l'insediamento di popolazione greca e macedone, mirante a consolidare i precari legami delle regioni orientali con l'ecumene ellenistica. Non tutte le città menzionate dagli autori antichi sono state identificate con certezza. In Iran l'urbanizzazione greca interessò principalmente la Susiana e la Media. L'ubicazione esatta di Alessandria di Carmania, da localizzare verosimilmente nell'Iran sud-occidentale, non è stata stabilita; Seleucia sull'Eulaios corrisponde all'antica Susa; Seleucia sull'Edifonte, in Susiana, non è stata ancora identificata; Laodicea di Media, fondata da Antioco I, è ricoperta dalla moderna Nihavand. Ad Alessandria d'Arachosia (Kandahar) i Greci si insediarono entro le mura della città preesistente; lo stesso si ritiene sia avvenuto ad Alessandria del Caucaso (Begram). Alessandria Margiana (poi Antiochia Margiana) si identifica con il sito di Merv. Alessandria Ultima (poi Antiochia di Scizia) fu fondata dove sorge l'attuale Khojend (Tajikistan settentrionale), a protezione del confine nord-orientale dalle invasioni dei nomadi. La denominazione di Alessandria Oxiana potrebbe applicarsi tanto ad Ai Khanum quanto a Termez, entrambe situate sulle rive dell'Amu Darya (Termez è ubicata sul più agevole punto di attraversamento del fiume), ma nessuno dei due siti ha fornito elementi che consentano di datarne la fondazione all'epoca di Alessandro (Ai Khanum sarebbe sorta intorno al 300 a.C.). Ricordiamo infine che la presenza greca a Samarcanda (Afrasiab) ha oramai ricevuto soddisfacenti riscontri archeologici. Il carattere frammentario dei dati archeologici disponibili sull'epoca degli Arsacidi (III sec. a.C. - III sec. d.C.) non consente di valutare l'apporto di questa dinastia alla storia dell'urbanizzazione dell'Iran. Escludendo l'area mesopotamica, che con le città di Hatra, Assur e Seleucia sul Tigri costituiva il fulcro dell'impero, le aree in cui sono stati individuati e, più raramente, indagati insediamenti urbani di epoca partica sono la regione d'origine della dinastia, la Parthia (Nisa), la regione a sud-est del Mar Caspio (Shahr-i Qumis, Gabri Qala, Dasht-i Qala), il Sistan (Qala-i Sam) e il Kurdistan (Qala-i Yazdgird); numerosi insediamenti di epoca partica sono stati individuati anche nella valle di Kangavar. Nelle regioni orientali dell'Asia ellenizzata, dopo la caduta del regno greco-battriano (150 a.C. ca.), un nuovo vigoroso sviluppo urbano, alimentato dalla crescente importanza dell'artigianato e dei commerci internazionali, si registra con i Kushana (I sec. d.C. - III sec. d.C.). È la Battriana a fornirne le testimonianze più significative (Dalverzin Tepe, Zar Tepe, Key Kobad Shah, Shahr-i Nau, Garav Kala). Importanti centri urbani si svilupparono nei primi secoli della nostra era anche in altre regioni centroasiatiche, come la Chorasmia (Toprak Kala, metà IIIII sec. d.C.) e il Chach (Kanka). Con il regno dei Sasanidi (III-VII sec. d.C.), l'urbanesimo iranico preislamico riceve il massimo impulso. La fondazione di nuove città era una delle prerogative prioritarie dei sovrani di questa dinastia, anche se in molti casi dovette trattarsi, come in epoca ellenistica, di rifondazioni (a volte con il semplice conferimento di un nuovo nome) o di ampliamenti e riorganizzazioni di centri urbani preesistenti. Tuttavia, accanto ad Ardašir-Xwarrah (Firuzabad) e Weh Ardašir (Ctesifonte), fondate dal primo sovrano della dinastia, Ardashir I (224-241),Weh-Šābuhr (Bishapur) e Weh- Andiyōk-Šābuhr (Jund-i Shapur), fondate da Shapur I (241- 272; nel nome della seconda è presente il riferimento alla deportazione dei cittadini di Antiochia) ed Ēran-xwarrah-Šābuhr (Iwan-i Karkha), la "nuova Susa" di Shapur II (309-379), numerose fondazioni regali menzionate dalle fonti (numismatica, sfragistica, epigrafia, testi letterari) attendono ancora di essere identificate. Regioni privilegiate dello sviluppo urbano furono ancora una volta le aree occidentali e sud-occidentali dell'Iran, dove peraltro sorgevano città di antico prestigio, che rimasero anche con i Sasanidi importanti centri politici e amministrativi (Ctesifonte/Seleucia sul Tigri ed Ecbatana); gli sforzi della dinastia si indirizzarono però, come sappiamo dalle fonti scritte, anche verso la parte orientale dell'impero (Khorasan) e ai Kushano-sasanidi (230-360 ca.) viene attribuita, seppure esclusivamente in base alla ceramica di superficie, la città battriana di Qala-i Zal (Afghanistan settentrionale). Diversi studiosi concordano nell'affermare che il IV sec. d.C. rappresentò per la cultura urbana dell'Asia Centrale un periodo di crisi, cui in parte contribuì l'invasione dei Chioniti, ma nel secolo successivo ebbe luogo nella regione, soprattutto in Sogdiana, una nuova fioritura dell'urbanesimo, alimentata verosimilmente da una consistente ripresa dei traffici commerciali. La regolarità che caratterizza le nuove fondazioni di Penjikent, Paykend e, probabilmente, Bukhara ‒ in particolare l'impianto viario ortogonale e la pianificazione degli isolati, che sembrano governati da un sistema modulare ‒ potrebbe essere derivata, come vuole una recente ipotesi, da modelli sasanidi (Bishapur, Jund-i Shapur e Iwan-i Karkha).
