DAL GABBIO (Gabbio, Dalgabio)
Famiglia di artisti originari di Riva Vaidobbia (Vercelli), operosi specialmente in Francia, nel Forez e nella regione di Lione, nel secc. XVIII-XIX. Il termine Gabbio in Valsesia indica la parte del greto del torrente in secca che resta scoperta dalle acque; il termine servì ad indicare una famiglia originaria di una frazione di Riva, famiglia che nei diversi rami aggiunse altri distinti cognomi a quello di Dal Gabbio: Recchio, Lasino, Zanella, d'Eva. La povertà del luogo d'origine costrinse i D., per lo più muratori, stuccatori o costruttori, ad emigrare.
Il primo di cui si abbia notizia è Antonio (1563-1643) che sposò Antonia Recchio. A questo ramo Dal Gabbio Recchio appartenne MicheleAngelo, nato a Riva Valdobbia nel 1711 da Antonio e da Caterina Verno.
Michele Angelo fu operoso nel cantiere di St-Sulpice a Parigi con il fiorentino G. N. Servandoni che lavorò al portale dal 1732; nel 1774 dirigeva la ricostruzione del campanile di Sainte-Foy-Saint-Sulpice nel Forez e il restauro del castello di Goutelas (comune di Marcoux nella reggione della Loira), per il quale creò (1777) dei tetti molto francesizzanti a spioventi spezzati.
Nel 1781 era in Italia poiché il 30 marzo il comune di Agnate (Valsesia) gli affidò l'incarico di completare l'importante ponte sul Sesia tra quel centro e Borgosesia. Il ponte, progettato dal misuratore generale N. Boyne e iniziato dall'impresario architetto P. P. Uberti nel 1778, fu terminato dal fratello di Michele Angelo GiacomoAntonio (1718-1792: per tutta la storia del ponte si veda Arch. di Stato di Torino, Corte, Paesi per A e B, Agnona, ms. 5, nn. 1, 2). Michele Angelo dovette morire nel 1781 o poco dopo; secondo il Tonetti (1883, p. 57) sarebbe stato anche in Portogallo e nell'isola Borbone (ora della Riunione), ma non indica prove documentarie.
PietroAntonio, fratello di Michele Angelo e di Giacomo Antonio, nacque a Riva nel 1714 e sposò Anna Maria Sceti; morì nel 1799 (Debiaggi, Diz. ..., p. 69) 0 1779 (Tonetti, 1883, p. 58). Esercitò l'attività di stuccatore decoratore nel Forez in Francia.
PietroAntonio [11], figlio del precedente, nacque nel 1748 a Riva Valdobbia. Nel 1785 era in Francia, dato che il 25 maggio sposava, a Saint-Germain-Laval, Marie-Catherine Michaud originaria di Pommiers nella regione della Loira. Prima del 1786 cominciò a costruire, per la famiglia Rochefort, il castello di Beauvoir ad Arthun. Sempre nel 1786 consegnò i progetti per il castello di Boën e nel 1788 era rappresentante dei muratori e carpentieri di Saint-Etienne, città della quale fu poi "voyer", cioè una specie di responsabile ufficiale per l'architettura e l'urbanistica. Tra il 1789 e il 1793 diresse la ricostruzione dell'ala destra dell'ospedale di Saint-Chamond eseguendo quindi (1795) diversi lavori nella "grand'Eglise" di Saint-Etienne.
Dopo la Rivoluzione si occupò di altre chiese della stessa città: la Ste-Marie; St-Charles (facciata e soffitto). Nel 1798, sempre a Saint-Etienne, edificò un "tempio della sovranità nazionale" che fu distrutto due anni più tardi. Sotto l'Impero, quale architetto della città, preparò i progetti di edifici che furono poi completati dal suo successore, il nipote Giovanni Michele: in particolare il palazzo di Giustizia, iniziato nel 1813 (fu completato nel 1832) e il municipio progettato nel 1823 poco prima di morire. Nel 1822 aveva ricostruito la facciata dell'antica cappella dei minimi, divenuta poi chiesa di S. Luigi. Gli sono attribuite anche le condotte sotterranee che forniscono acqua alle venticinque fontane della città. Morì nel 1824.
Suo fratello GiacomoAntonio, nato a Riva nel 1760, fu giustiziato a Lione l'8 dic. 1793 (A. Portallier, Tableau généraldes victimes... de la Révolution en Lyonnais..., Saint-Etienne 1911, p. 124).
