DAL PANE (a Pane, de Pane)
Famiglia di maiolicari attivi a Faenza nel sec. XVI. Soprattutto nel corso della seconda metà del Cinquecento, i D. ebbero modo di svolgere una intensa attività ceramistica, documentata sia dalla conipravendita, di beni sia da notevoli acquisti di materie prime (piombo in particolare), atte ad essere impiegate nelle varie fasi della lavorazione della maiolica. In questi traffici essi si trovarono associati, fra gli altri, anche in virtù di vincoli di parentela, con i Pirotti, componenti della più nota e attiva bottega maiolicara faentina del sec. XVI. Dalla documentazione giunta fino a noi risulta che l'attività della bottega dei D. dovette essere piuttosto considerevole come volume di lavoro, tra il 1577 e il 1582, anche se di tale attività mancano al momento esempi certi o per lo meno ad essa attribuibili.
Data l'omogeneità della produzione maiolicata faentina di quel periodo, è lecito pensare che la bottega D. lavorasse e producesse maioliche nello stile detto dei bianchi di Faenza, o stile compendiario; tale stile aveva preso l'avvio dopo la metà del sec. XVI presso le botteghe della città romagnola, quando la precedente produzione istoriata a tavolozza piena si emancipava elaborando un genere di pittura compendiata, fatta cioè di rapidi e leggeri tocchi di colori tenui, su fogge che, verso la fine del secolo, offrono morfologie preludenti al barocco.
Il primo membro della famiglia di cui si ha notizia è Baldassarre, attivo già nel 1516 e padre di Pietro.1 ricordato in un atto di riscossione di soldi a Bologna nel 1582. Nello stesso anno Giulio Cesare, figlio di Pietro, contrae società "in arte et exercitio vasorum" con Virgilio Corona, uno tra i più noti maestri maiolicari faentini del tempo; ma, sempre nel 1582, la stessa società risulta annullata.
Giuseppe di Tomaso è documentato nel 1541; risulta già morto nel 1580 quando suo figlio, Vincenzo, è presente in un atto di quietanza; nello stesso anno lo zio Vincenzo fu Tornaso loca a suo nome una casa "ad usum artis vasorum fictilium", sita in cappella S. Vitale.
Vincenzo, alias Panone (o Panon) fu Michele, con officina in cappella S. Eufemia, nel 1580 è citato in un atto di debito per utensili e cose di bottega della sua società in arte; nell'anno successivo affitta una casa.
Severo del fu maestro Nardino risulta dare lire 100 a mutuo in arte oricellaria sia nel 1532, sia nel 1535. Infine, Pasino fu Francesco sposa, il 16 nov. del 1600, Lucrezia di maestro Antonio Pirotti, componente della già citata officina maiolicara detta di Ca' Pirota.
Fonti e Bibl.: Faenza, Bibl. del Museo delle ceramiche, Annali della ceramica, mss. I e II, ad annos 1536-1700, schede 1516, 3539, 6697, 6709; 6697, 6709; 6641, 6642, 6578; 6641, 6642; 6649, 6651, 6666; 6649; 4311-13, 4491-11; 7367 (seguendo l'ordine di citazione dei personaggi); F. Argnani, IlRinascimento delle ceramiche maiolicate in Faenza, Faenza 1898, pp. 262, 275 ss.; A. Minghetti, Ceramisti, Milano 1939, p. 141; G. Liverani, La rivoluzione dei bianchi nella maiolica di Faenza, in Faenza, XLIV (1958), 2, p. 29.