Dai Zhen
Filosofo cinese (n. Longfu 1723 - m. 1777). Considerato uno dei più raffinati pensatori della dinastia Qing (1644-1911), fu tra i primi eruditi cinesi a sviluppare una sistematica ermeneutica testuale, sostenuta tanto dalla linguistica storica quanto da una raffinata e personale analisi filosofica di alcuni testi classici. Benché nato in una famiglia umilissima, riuscì a studiare, tanto da raggiungere una straordinaria conoscenza nel campo della matematica e dell’astronomia, oltre che in quello della filosofia, fonetica e critica testuale. L’impianto delle sue dottrine filosofiche si distinse radicalmente, spesso per contrapposizione, da quello di molti pensatori della tradizione confuciana delle dinastie Song-Ming (secc. 10°-17°). Quella di D. Z. è, infatti, una filosofia monistica basata sul qi («energia vitale»), il vero fondamento dell’Universo. Qi è l’energia di yin e yang e delle «Cinque Fasi» (wu xing), intese come sue incessanti manifestazioni e trasformazioni. Li («principio») non è allora quell’astratto e trascendente principio dei pensatori precedenti, ma le cose stesse, o meglio l’ordine delle cose, ossia di ciò che quotidianamente accade e si compie. Per D. Z. li è anche il «principio di differenziazione» (fen li), sicché ogni cosa ha il suo principio e la moltitudine delle cose non è nient’altro che la molteplicità dei principi. Le sue opere più filosofiche sono il Mengzi ziyi shuzheng («Commentario intorno al significato dei termini nel Mencio») e il Yuan shan («Sulla bontà originaria»).