DALMASIO di Iacopo degli Scannabecchi
(o pseudo-Dalmasio)
Nome convenzionalmente attribuito dalla critica all'autore di un gruppo di dipinti su tavola e ad affresco, che erano stati precedentemente ricondotti a D., pittore bolognese documentato dal 1342 al 1373.Il 24 settembre 1342 D. fu testimone a un rogito (Guidicini, 1868, p. 497); il 5 aprile 1350 riscosse la dote della moglie Lucia di Lippo Benvenuti, dichiarandosi di età maggiore di venticinque anni (Frati, 1908-1909); due documenti - dell'11 gennaio 1352 e del 21 marzo 1353 - lo vedono intento a dividere con il fratello Giovanni alcune proprietà (Filippini, Zucchini, 1947, p. 58). Dagli elenchi degli uomini abili alle armi ('venticinquine') risulta residente nel 1354 nella parrocchia di S. Andrea degli Ansaldi (Pini, 1981, p. 361) e nel 1356 in quella di S. Domenico, nello stesso quartiere bolognese di porta Procola (Filippini, Zucchini, 1947, p. 59). In seguito lavorò a Pistoia, dove il 9 dicembre 1359 venne pagato "per dipintura e metere ad oro" gli sportelli di un'immagine marmorea (Bacci, 1941, p. 106). Il 23 marzo 1365, dimorando ancora a Pistoia, nominò suo procuratore a Bologna il pittore Simone di Filippo (Filippini, Zucchini, 1947, pp. 60-61).Sulla base di questa documentazione Longhi (1973a; 1973b) propose di riconoscere in D. l'autore di un congruo numero di dipinti su tavola e ad affresco, alcuni dei quali localizzati in Toscana (Pistoia, S. Francesco, Storie di s. Francesco; Firenze, S. Maria Novella, Storie di s. Gregorio Magno). Le precisazioni cronologiche successivamente recate al problema del Gotico bolognese hanno indotto a dubitare di tale identificazione (Bellosi, 1974), visto che l'attività del documentato D. appare svolgersi in anni più inoltrati rispetto a quelli cui rinvia lo stile della personalità individuata da Longhi. Elementi esterni inducono per giunta a datare gli affreschi di S. Maria Novella poco dopo il 1335, allorché la cappella passò agli eredi di Ricco de' Bardi di Vernio e assunse la nuova dedicazione a s. Gregorio (Paatz, Paatz, 1952, p. 707ss.; Bellosi, 1977; Boskovits, 1975, p. 205, indica una data successiva al 1349, anno della morte di Andrea de' Bardi), mentre la decorazione della cappella maggiore di S. Francesco a Pistoia è precisabile con sicurezza al 1343, quando, secondo quanto informa una lapide inserita sulla parete sinistra, il mercante Bandino di Conte dei Ciantori ne assunse l'onere finanziario, pagando anche la vetrata e la pala d'altare ora perduta che Vasari riferiva a Puccio Capanna: date che risultano in contraddizione con quanto emerge dai documenti circa D., forse appena maggiorenne nel 1342. Va detto inoltre che, contrariamente a quanto è accaduto per altri artisti (per es. lo pseudo-Iacopino di Francesco), la nuova cronologia e la conseguente messa in dubbio dell'identità anagrafica dell'artista, che figura pertanto negli ultimi studi come pseudo-D. o simili, non hanno pregiudicato la compattezza del gruppo stilistico individuato da Longhi.Pur se non risulta convincente la proposta (Laclotte, 1978) di riconoscere la mano dello pseudo-D. nella predella del polittico eseguito da Giotto per la chiesa bolognese di S. Maria degli Angeli forse sul principio degli anni trenta (Bologna, Pinacoteca Naz.), la critica è concorde nel ravvisare in questo artista quello che, tra i bolognesi, si accostò maggiormente alle novità giottesche, pur filtrandole attraverso una sensibilità inquietamente naturalistica che accolse le suggestioni del Gotico francese. Ciò si nota nella Madonna con il Bambino (Filadelfia, Mus. of Art, Johnson Coll.), riconosciuta da Bellosi (1974) e assai prossima al mondo espressivo del grande maestro del 1333, nella Madonna con il Bambino e angeli (New Haven, Yale Univ. Art Gall.) e soprattutto negli affreschi di S. Maria Novella a Firenze, in cui la spaziosità giottesca è messa in discussione da un goticismo ornato e sottilmente decadente che richiama quasi Pietro Lorenzetti ad Assisi. A questa impresa si ricollegano la Madonna con il Bambino e angeli (New York, Askew Coll.) e il complesso di cui fecero parte (Gibbs, 1982) la Crocifissione (Firenze, Coll. Acton), la Deposizione (già Milano, Coll. Visconti di Modrone) e, forse nella predella, i polilobi con figure di santi (Detroit, Inst. of Arts; Dublino, Nat. Gall. of Ireland). Poco più tardo risulta essere l'altro polittico con Storie di Cristo, al quale appartennero la Crocifissione (Bologna, Pinacoteca Naz.; Rusk Shapley, 1966) e la Flagellazione (Seattle, Art Mus.), analogamente intessuto di suggestioni gotiche. A una certa regolarizzazione del dettato, sull'esempio di Maso di Banco (De Marchi, 1986), alludono gli affreschi purtroppo assai deperiti in S. Francesco a Pistoia, databili al 1343 (scoperti nel 1882-1883 quelli delle pareti e nel 1929 quelli della volta; Chiappelli, 1929-1930), ai quali si approssimano l'affresco con S. Onofrio in S. Martino a Bologna e quello con il Banchetto di Erode in S. Michele degli Scalzi a Pisa (Boskovits, 1975).
