DAIPPOS (Δάϊππος, Daippus)
Scultore greco, figlio e allievo di Lisippo, datato da Plinio (Nat. hist., xxxiv, 5 i) all'Olimpiade 121, cioè all'inizio del III sec. a. C. Pausania (vi, 12, 6) ricorda di lui ad Olimpia la statua di Kallon, figlio di Armodio, vincitore nel pugilato per giovinetti, e di nuovo (vi, 16, 5) pure ad Olimpia quella di Nikandros, probabilmente eleo, due volte vincitore nella doppia corsa. Plinio poi (Nat. hist., xxxiv, 87) cita un'opera nota con nome greco che appare trascritto in vari modi nei diversi codici, di cui la forma più comune è Perixyòmenos: rappresentava probabilmente un atleta con strigile, forse chiamata volutamente con altro termine, per distinguerla dal famoso Apoxyòmenos paterno. Dalla scelta stessa dei temi, si deduce che D. seguiva fedelmente la tradizione paterna. Il Robert avanza l'ipotesi che il Perixyòmenos ricordato da Plinio non fosse altro che una delle due statue di atleti viste da Pausania; anticamente poi si era voluto vedere nell'Apoxyòmenos del Vaticano una copia dell'atleta con strigile di Daippos. Circa il nome, in due paragrafi Plinio (Nat. hist., xxxiv, 51 e 66) scrive Laippus, mentre in un terzo passo (ib., xxxiv, 87) appare come Daippos. È esclusa l'idea di due artisti: si tratta semplicemente di un errore di trascrizione e traduzione dalla fonte greca, data la somiglianza delle due lettere.
Bibl.: H. Brunn, Geschichte d. griech. Künstl., I, Stoccarda 1889, p. 407; M. Collignon, Hist. de la Sculpt. gr., II, Parigi 1897, pp. 413 e 483; C. Robert, in Pauly-Wissowa, IV, 1903, c. 2013, s. v.; W. Klein, Geschichte d. griech. Künstl., II, Lipsia 1905, p. 360; W. Amelung, in Thieme-Becker, VIII, 1913, p. 286, s. v.; A. W. Lawrence, Classical Sculpture, Londra 1929, pp. 269 e 279; S. Ferri, Plinio il Vecchio, Roma 1946, pp. 89 e 109; G. Lippold, Die Plastik, in Handb. d. Arch., Monaco 1950, p. 296; M. Bieber, The Sculpt. in the Hellenistic Age, New York 1955, pp. 32 e 39.