R. Biscione, The Crisis of Central Asia Urbanization in the 2ⁿd Millennium B.C. and Villages as an Alternative System, in J. Dehayes (ed.), Le Plateau iranien et l'Asie centrale, des origines à la conquête islamique, Paris 1977, pp. 113-27; G.A. Košelenko (ed.), Drevnejšie gosudarstva Kavkaza i Srednej Azii [I più antichi stati del Caucaso e dell'Asia Centrale], Moskva 1985; X. de Planhol, s.v. Cities, in EIran, V, 1992, pp. 603-07; D. Huff, Villes, in Splendeur des Sassanides (Catalogo della mostra), Bruxelles 1993, pp. 56-57; H.-P. Francfort, Fondations de Bactriane et de Margiane protohistorique, in S. Mazzoni (ed.), Nuove fondazioni nel Vicino Oriente antico: realtà e ideologia, Pisa 1994, pp. 269-97; P. Bernard, Le città fondate da Alessandro in Asia Centrale, in Alessandro Magno. Storia e mito (Catalogo della mostra), Roma 1995, pp. 97-103; Y.A. Zadneprovsky, Early Urban Developments in Central Asia, in Iran, 33 (1995), pp. 155-59; P. Bernard, Maracanda-Afrasiab colonie grecque, in La Persia e l'Asia Centrale da Alessandro al X secolo. Atti del Convegno (Roma, 9-12 novembre 1994), Roma 1996, pp. 331-65; F. Grenet, Crise et sortie de crise en Bactriane- Sogdiane aux IVe-Ve siècles: de l'héritage antique à l'adoption de modèles sassanides, ibid., pp. 367-90; B.A. Litvinsky (ed.), History of Civilizations of Central Asia, III. The Crossroads of Civilizations: A.D. 250 to 750, Paris 1996; S. Salvatori - M. Tosi, Postscriptum: Some Reflections on Shahdad Archaeological Excavation of a Bronze Age Center in Iran, Rome 1997, pp. 121-38; J.-Cl. Gardin, Prospections archéologiques en Bactriane orientale (1974-1978). 3, Description des sites et notes de synthèse, Paris 1998.