Bibl.:
Fonti. - F. Filippini, G. Zucchini, Miniatori e pittori a Bologna. Documenti dei secoli XIII e XIV, Firenze 1947, pp. 57-61; G. Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori scultori e architettori, a cura di P. Della Pergola, L. Grassi, G. Previtali, I, Milano 1962, p. 362, n. 2; F. Baldinucci, Notizie de' professori del disegno da Cimabue in qua, II, Torino 1770⁴, p. 4.
Letteratura critica. - G. Guidicini, Cose notabili della città di Bologna ossia storia cronologica de' suoi stabili pubblici e privati, I, Bologna 1868, pp. 428-433, 497; L. Frati, Dalmasio e Lippo de' Scannabecchi e Simone de' Crocifissi, Atti Memorie Romagna, s. III, 27, 1908-1909, pp. 209-224 (rist. in id., Varietà storico-artistiche, Città di Castello 1912, pp. 21-42); A. Chiappelli, Puccio Capanna e gli affreschi in San Francesco di Pistoia, Dedalo 10, 1929-1930, pp. 199-228; P. Bacci, Documenti e commenti per la storia dell'arte. Notizie sui pittori bolognesi Dalmasio e Jacopo Scannabecchi e Lippo di Dalmasio, a Pistoia (1359-1389), Le Arti 4, 1941, pp. 106-112: 106-107; W. Paatz, E. Paatz, Die Kirchen von Florenz. Ein kunstgeschichtliches Handbuch, III, Frankfurt a.M. 1952; L. Bellosi, Da Spinello Aretino a Lorenzo Monaco, Paragone 16, 1965, 187, pp. 18-43: 21; F. Rusk Shapley, Paintings from the Samuel H. Kress Collection, I, Italian Schools. XIII-XV Century, London 1966, pp. 71-72; G.L. Mellini, Commento a Dalmasio, Arte illustrata 3, 1970, pp. 40-55; R. Longhi, La pittura del Trecento nell'Italia settentrionale (1934-1935), in id., Opere complete, VI, Lavori in Valpadana, Firenze 1973a, pp. 3-90: 33-35; id., Mostra della pittura bolognese del Trecento, ivi, 1973b, pp. 155-187: 160-161; L. Bellosi, Buffalmacco e il Trionfo della Morte, Torino 1974, pp. 84, 104 n. 62; M. Boskovits, Pittura fiorentina alla vigilia del Rinascimento, 1370-1400, Firenze 1975, pp. 40, 205-206, nn. 131-133; L. Bellosi, Moda e cronologia. B) Per la pittura di primo Trecento, Prospettiva, 1977, 11, pp. 12-27: 23-24; P.G. Castagnoli, 'Dalmasio', in Pittura bolognese del '300. Scritti di Francesco Arcangeli, Bologna 1978, pp. 96-105; M. Laclotte, Maître bolonais, in Retables italiens du XIIIe au XVe siècle, cat., Paris 1978, pp. 14-17; C. Volpe, La pittura emiliana del '300, in Tomaso da Modena e il suo tempo, "Atti del Convegno internazionale di studi, Treviso 1979", Treviso 1980, pp. 237-248: 242; A.I. Pini, Miniatori, pittori e scrittori nelle "venticinquine" bolognesi del Due e Trecento (integrazioni ed aggiunte ai regesti documentari di Filippini-Zucchini), Il Carrobbio 7, 1981, pp. 347-365: 360; R. Gibbs, Saleroom Note. Cristoforo da Bologna or Dalmasio?, BurlM 124, 1982, pp. 584-587; D. Benati, Pittura del Trecento in Emilia Romagna, in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, Milano 1986, I, pp. 193-232: 219-221; G. Ragionieri, Pittura del Trecento a Firenze, ivi, pp. 283-314: 294-295; D. Benati, Dalmasio di Jacopo degli Scannabecchi, ivi, II, pp. 567-568; A. De Marchi, Il 'Maestro del 1310' e la fronda anti-giottesca: intorno ad un 'Crocifisso' murale, Prospettiva 1986, 46, pp. 50-56: 56 n. 21; R. Gibbs, Tomaso da Modena. Painting in Emilia and the March of Treviso, 1340-1380, Cambridge 1989.D. Benati