DALLA ROSA, Domenico Giuseppe
Figlio di Saverio e di Angela Malfatti Verità, nacque a Verona il 31 marzo 1778.
È tuttora figura rimasta piuttosto sconosciuta, di ben diversa statura rispetto al padre Saverio, la cui attività di pittore e il cui impegno per la tutela del patrimonio artistico veronese sono invece ampi e ben documentati. Zannandreis (1831-34) già notò che il D. "tenne un medesimo stile del padre" (accentuando peraltro quegli accenti accademici già presenti in Saverio) ed elencò un ristretto catalogo di opere ripreso da Brenzoni (1938 e 1972).
Questo stesso autore rese noti i dati biografici del D., ai quali va aggiunto il nome della moglie, Domenica Cabrusà di Cavaion, figlia di Leonardo e di Elisabetta Breganzi, sposata il 3 genn. 1802 (Arch. di Stato di Verona, Registro popolazione, 1836, n. 2651).
Accolta da G. Rossi (1854) è l'attribuzione delle pale veronesi di S. Iacopo della Pigna (Madonna col Bambino e i ss. Pietro, Giacomo e Luigi Gonzaga) e di S. Matteo Concortine (La Vergine bambina e i ss. Anna, Gioacchino, Benedetto abate, Francesco d'Assisi e Antonio da Padova), mentre il ciclo della Via Crucis di Bussolengo (Verona) è attribuito ora al padre, ora al figlio (Franzosi, 1960). Né è stata mai criticamente indagata la sua attività di ritrattista e di restauratore (Brenzoni, 1972). Sicché la figura del D. appare legata a quella paterna sia stilisticamente sia nell'ambito dell'Accademia veronese di pittura e scultura. Eletto maestro di pittura il 3 nov. 1822, vicedirettore il 29 ag. 1825, il 28 ag. 1826, in seguito alla morte di Angelo Da Campo, fu eletto direttore dell'Accademia. Conservò questa carica fino all'8 genn. 1833, quando gli successe Ferdinando Zanetti, mentre continuò la sua attività di maestro (Atti conservati nell'Accademia). In un elenco di pittori e scultori accademici veronesi compilato nel 1894 da AntonioZambelli e custodito oggi nella stessa Accademia, manca ogni menzione del D., mentre al n. 162 è ricordato un Ritratto di Saverio, del pittore G. B. Poppini da Schio; dietro il ritratto, oggi perduto, una scritta ricordava che anche il D. era stato direttore. Come membro della Commissione dell'ornato, istituita con il compito di regolamentare l'edilizia urbana e tutelare i monumenti, l'impegno del D. non è neppur paragonabile a quello paterno. Il 7 sett. 1832 la Commissione dell'ornato approvò la domanda del parroco di S. Anastasia che aveva chiesto un gruppo di dipinti di proprietà demaniale per decorare la chiesa di S. Maria in Chiavica, da poco tempo riaperta al pubblico. Il gruppo di quindici dipinti venne scelto dal D. che inserì nell'elenco anche il S. Tommaso che predice l'andata nelle Indie di s. Francesco Saverio, opera del padre (Verona, pal. Forti, deposito del Museo di Castelvecchio; Arch. di Stato di Verona, Congregazione municipale, b. 281, I serie, prot. n. 7996). Una simile carenza di notizie fa pensare ad un personaggio che non si eleva molto al di sopra di una onesta attività di maestro di pittura e che, grazie al padre, senza mai arrivare al suo valore e alla sua solerzia, fu più facilmente introdotto nell'ambiente pittorico veronese.
Il D. morì a Verona il 3 apr. 1834
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Verona, Congregazione municipale, b. 281, I serie; Registro Popolazione, 1836, n. 2651; Verona, Accad. di pittura e scultura, Atti, I, 1763-1857; Ibid., A. Zambelli, Elenco di pittori e scultori [ms., marzo 1894]; D. Zannandreis, Le vite dei pittori scultori e architetti veronesi [1831-34], a cura di G. Biadego, Verona 1891, pp. 527 s.; G. Rossi, Nuova guida di Verona …, Verona 1854, pp. 32, 41; R. Brenzoni, in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXVIII, Leipzig 1938, pp. 596 s. (s. v. Rosa, Domenico Dalla); M. Franzosi, Bussolengo, Verona 1960, p. 66; R. Brenzoni, Dizionario di artisti veneti, Firenze 1972, p. 108.