di Ciro Lo Muzio
L'evoluzione della città iranica preislamica, che ha inizio in età protostorica, è stata finora solo in parte rischiarata dalla ricerca archeologica. La frammentarietà e la discontinuità della documentazione rende arduo il tentativo di ricostruire le linee di sviluppo delle tipologie di insediamento urbano e delle loro componenti specifiche: per determinate epoche (protostorica, achemenide) disponiamo di testimonianze di estremo interesse, ma isolate, dunque inadatte a generalizzazioni che vadano al di là di un ambito regionale; per altre (partica e sasanide) è noto un numero ben più consistente di insediamenti urbani, gran parte dei quali, tuttavia, attende ancora un'esplorazione sistematica; per altre ancora, soprattutto quella ellenistica, la documentazione archeologica permane decisamente lacunosa. Esempio emblematico di città medio-orientale dell'età del Bronzo, Shahr-i Sokhta (3200-2100 a.C.) mostra un impianto articolato in tre settori principali, differenziati su base funzionale: Zona Residenziale Est, Quartieri Centrali e Zona Nord-occidentale. Complessi abitativi raggruppati in isolati secondo uno schema piuttosto regolare sono stati individuati nei primi due settori citati; resti di strutture monumentali, di cui tuttavia non è stato possibile precisare la funzione, sono stati messi in luce nei Quartieri Centrali e nella Zona Nord-occidentale. Nella dislocazione periferica (parte nord-occidentale) del quartiere degli artigiani (ceramica, metalli, lapislazzuli), imposta da esigenze connesse ai processi di lavorazione, la città rivela un elemento tipico di questa fase dello sviluppo dell'urbanesimo vicino-orientale. Una marcata regolarità planimetrica è riscontrabile, nei diversi settori della città, sia nei singoli edifici, sia nell'orientamento di edifici diversi, anche distanti tra loro, in genere basato sul principio dell'ortogonalità; manca tuttavia un sistema di allineamenti unitario che governi l'intero impianto urbano, sviluppatosi per gradi nel corso di circa un millennio. Si constata infine una marcata bipartizione del territorio urbano tra la metà nord-orientale, dove sono situati i tre settori principali, e quella sud-occidentale, priva di strutture significative e riservata alla necropoli. Shahr-i Sokhta cessa di esistere intorno alla fine del II millennio. Ritroveremo nella stessa regione, ma dopo ben quindici secoli, l'unica importante testimonianza dell'urbanistica achemenide: Dahan-i Ghulaman. Non si hanno, infatti, evidenze significative di centri urbani nel corso dell'età del Ferro, come pure in epoca meda, ché come tali non possono essere considerati gli insediamenti, seppur di grande interesse, ascritti alla dinastia che precedette quella achemenide (Nush-i Jan, Godin Tepe); a Hamadan, che copre le rovine della capitale dei Medi, Ecbatana, città di pianta circolare (Hdt., I, 98), l'indagine archeologica ha preso avvio solo in tempi recenti. Diversamente da Pasargade, Susa e Persepoli, che non furono autentiche città, ossia centri urbani polifunzionali, quanto piuttosto impianti regali limitati alla funzione amministrativa e cerimoniale, Dahan-i Ghulaman (VI-V sec. a.C.), probabile capitale regionale, presenta le caratteristiche di un vero insediamento urbano. Il suo impianto regolare, che deriva evidentemente da un piano unitario, rivela spazi nettamente distinti da un punto di vista funzionale: un settore dedicato al culto, un'area cerimoniale civile, un settore amministrativo (includente una vasta sala per udienze e una tesoreria), un quartiere residenziale e, all'estremità orientale del sito, un'area artigianale. Della rete idrica che approvvigionava l'insediamento delle acque del fiume Hilmand si sono conservati due canali, che, incrociandosi, attraversavano ortogonalmente il sito. Le fonti classiche riferiscono di numerose città fondate o ulteriormente sviluppatesi nel periodo della dominazione seleucide in Iran, ma l'archeologia non ne ha finora fornito alcun concreto riscontro; l'unica significativa testimonianza di fondazione urbana ellenistica ad est del Tigri resta, per il momento, la battriana Ai Khanum. Relativamente limitati, e in genere frammentari, sono i dati archeologici sull'urbanistica d'epoca arsacide. A tutt'oggi i risultati più consistenti sono probabilmente quelli conseguiti nella terra d'origine della dinastia, la Parthia, situata oltre gli attuali confini nord-orientali dell'Iran. L'impianto di Nisa Nuova (II sec. a.C.), prima capitale arsacide, si articola nei tre elementi che saranno tipici dell'urbanistica centroasiatica: una cittadella (4 ha) in posizione elevata, la città bassa e un'area suburbana; ciascuno di questi settori era difeso da un muro. Il sito non è stato oggetto di indagini sufficienti a chiarirne la topografia, tuttavia si suppone una suddivisione interna in quartieri abitati da gruppi sociali diversi. Nella parte nord-orientale è stata rinvenuta la necropoli dell'aristocrazia arsacide, mentre nella non lontana Nisa Vecchia è stato individuato il fulcro religioso e di rappresentanza della dinastia (edifici monumentali di carattere cultuale e funerario). Nella stessa regione si segnala, per la regolarità dell'impianto, un