DAL PONTE, Giambattista, detto Bassano
Terzo dei figli di Iacopo e di Elisabetta Merzari, secondo tra quelli che sopravvissero alla prima infanzia, nacque il 4 marzo 1553 a Bassano (in prov. di Vicenza), dove venne battezzato il 9 dallo zio paterno prete Gerolamo (Muraro, 1982-83). Prendeva il nome dello zio paterno Giambattista (notizie fino al 1549), anchegli pittore e collaboratore di Iacopo negli affreschi di S. Lucia di Tezze (1536-37), nella decorazione della cappella, ora distrutta, dell'altare maggiore della chiesa di Cittadella (1537-39), nella decorazione della facciata di casa Dal Corno a Bassano (1539). Questo fratello di lacopo è spesso ricordato anche per opere di artigianato che si eseguivano nella bottega dei Bassano (Muraro, 1982-83).
Il D. non ebbe altri maestri che il padre e non s'allontanò mai dalla bottega paterna, in contrà del Ponte. che alla morte Iacopo lasciò proprio a lui e a Gerolamo, assegnando loro "tutti li quadri et opere si fatte et finite, como lasade, disegni, copie, et relevi..., et questo perché ms. Francesco e ms. Leandro sono fuori di casa, et altre volte ne hano hautes et ve ne sono stati agiutati a fare, et sono pratichi et pronti nelle inventioni o rodoli per averli lui insegnato in arte bona et eccellente; quali siano la terza parte de ms. Battista et il resto de ms. Gieronimo" (Alberton Vinco da Sesso-Signori, 1979, p. 163).
Quasi sicuramente l'attività principale del D. fu quella di copista delle pitture del padre, come dice il Ridolfi (1648), ma mancano opere sicure che provengano da. quella particolare attività. Nonostante il lungo contatto con gli insegnamenti e l'opera di Iacopo, non riuscì ad impadronirsi d'uno stile personale dignitoso e rimase, nella produzione da lui firmata, un ripetitore freddo e modesto di forme e schemi non tanto del padre, quanto del fratello Leandro. Il giudizio negativo sul valore artistico dei D. è presente perfino nel testamento di Iacopo (1592), il quale con paterna parzialità assegna a lui e a Gerolamo più della legittima perché "non hanno arte". Se questa considerazione è comprensibile per Gerolamo che aveva solo 26 anni e non aveva scelto definitivamente la professione di pittore, non lo è per il D. che ne aveva già 39. Doveva collaborare nell'operosa bottega del padre, mentre questi era vivo, senza mai produrre opere del tutto sue: ne può essere prova il fatto che nei documenti finora conosciuti, il D. compare solo dopo la morte di Iacopo come destinatario di pagamenti e precisamente nel 1593 per due pale della parrocchiale di Rosà, eseguite in collaborazione con Luca Martinelli, rappresentanti l'una i SS. Valentino, Lazzaro e Bovo, l'altra i SS. Martino, Rocco e Pancrazio: il Martinelli ricevette in tutto 74 lire, Giambattista 62, evidentemente perché il suo intervento fu minore, come risulta anche da una puntuale lettura delle due tele. A giudicare dai documenti finora noti, si rivolgevano al D. committenti modesti, in genere del contado.
Il 15 apr. 1594 la Confraternita del S. Spirito di Oliero commissionò al D. la pala dell'altare di S. Pietro nella chiesa parrocchiale.
Dopo una caparra di lire 12 con la commissione, il D. ricevette un altro pagamento di 12 lire il 21 dello stesso aprile. Nel luglio 1595 l'opera doveva essere ultimata, se la Confraternita pagò lire 12 a "Conti Agustin marangon per far il telaro al palio al altar de Santo Piero".
La pala quasi certamente è da ravvisarsi in quella rappresentante i SS. Pietro, Paolo e Bartolomeo, ancora in situ, sull'altare di S. Pietro, gravemente rovinata dall'alluvione del 1966, che il Verci (1775, p. 108) assegna all'ultima maniera di Iacopo e l'Arslan (1960, p. 359) invece, ad un mediocrissimo bassanesco.
Reca la data 1598 la pala firmata, raffigurante i SS. Sebastiano, Antonio abate, Rocco e Giovanni evangelista della parrocchiale di Gallio, ora depositata' nel Museo civico di Bassano e scarsamente leggibile per i danni subiti da un incendio.