GiovanniMichele (Jean-Michel), figlio di Giacomo Antonio, nato a Riva il 15 sett. 1788, seguì, da bambino, il padre in Francia. Alla morte di questo fu accolto ed educato dallo zio Pietro Antonio [II], poi studiò a Lione, dove divenne l'emulo di A. M. Chenavard, e quindi, per.tre anni, a Parigi con Delespine. Prese la nazionalità francese. Nel 1818 fu nominato architetto della città di Saint-Etienne e l'anno dopo lavorò insieme con lo zio Pietro Antonio [II], al quale successe nelle costruzioni ufficiali della città: il municipio (progettato dallo zio nel 1823) e il palazzo di Giustizia (1822-32: vi aggiunse l'edificio per le prigioni e la caserma della polizia). Nel 1823 costruì l'"Hôtel de la condition des soies", sempre a Saint-Etienne, mentre sino al quarto decennio inoltrato lavorò per il Forez: il monumento alle vittime della Rivoluzione di Feurs (1824; cfr. J. D'Assier, Notice histor. ... monument de Feurs, Montbrison s. d., pp. 60, 65, 68), due ponti sulla Loira, una fabbrica del gas per Saint-Etienne, città per la quale restaurò e ingrandì le chiese di Ste-Marie e St-Thomas. Alcuni dei progetti di Giovanni Michele non furono attuati, come quelli per un teatro, un mercato dei cereali e un ospedale per Saint-Etienne elaborati con A. Marquet (che era stato con lui alla scuola di Delespine) o il progetto per un "hôpital général pour une ville de premier ordre" esposto al Salon di Lione del 1833.
Verso il 1836, in conseguenza di un litigio con la città di Saint-Etienne, Giovanni Michele spostò la sua attività nella zona di Lione. Per la città stessa costruì, in rue Ste-Catherine, uno stabilimento di bagni e nei dintorni numerose case private. In questo periodo si riavvicinò a Chenavard e divenne uno degli architetti di grido di Lione; contribuì, nell'agosto 1841, a organizzare la Société académique d'architecture di Lione, della quale fu segretario tra il 1843 e il 1846 e di nuovo nel 1849, e vicepresidente nel 1850. Il 4 ag. 1846 pronunciò l'Eloge historique di L.-P. Baltard presidente onorario della società (pubblicato a Lione nel 1850).
Nel 1843-44, insieme con Chenavard e con il pittore lionese E. Rey, fece un lungo viaggio in Grecia e si spinse sino a Costantinopoli. Si riferiscono a questa esperienza molti dei centosessantadue disegni che dopo la sua morte furono acquistati dalla Société académique d'architecture di Lione: tra essi la pianta e il piano rialzato dell'harem di Dichik-Tach; alcuni di questi disegni furono inseriti da Chenavard nel suo Voyagepittoresque en Grèce et dans le Levant..., apparso in edizione definitiva a Lione nel 1867. Giovanni Michele aveva preparato anche materiale per una monografia sulla basilica di S. Marco a Venezia che però non fu mai pubblicata.
Alla fine della sua carriera a Lione Giovanni Michele si dedicò soprattutto all'edilizia privata (si cita, segnalato da G. Gardes, un palazzo per la famiglia Dugas Monbel) ed ebbe tanto successo che per il 1848-49 fu membro della giuria per il concorso all'Ecole nationale supérieure des beaux-arts di Lione.
Morì a Lione il 31 dic. 1852.
Fonti e Bibl.: Mémoire pour M. le Maire de la ville de Saint-Etienne contre M. J.-M. D., ex architecte voyer de la méme ville, Saint-Etienne s.d. [verso 1836?]; G. Casalis, Diz. geogr., storico, statistico..., Torino 1847, pp. 240-242; A. M. Chenavard, Notice biographique surt J.-M. D., Lyon 1854; Annales de la Société Académique d'architecture, Lyon 1873, III, pp. 197 s.; E. Bellier de la Chavignerie-L. Auvray, Dict. général des artistes de l'école française, I, Paris 1882, p. 329; Ch. Bauchal, Dict. biogr. et critique des architectes français, Paris 1887, p. 630; F. Tonetti, Museo storico ed artistico valsesiano, Varallo 1883-91, lettera G, pp. 57 s.; E. L. G. Charvet, Lyon artistique-Architectes, Lyon 1899, pp. 98 s.; 434; M. Audin-E. Vial, Dictionnaire des artistes et ouvriers d'art de la France-Lyonnais, I, Paris 1918, p. 237; E. Thiollière, Les Dalgabbio..., in Bull. des Amis du Vieux Saint-Etienne, n. 53, marzo 1964, pp. 2 s.; J.-P. Gourguillon, Le Château di Boën, Boën-sur-Lignon 1977, pp. 38 s.; Nos amis du Piemont, in Hebdo - Saint-Etienne, n. 719, genn. 1979, p. 4; V. Prost, Notice histor. sur la commune de Saint-Bonnet, Saint-Etienne s.d.; E. Gros, La famille Gabbio, in Bull. du vieux Saint-Etienne, 1983, II trimestre; E. Thiollière, ibid., III trimestre, pp. 56 ss.; Bossakiewicz, Histoire de Saint-Etienne, Saint-Etienne s. d., pp. 42-44; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, p. 296 (sub voce Dalgabio, Jean Michel); C. Debiaggi, Dizionario degli artisti valsesiani dal sec. XIV al XX, Varallo 1968, pp. 68 s. (con ricca bibliogr.).