insediamento presso Gök Depe: cinta muraria di pianta pressoché quadrata (200 m di lato), orientata secondo i punti cardinali, con accesso al centro del lato sud; area interna suddivisa in quattro settori da due vie maggiori incrociate ad angolo retto; complesso di edifici con probabile funzione amministrativa nell'angolo sud-ovest; area suburbana (21 ha) racchiusa da un'ulteriore cinta muraria quadrangolare. Dei numerosi siti attribuiti all'epoca dei Sasanidi (III-VII sec. d.C.), soltanto alcuni sono stati oggetto di indagine archeologica, spesso limitata all'analisi di singole strutture monumentali. Con la sua singolare topografia (pianta circolare, area urbana suddivisa in settori concentrici da mura interne, rete viaria radiale), Ardašir- Xwarrah (Firuzabad) presumibilmente riflette le concezioni politiche e cosmologiche del suo fondatore, Ardashir I (224-241 d.C.). Il settore centrale ospitava edifici ufficiali e religiosi, tuttavia la residenza del sovrano è stata identificata nel separato, seppur non lontano, complesso palaziale di Qala-i Dukhtar. È interessante rilevare che lo schema radiale si prolungava ben al di là dei limiti urbani, determinando una altrettanto precisa parcellizzazione dei terreni agricoli circostanti. Ricerche recenti consentono di attribuire allo stesso sovrano la fondazione di una città a pianta circolare (ma con impianto interno ortogonale) che, a lungo identificata con Ctesifonte, capitale arsacide, aveva alimentato l'ipotesi di un'origine partica di questa tipologia urbana. La città, che sembra non presenti strutture anteriori all'epoca sasanide, viene ora identificata con Weh Ardašir; anche in questo caso la residenza regale era situata al di fuori della cerchia urbana (palazzo di Taq-i Kisra). L'origine partica della città con perimetro circolare appare oggi poco credibile: la stessa cinta muraria circolare di Darabjird, di presunta epoca partica, fu in realtà costruita non prima dell'VIII sec. d.C.; la pianta originaria era triangolare. Per altre importanti fondazioni sasanidi fu adottato un modello urbanistico diverso, caratterizzato da pianta quadrangolare e impianto interno ortogonale, di presunta derivazione romana. La sede del sovrano o delle autorità locali, inglobata nell'area urbana, si configura come cittadella fortificata. Bishapur, fondata da Shapur I (241-272), è una città rettangolare dalla regolare planimetria a scacchiera; due arterie maggiori ortogonali si incontravano nel centro del sito, marcato da un monumento celebrativo; gli edifici ufficiali erano raggruppati nell'area nord-orientale, che aveva il suo fulcro in una costruzione cupolata di probabile destinazione cultuale. Un tracciato viario ortogonale è riconoscibile anche a Jund-i Shapur e ad Iwan-i Karkha. Quest'ultima era suddivisa in tre settori da due muri trasversali; il settore terminale quadrato si presume ospitasse un complesso palaziale.
Estrema propaggine orientale della civiltà mesopotamica, il Turkmenistan meridionale è lo scenario del più rilevante fenomeno di urbanizzazione della protostoria centroasiatica. In particolare, nell'età del Bronzo, che di tale processo segna la tappa più importante, alcune delle città sorte in epoche precedenti raggiungono notevole estensione: Namazga Depe, che dà il nome alla lunga sequenza culturale della regione, copriva circa 50 ha, mentre Altin Depe ne copriva 26. Quest'ultima tocca l'apice del suo sviluppo tra il 2500 e il 2100 a.C. (periodo Namazga V), ed è stata oggetto di indagini più estese, che hanno messo in luce una complessa fisionomia urbana. La sede dell'autorità politica e religiosa (che include una struttura del tipo ziqqurrat e un presunto sepolcro sacerdotale) è stata individuata nella parte sud-orientale; quartieri residenziali sono stati identificati nella parte occidentale e in alcune aree centrali. Come a Shahr-i Sokhta, gli artigiani avevano le loro botteghe (e le loro dimore) in quartieri periferici: laboratori ceramici nella parte nord, officine del rame a sud e, poco distante, un'area adibita all'immagazzinamento e alla lavorazione dei cereali. Ad Altin Depe le sepolture erano praticate all'interno dell'area urbana, forse in zone momentaneamente abbandonate; a seconda dei quartieri (e dei gruppi sociali di appartenenza), le tombe denotano tipologie e rituali differenti. Nell'età del Ferro (prima metà del I millennio a.C.) si delinea in maniera evidente la fisionomia della città centroasiatica, dotata di fortificazioni, spesso di pianta quadrangolare, e di una cittadella chiaramente distinta dal resto dell'insediamento. I centri più rappresentativi sono stati indagati in Margiana (Elken Depe e Yaz Depe, quest'ultima non fortificata), nel Dahistan (Madau Depe e Izat Kuli, con cittadella fortificata in posizione centrale), in Battriana (Kizil Tepe) e nel Ferghana (Dalverzin). Tipologia affatto diversa, e di destinazione non ancora definitivamente chiarita, è invece quella delle "città dalle mura abitate", che compaiono in Chorasmia intorno al VI-IV sec. a.C. (Kyuzeli Gir, Kalali Gir). Una cinta muraria di pianta rettangolare o approssimativamente triangolare racchiudeva un'area di notevole estensione (Kalali Gir: 1000 × 700 m) ma quasi del tutto priva di costruzioni, fatta eccezione per la presenza, in entrambi i siti, di un edificio di presunta funzione palaziale (nel caso di Kalali Gir si pensa alla residenza di un governatore achemenide), mentre l'interno delle cortine murarie ‒ e qui risiede la peculiarità di questi insediamenti ‒ era suddiviso in file di ambienti con funzione, si suppone, abitativa. Testimonianza tangibile della presenza greca in Asia Centrale, Ai Khanum (III - metà II sec. a.C.) si sviluppa in una vasta area triangolare. Nella parte più elevata (sud-est) dell'acropoli era situata la cittadella; la città bassa, di pianta approssimativamente rettangolare e delimitata sul lato sud-orientale dalla via principale, trova il suo elemento di maggiore risalto nell'imponente costruzione quadrata del "palazzo", affiancato da altri importanti edifici pubblici (tesoreria, arsenale, ginnasio), religiosi e commemorativi; abitazioni sono state riportate alla luce in diverse zone della città e anche in area suburbana. È probabile che l'archeologia debba ancora svelare la portata effettiva dell'impatto ellenistico sull'evoluzione della città centroasiatica; è certo, invece, che nei secoli successivi, in particolare durante il regno dei Kushana (I-III sec. d.C.), e anche in quelle aree che verosimilmente non furono dominate da questa dinastia, l'urbanesimo tocca livelli ineguagliati nell'intera storia dell'Asia Centrale, sia per il numero, sia per le dimensioni dei centri urbani. La città di questo periodo, in genere di pianta rettangolare o approssimativamente quadrata, consta di tre componenti essenziali: l'ark (la cittadella, che spesso si sviluppa da un insediamento di epoca ellenistica), lo šahristān (la città bassa) e il rabad (il suburbio). La cittadella, cinta di mura, ne occupa di frequente uno degli angoli (Dalverzin Tepe, Toprak Kala), o più di rado il centro (Dilberjin). Zar Tepe, in Battriana, ha rivelato un impianto accuratamente pianificato. Di pianta quadrata, con cittadella in posizione angolare, la città è attraversata da una via centrale larga circa 10 m; nel suo centro sorgeva un edificio palaziale, di fronte al quale era un quartiere residenziale suddiviso in grandi blocchi (600-800 m² ciascuno). La regolarità dell'impianto viario e della ripartizione dei diversi complessi funzionali è particolarmente degna di nota a Toprak Kala (II-III sec. d.C.), in Chorasmia, se si tiene conto della sua eccentricità rispetto alle aree toccate dall'Ellenismo. Un'arteria centrale suddivide longitudinalmente la città in due parti di uguali dimensioni, ciascuna delle quali si compone di cinque isolati rettangolari, definiti da una rete di vie secondarie; nell'angolo nord-occidentale è il più imponente e articolato complesso palaziale dell'Asia Centrale preislamica. Un altro palazzo è stato scavato al di là della cinta muraria. Per lo studio dei quartieri artigianali, le più consistenti fonti di informazioni sono rappresentate da Dalverzin Tepe, in Battriana (botteghe per la produzione della ceramica e del vino), e da Gyaur Kala, in Margiana (Quartiere dei Mugnai e Quartiere dei Metallurgici). Il periodo successivo alla caduta dei Kushana sembra segnare una battuta d'arresto nell'evoluzione della città centroasiatica; l'unica significativa eccezione è rappresentata da Erkurgan, nella valle del Kashka Darya, che in questo periodo (IV-V sec. d.C.) raggiunge dimensioni ragguardevoli (34 ha) ed è dotata di impianti monumentali civili e religiosi; tra questi il presunto dakhma, edificio funerario zoroastriano deputato al rito dell'esposizione dei cadaveri, situato al di fuori della cinta muraria. È a quest'epoca, tuttavia, che risale la fondazione o l'accrescimento ‒ con conseguente riorganizzazione urbanistica ‒ di importanti centri (Penjikent, Paykend, Afrasiab, Varakhsha), il cui massimo rigoglio si colloca alla vigilia della conquista islamica (VII-VIII sec.). Benché ne siano stati riscontrati indizi anche in altri siti, il modello evolutivo è emerso con particolare chiarezza a Penjikent, città sorta intorno al V secolo, cinta di mura e con la consueta bipartizione in cittadella (che mostra tracce di occupazioni precedenti) e šahristān. Tra la fine del V e gli inizi del VI secolo, a seguito di un considerevole accrescimento dell'area urbana, si determina una struttura tripartita i cui elementi costitutivi sono la cittadella (il palazzo di Devashtich), il vecchio šahristān e un nuovo šahristān, ossia un'estensione della città bassa che ingloba, in una nuova cinta muraria, il preesistente suburbio. È interessante constatare che l'originaria cinta muraria, che separa i due šahristān, viene conservata fino alla fine del VII secolo. Nei decenni che precedono la conquista araba (722) la superficie urbana non subisce ulteriori ampliamenti e il massiccio aumento della popolazione che si verifica in questo periodo trova riflesso nel sensibile infittirsi dell'edilizia e nella diffusa presenza di edifici a due o tre piani. Alla medesima epoca data il piccolo mercato individuato nella parte nord-est della città; oltre la cinta muraria, verso est, per un'estensione di 1 km circa, sorgevano residenze fortificate isolate.
