DALIA (lat. scient. Dahlia)
Genere di piante Dicotiledoni della famiglia delle Composte, tribù Eliantee (Cavanilles, 1791), e dedicato al botanico svedese A. Dahl. Willdenow più tardi (1816) cambiò il nome in Georgina (in onore del botanico Georgi). Il genere Dahlia, originario del Messico, comprende 4-5 specie ormai diffuse largamente in tutto il mondo come piante ornamentali. Sono tutte piante erbacee vigorose, a radici fascicolate, tuberose; fusti alti 1-2 m., ramosi, in alto fistolosi; foglie opposte picciolate, pennato-partite a segmenti ovali-dentati, glabre, le superiori inciso-dentate. Capolini grandi, raggiati, su peduncoli ascellari o terminali, inclinato-pendenti. Involucro di 2 serie di brattee, le esterne per lo più 5, fogliacee, patenti o reflesse, le interne 12-16 erette, saldate fra loro alla base; ricettacolo piano, con pagliette membranacee bislunghe. Fiori del raggio femminili o sterili, ligulati, i centrali ermafroditi tubulosi. Stimma a rami grossi, pelosi. Achenî obovato-compressi portanti all'apice 3 brevi corna.
Pare che il primo a introdurre la Dahlia in Europa sia stato V. Cervantes, il quale dal Messico l'inviò a Cavanilles a Madrid. La pianta fu infatti coltivata nell'Orto botanico di Madrid, ma non come specie ornamentale bensì alimentare, poiché pare che gl'indigeni messicani si cibassero dei tuberi cotti e preparati in vario modo. Giunta più tardi a Parigi per mezzo di Thibaut addetto all'Ambasciata di Luciano Bonaparte, la dalia fu coltivata nel Jardin des Plantes da Thouin, sempre con la speranza di ricavarne un succedaneo della patata. Ancora nel Bon Jardinier dell'anno 1817 si parla della Dahlia come pianta alimentare. Come tale, però, essa non ebbe fortuna e nemmeno ebbe successo il suo uso come foraggiera (J. Bois, Les plantes alimentaires, Parigi 1927). Si pensò allora di trarre profitto dai suoi fiori e il successo arrise all'impresa poiché in pochi anni di reiterate seminagioni, ibridazioni, selezioni, furono messe in commercio numerose varietà orticole a fiori di colore svariatissimo (dal bianco, al giallo, al rosso, al violaceo scuro) e di forma diversa per l'espansione o contrazione dei fiori ligulati che vengono, in tutto o in parte, a sostituirsi ai fiori tubulosi del disco; il miglioramento e la modificazione delle varietà continua tuttora soprattutto con l'introduzione di nuove specie.
La riproduzione delle dalie si può ottenere coi semi, ma in generale il mezzo più pratico e più in uso è per tuberi. Questi debbono essere lasciati in terra ancora qualche tempo dopo la morte del fusto, togliendoli solo prima dei geli, in giorno sereno e asciutto. Si ripuliscono poi dalla terra e si lasciano all'aria per diverse ore per metterli infine in locale riparato e asciutto coperti con sabbia. In primavera questi tuberi si dividono in modo da lasciare a ciascuno una gemma e si piantano (quando non vi siano più da temere gelate) in suolo arenoso fresco e concimato. Per avere bei prodotti si deve lasciare un solo fusto e questo, essendo cavo, deve essere sorretto con pali. Si regolerà l'innaffiamento a seconda della stagione e per mantenere il fresco si può coprire il piede della pianta con fimo di cavallo. I fiori raggiungono il massimo della loro bellezza al principio dell'autunno, ma alle prime brine la pianta muore.
La specie principale dalla quale sono state ottenute le più antiche varietà orticole come capolini globosi stradoppi a svariati colori e a portamento nano e gigantesco è D. pinnata Cav. (1791), nota anche sotto i nomi di Georgina variabilis Willd. (1816), D. variabilis Desf. (1829). La D. coccinea Cav. ha fornito altre belle varietà a fiori semplici: quali le dalie a collarino a fiori porporini con fiamma alla base e le cosiddette dalie olandesi con grandissimi capolini (15-20 cm.) La D. Jarezii Hort. - D. cactus - è caratterizzata da fiori che assomigliano a quelli di certe Cactacee e che ha dato bellissime varietà di recente introduzione, ora molto in voga. (V. tavv. LVII e LVIII).