Nello scarno elenco delle opere firmate dal D. è la pala della parrocchiale di Serdes, presso San Vito di Cadore, rappresentante La Madonna col Bambino in braccio tra s. Rocco e s. Sebastiano e committente inginocchiato, resa nota dal Mariacher (1964).
Si può definire un ex voto d'un certo Matteo figlio di Pietro, come risulta dall'iscrizione, per essere stato salvato dalla peste; ed è pressoché contemporanea, per affinità stilistiche, alla pala di Gallio. Il D. adotta qui lo schema usato da Iacopo per i quadri votivi del podestà Sante Moro di Bassano e dei rettori di Vicenza, ma traduce il loro carattere aulico in termini quasi naïf.
L'attività dell'ultimo periodo del D. è documentata dalla pala, firmata e datata 1612, della parrocchiale di S. Bortolo di Crosara con la Madonna col Bambino e due santi, dalla quale traspare una rielaborazione dei modi paterni mediati attraverso la conoscenza di Pietro de' Marescalchi.
Il D. morì a Bassano e ivi fu sepolto il 9 marzo 1613.
Aveva sposato un'Anna, che gli diede quattro figlie: la primogenita, Chiaretta, moglie del pittore Scaiaro di Asiago, Bettina, Caterina e Maria.
Il Verci (1775, p. 217) così ne delinea il ritratto morale: "Fu Giambattista di natura docile e quieta; soggetto anch'esso come gli altri fratelli a varie debolezze naturali riportate dalla madre, molto sottoposta a diversi insulti di follia. Fu semplicissimo anch'esso, di somma pietà e di rigorosa coscienza".
Fonti e Bibl.: Fonte inedita è il Catastico della Confraternita di S. Spirito (inizio 1588) conservato nell'Archivio parrocchiale di Oliero (Vicenza), ff. 82v, 83v, 84v. Per le fonti edite e la bibliografia sino al 1909 si veda G. Gerola, Bassano G., in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, III,Leipzig 1909, p. 7, che dà una ampia trattazione alla famiglia dei Bassano (pp. 1-8). Ma cfr. in particolare: C. Ridolfi, Le maraviglie dell'arte [1648], a cura di D. v. Hadeln, II, Berlin 1924, p. 171; G. B. Verci, Notizie intorno alla vita e alle opere de pittori... di Bassano, Venezia 1775, pp. 213-18; L. Chiarelli, Iconografia bassanese, in Boll. d. Museo civico di Bassano, II (1909), p. 86; G. Gerola, Bassano, Bergamo 1910, p. 114; A. Venturi, St. d. arte ital., IX, 4, Milano 1929, p. 1331; W. [E] Arslan, I Bassano, Bologna 1931, pp. 235 ss.; S. Bettini, L'arte di Jacopo Bassano, Bologna 1933, p. 163; L. Magagnato, Dipinti dei Bassano (catal.), Venezia 1952, pp. 58 s.; E. Arslan, I Bassano, Milano 1960, pp. 227-31, 359; M. Pivato De Paoli, Un'opera di G. D., in Arte veneta, XVI (1962), pp. 167 s.; F. Heinemann, G. Bassano, in Kunstmuseet Aarsskrift [1957, n. 44], 1963, nn. 43-50, pp. 142 s.; G. Mariacher, Un nuovo dip. di G. D., in Emporium, CXL (1964), pp. 61 s.; C. Donzelli-G. M. Pilo, I pitt. del Seicento veneto, Firenze 1967, pp. 73 s.; G. Mantese, Rosà…, Vicenza 1977, pp. 281 s.; L. Magagnato-B. Passamani, Il Museo civico di Bassano del Grappa (catal.), Venezia 1978, pp. 17 s.; L. Alberton Vinco da Sesso-F. Signori, Il testamento di Jacopo Bassano, in Arte veneta, XXXIII (1979), pp. 161-64 passim; R. Pallucchini, La pittura veneziana del Seicento, Milano 1981, p. 29; M. Muraro, Pittura e società: il Libro dei conti e la bottega dei Bassano, Univ. di Padova, fac. di magistero, a. a. 1982-83, dispense ciclostilate.