Iran:
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di Pierre Leriche
La distinzione tra città fortificate e fortezze non può basarsi, come invece accade di solito, su un criterio di ordine meramente dimensionale, dal momento che esistono città fortificate di grandezza nettamente inferiore rispetto a quella di certi campi militari. È piuttosto il tipo di occupazione interna che caratterizza l'insediamento: mentre una città fortificata presenta un abitato, una rete viaria e funzioni specifiche (amministrativa, commerciale), fra le quali non può comunque mancare quella militare, la fortezza è interamente destinata a quest'ultima. Alcune città, fondate in epoca ellenistica, nacquero con una funzione militare dominante, per controllare un territorio, difendere una frontiera o creare una testa di ponte in territorio nemico. Cessata questa funzione, scompariva a volte anche la città, perché inadeguata a far fronte alla realtà della vita economica o anche semplicemente a quella quotidiana, o perché circondata da un ambiente troppo ostile, per la presenza di una frontiera o di una guerra (Ai Khanum). Per contro, è frequente il caso di insediamenti militari che, dopo uno o due secoli, si svilupparono e si trasformarono (o vennero trasformati) in città, senza tuttavia perdere per questo la loro funzione militare. Le tecniche di fortificazione di tutti questi insediamenti rispondevano, in linea di massima, agli stessi principi, con l'eccezione delle mura urbane, spesso contrassegnate da caratteri specifici, in cui si rifletteva l'immagine che la città aveva di se stessa o che voleva proiettare all'esterno. Le informazioni di cui disponiamo sono tuttavia ancora parziali: esse provengono soprattutto dalla Battriana del Nord e dalla Sogdiana, una delle zone meglio conosciute in quest'area.
In Iran, nella regione della Susiana, Susa e Anshan (Tall-i Malyan) conobbero in questo periodo un importante sviluppo, ma nulla si sa del loro sistema difensivo. L'Asia Centrale, al contrario, offre l'immagine di un'area di civiltà urbana, sviluppatasi fin dall'inizio dell'età del Bronzo, come è attestato dal sito di Kelleli I (Murghab), chiuso entro un rettangolo fortificato. Poco dopo si svilupparono l'oasi di Merv e la Battriana, sotto l'influenza della Mesopotamia-Elam. Sapalli Tepe, ad esempio, era una fortezza quadrata dalle mura a doppia galleria e torri ovali; nella più tarda Jarkutan, circondata da una vasta cinta muraria con larghi bastioni piatti e dominata da una cittadella ridotta, mura poderose, provviste di una torre più larga che aggettante, rimpiazzarono un sistema difensivo anteriore con massicce torri prominenti. Tutte queste città subirono un generale declino alla fine del II millennio a.C., da porre probabilmente in relazione con le migrazioni dei popoli nomadi.
In Iran, Ecbatana (Hamadan), capitale del regno medo, non ha potuto essere scavata e le mura di Susa sono mal conosciute. In Asia Centrale, la sola cinta muraria urbana che ha potuto essere oggetto di studio è quella di Erk Kala a Merv, capitale della Margiana, sorta nel VII sec. a.C. Le mura, con un tracciato circolare di 500 m circa di diametro, furono erette su una poderosa piattaforma di terra battuta, alta 8 m. Le mura in pisé, spesse 7 m alla base e 5 m alla sommità, rientrano di 3,5 m rispetto allo zoccolo e presentano le due facce inclinate; non sappiamo invece che aspetto avesse la parte superiore di quest'opera muraria.
In Iran, le uniche mura conosciute sono quelle, spesse e realizzate in mattoni crudi, delle residenze reali di Pasargade e Persepoli; esse comprendono una galleria, delle torri poderose poco aggettanti, con doppia fila di feritoie e un coronamento di merli a gradini, mentre le mura che circondano altri siti sono più sottili, con torri più piccole e piene e sporti difensivi. A Susa, le mura della città reale formano un possente spalto a cremagliera (lo spessore alla base misura 20 m). L'ingresso monumentale è a tenaglia, come in Fenicia- Palestina. Infine, secondo le fonti, Ecbatana era circondata da sette linee di mura, dipinte in colori differenti. In Asia Centrale, ogni oasi era dominata da almeno una grande città, spesso di forma circolare e munita di cittadella. In Margiana, le mura di Erk Kala furono ricostruite senza cambiamenti nella planimetria, ma con uno spessore considerevole (15 m) e una scarpa assai pronunciata. La Battriana era dominata dalla città di Bactra, la cui cinta muraria, un cerchio di più di 1 km di diametro, racchiude una cittadella a sud-est. Emshi Tepe, capitale regionale con un diametro di 350 m, risponde alla stessa tipologia. La Sogdiana si distingue per l'ampiezza dei suoi insediamenti urbani. Samarcanda era una grande città a pianta approssimativamente triangolare, che si ergeva su una piattaforma di löss alta una ventina di metri. Una spessa muraglia in mattoni su uno zoccolo di pisé segue per 5 km il bordo della piattaforma, inglobando la cittadella e senza dubbio il palazzo; essa era rischiarata da feritoie sagittali, ma la difesa si gestiva dalla sommità. Più a ovest, Erkurgan, quadrilatero di 1 km di lato, possedeva anch'essa una cittadella a nord.
In Iran non è stata scoperta alcuna città fortificata di epoca ellenistica; si sa tuttavia che la Media era circondata da una cintura di città greche che dovevano, secondo il sistema preconizzato da Alessandro, "proteggerla contro i Barbari che la circondano" (Pol., X, 27). Sfortunatamente, come già a Ecbatana, tutti i siti di quest'epoca sono coperti da una lunga sedimentazione di costruzioni e di strati di occupazione. L'Asia Centrale, dove si vanno scoprendo capitali e città di media importanza, offre un terreno di studio più favorevole. In epoca ellenistica furono riutilizzate le difese eventualmente preesistenti, sottoposte all'occorrenza a interventi di rifacimento, che non ne mutavano tuttavia la struttura originaria. Tre capitali furono considerevolmente ingrandite, lasciando alla città antica il ruolo di cittadella. A Merv la città nuova, un vasto quadrilatero di 1,5 km di lato, era circondata da una spessa muraglia di mattoni crudi, con bastioni angolari. A Bactra fu eretto un nuovo rettilineo di mura a 1,5 km dalla cittadella, ma le ricerche sin qui condotte non hanno potuto identificarvi la fase greca. A Erkurgan, la città si munì di due cinte murarie concentriche, dal tracciato irregolare, che raddoppiavano la sua superficie. Le caratteristiche dell'architettura difensiva della regione sono state messe chiaramente in luce ad Ai Khanum (Battriana orientale), grande città che misura da 1 a 1,5 km di lato, fondata alla confluenza dell'Oxus e del Kokcha all'inizio del periodo ellenistico e abbandonata verso il 145 a.C. Il tracciato delle mura ricalca fedelmente il corso dei fiumi e il bordo di un'alta piattaforma, all'estremità della quale sorge la cittadella. Sul lato che guarda verso la pianura si estende una possente muraglia rettilinea, protetta da un fossato. Le cortine hanno uno spessore minimo di 8 m e le torri, quadrate e piene, misurano in facciata 19 m; la porta è possentemente difesa. Le fortificazioni subirono quattro importanti interventi ricostruttivi, che illustrano l'evoluzione delle tecniche difensive nell'arco di un secolo e mezzo. In origine la difesa, affidata alla massa della muraglia, che metteva la città al riparo dalle macchine da assedio, era praticata esclusivamente dall'alto delle cortine e delle torri. Successivamente, le cortine diminuirono di spessore e furono munite di pilastri, all'interno dei quali dovevano aprirsi delle feritoie, secondo una concezione più attiva della difesa e un adattamento ai metodi di combattimento in uso in Asia Centrale, dove la cavalleria svolgeva un ruolo primario. Fra le città di medie dimensioni sviluppatesi all'epoca, Begram (Alessandria del Caucaso) è, come Ai Khanum, un sito caratteristico dell'urbanesimo dell'inizio del periodo greco. Le sue mura, spesse e massicce, munite di bastioni pieni, erano precedute da un doppio fossato, dominato da un posto avanzato della porta della città, fiancheggiato da due bastioni rettangolari. Sorta più tardi, Dilberjin, a nord-ovest di Bactra, è una città a pianta quadrata con impianto ortogonale. La cittadella, in posizione centrale, sfrutta le difese di una fortezza circolare di epoca achemenide. Le mura urbane, a galleria, sono provviste di contrafforti e ornate da una doppia fila di feritoie. La porta principale di queste due città è concepita secondo lo stesso principio (passaggio assiale fiancheggiato da due torri rettangolari), che presenta una stretta affinità con la porta di Dura-Europos.
In Iran non è stata finora individuata alcuna grande città di epoca partica. Per quanto riguarda l'Asia Centrale, fu in Turkmenistan, a Nisa, che i primi sovrani parti stabilirono la loro capitale; essa comprendeva una cittadella palaziale a pianta trapezoidale di 650 × 500 m (Nisa Vecchia) e una città bassa (Nisa Nuova). Entrambe erano difese da una cinta muraria di mattoni crudi che, a giudicare dalla cittadella (la sola scavata), era vicina al modello ellenistico: cortine senza galleria con facciata inclinata, erette su uno zoccolo in pisé misto a pietre, spesso 8,5 m, e torri circolari a intervalli di 15 m (una distanza doppia rispetto a quella delle mura della città). In Chorasmia, le sole mura che possano considerarsi urbane sono quelle di Toprak Kala, città che presenta un tracciato rettangolare regolare, munita di cittadella in un angolo e di porta principale a barbacane. Le torri, numerose e quadrangolari, fortemente aggettanti, sono addossate a una muraglia a due gallerie sovrapposte, di cui solo quella superiore era dotata di feritoie. In Margiana, a Erk Kala, una torre alta 11 m, con pareti inclinate e una piccola piattaforma di tiro sulla sommità, era addossata alle mura. La facciata esterna aveva un'inclinazione da 65° a 70° ed era ornata da due file di false feritoie di forma triangolare. In Battriana, dopo la cacciata dei Greci da parte delle tribù nomadiche, si osserva una moltiplicazione di agglomerati di grandezza variabile; potrebbe trattarsi tanto di villaggi o piccole città, quanto di luoghi di rifugio per la popolazione dei dintorni, o di "capitali" di potentati locali. Nonostante il suo carattere simbolico, il grande santuario dinastico di Surkh Kotal è rappresentativo delle concezioni difensive dell'epoca, con le sue mura dal tracciato irregolare e le sue torri cave quadrangolari, più larghe che profonde. Il muro del peribolo, che, come nel Tall-i Takht a Pasargade, chiudeva la terrazza e la scalinata monumentale, ha torri più piccole e ravvicinate, ornate da diversi motivi in mattoni crudi. Una grande città a forma di parallelogramma (di 100 ha almeno) è quella di Kal-i Zal, a sud dell'Oxus, con una cittadella all'angolo nord-ovest; il sito non è stato ancora scavato, ma le sue mura massicce, con torri quadrate, sembrano inglobare tanto la città quanto i sobborghi. Tra le città di medie dimensioni dell'epoca, Dalverzin Tepe, Termez e Zar Tepe erano munite di fortificazioni quadrangolari, mentre Kampir Tepe aveva adottato un muro di cinta curvo. Tutte queste opere rispondono al modello che prevedeva un muro sottile, con feritoie, e torri cave quadrate, ravvicinate e di modeste dimensioni, con feritoie a raggiera. Anche Dilberjin adottò una fortificazione analoga, trasformando l'antica cinta greca in muro interno delle nuove fortificazioni a galleria.
In Iran le città erano per la maggior parte fortificate; quelle che esistevano già non subirono grandi modifiche e anche quelle fondate all'inizio dell'epoca sasanide, come la capitale di Ardashir I (224-241), Firuzabad (Fars), restarono fedeli ai principi dell'epoca. Le mura, dal tracciato circolare, erano rinforzate da torri semicircolari, poste a intervalli regolari; due torri fiancheggiavano le porte, che si aprivano sui quattro punti cardinali. Al contrario, Bishapur (Fars), città del III secolo con tracciato ippodamico (dovuto probabilmente all'intervento di architetti siriani), aveva una muraglia dal tracciato irregolare nel tratto verso il fiume, di cui seguiva il corso, rettilineo nel versante sulla pianura; una cittadella dominava il fiume; le torri erano cave, a pianta circolare. Nel V-VI secolo Takht-i Sulaiman (Azerbaigian) presentava una pianta circolare e caratteristiche difensive praticamente identiche a quelle di Firuzabad: le torri arrotondate, a intervalli di 10 m sulla cinta interna e 25 m su quella esterna, sono piene alla base, mentre le mura, alte da 12 a 15 m e coronate da merli, hanno uno spessore non superiore a 4 m. In Asia Centrale, le antiche mura di Bactra furono rinforzate con nuove torri, piene e ornate da false feritoie. A Erk Kala la difesa fu rinforzata con l'aggiunta di una doppia galleria interna, nuove torri e un avancorpo; in seguito, lo spazio tra le mura e l'avancorpo fu colmato, trasformando le due strutture in una costruzione monolitica.
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