DAMASCO (gr. Δαμασκός; lat. e ingl. Damascus; fr. Damas; ted. Damaskus; arabo Dimishq, Dimashq, Dimashq ash-Shām, ash-Shām; A. T., 88-89)
Città della Siria, posta a 36°18′ di long. E. e a 33°30′ di lat. N., a 691 m. s. m., al margine del deserto siro arabico, in una pianura limitata a O. e a N. dai contrafforti del Libano e dell'Antilibano, a S. dal Gebel el-Aswad e dal Gebel el-Māni‛, a NO. dal Gebel Qāsyūn, completamente scoperta a E. Il suo clima è dominato dai venti dell'E., ma quelli dell'O. vi portano pioggia e neve; talvolta di primavera vi spira il khamsīn. La primavera comincia alla fine di marzo; la temperatura estiva raggiunge i 38 centigradi. Le piogge vi sono scarse (circa 350 mm. l'anno), ma la piana di el-Ghuṭah di cui Damasco è il centro (circa 240 kmq.) forma un'oasi fertilissima grazie al fiume Báradā (freddo), che abbraccia la città in una specie di delta e alimenta con sette canali partenti dalla sua sponda destra splendidi giardini e frutteti, infinite vasche e fontane. L'acqua potabile proviene dalla sorgente ‛Ain el-Fīgeh; una centrale elettrica sul Baradā (società belga, 1200 HP.) provvede all'illuminazione e ai tram.
L'importanza commerciale di Damasco e l'ininterrotto suo fiorire millenario si debbono alla posizione sulla via che attraversa il centro della Siria da N. a S., che le permette di dominare il traffico con la Mesopotamia, l'Arabia, la Babilonide, il Mediterraneo e l'Egitto. Danneggiato dal taglio dell'Istmo di Suez, il suo commercio di transito si è in parte riavuto grazie alle ferrovie costruite con capitali francesi che la uniscono a Beirut (costr. 1895), a Muzeirīb 11894) e a Medina (1908), con diramazioni per la Palestina e per le principali città siriane. Una linea automobilistica (1924) la collega a Baghdād.
Lunga 5 km. e larga oltre 3, Damasco forma un quadrilatero allungato sulla sponda destra del fiume, con i due prolungamenti dei sobborghi recenti di eṣ-Ṣāliḥiyyah a N. ed el-Meidān a S. La sua forma sembra abbia variato poco dai tempi più antichi, determinata dalla posizione geografica e dall'enorme quadrilatero centrale dell'antico tempio, la moschea degli Ommiadi. Cinta di grandiose mura in blocchi di granito e di pietra, ha 16 quartieri; il centro è occupato dalla moschea degli Ommiadi e dalla cittadella, il quartiere cristiano ed ebraico si trovano all'estremità E. La Via Recta (ad-darb al-mustaqīm) taglia la città da O. a E., terminando alla Porta Orientale (al-bāb ash-sharqī), una seconda via da N. a S., percorsa dal tram elettrico, la collega ad al-Meidān.
Damasco possiede 70 grandi moschee e oltre 200 piccole, 14 chiese e altrettante sinagoghe. I bazar principali si trovano intorno alla cittadella e alla moschea, specialmente a S.; in gran parte coperti, si estendono per varî chilometri. Ricordiamo il Bazar lungo (Sūq aṭ-ṭawīl) sulla Via Recta, il Khān As‛ad Pascià, vasto e di bella architettura, i bazar degli orefici, dei sellai, degli ottonieri, il zūq el-Ḥamīdiyyeh, il più grande della città, ricostruito dopo l'incendio del 1893. Le strade del centro sono strette, talvolta coperte, le case di meschina apparenza, quasi senza finestre esterne; fa meraviglia trovare nell'interno una o più corti spaziose, con fontana centrale circondata da giardinetto e sul lato meridionale un bel porticato (līwān) con archi a sesto acuto, decorato di stucchi, maioliche, mosaici e circondato da divani. Molte sono le piazze ornate di colonnati, le grandi fontane pubbliche (850); bei mercati all'aperto, caffè tra i più eleganti del mondo arabo, ricchi bagni pubblici.
Il quartiere popolare del Meidān, che risale al sec. XVII, è l'emporio dei Beduini, ove mettono capo le carovane; ne partiva con solennità per Medina, il 15 shawwāl di ogni anno, il grandioso pellegrinaggio siriano, cui partecipavano alcune migliaia di persone. eṣ-Ṣāliḥiyyeh è invece un sobborgo agiato ed elegante. Le stazioni ferroviarie sono tre: el-Barāmikah (a O., per Beirut), e a S. el-Meidān (per Muzeirīb) ed el-Qedem (per Medina).
Le importazioni di Damasco provengono per lo più da Beirut, il suo commercio si svolge specialmente con i Beduini e con i villaggi circostanti. Esporta i prodotti agricoli dell'oasi e quelli dell'artigianato cittadino: tessuti di cotone e di seta e cotone (per 243.000 sterline nel 1909-11), tappeti, vasellame di metallo artisticamente lavorato, mobilio intarsiato, cereali, lana, leguminose, frutta secca, liquirizia, noci, burro. Ha una manifattura di tabacchi (fondata nel 1909), fabbriche di amido, sapone, tessiture, concerie, tintorie, pregiate oreficerie; esporta anche uva passa (zibibbo: 700 tonn. nel 1911). Vi è anche una discreta produzione libraria (6 tipografie). Importa filati, cotonate, seta cruda, stoffe di lana, tabacco, zucchero, caffè, riso, ferramenta, petrolio, materie coloranti. Per il commercio del dopoguerra non si hanno cifre distinte da quelle dello stato di Siria; ecco alcuni dati dell'anteguerra, da riferirsi, sembra, al cazà:
Per la sola città il Baedeker del 1912 dà 114.000 sterline d' imp. e 30.000 d'esportazione. Le entrate del municipio di Damasco (1930) sono di circa 750.000 lire siriane, per metà ricavate dai dazî.
Nel 1896 vi erano in tutto il cazà di Damasco 164.000 abitanti e nella città 154.000. Nel 1915 la popolazione della città era di 50-300.000 ab., per 7/8 musulmani, con 6000 ebrei e 30.000 cristiani. Nel 1928 (cifre ufficiali francesi) il livà aveva 343.200 ab., di cui 289.392 musulmani sunniti, 39.000 cristiani, 6000 ebrei, 3000 drusi e appena 525 sciiti. Nel 1930 la popolazione del livà era salita a 372.476.
L'Italia ha a Damasco 400 sudditi (libici compresi), un consolato, un ufficio di corrispondenza commerciale presso il consolato, una Camera di commercio, una filiale del Banco di Roma, un ospedale, due scuole elementari, maschile e femminile, affidate all'Associazione nazionale per la protezione dei missionarî italiani, una biblioteca (cfr. S. Nava, Il Problema dell'Espansione italiana nel Levante islamico, Padova 1931).
Damasco è sede dei patriarcati greco unito e greco ortodosso, ha numerose scuole pubbliche e private (confessionali e missionarie: Lazzaristi, Frères des Écoles Chrétiennes, suore di carità, francescani italiani, protestanti inglesi, Alliance Israélite); si calcolano nel livà 113 alunni di scuole private ogni 100 di scuole pubbliche. Vi erano nel 1928. due scuole normali con 61 alunni, e due licei con 556, una scuola superiore di arabo (139 allievi), l'università, con facoltà di legge e medicina (520 studenti), un orfanotrofio-scuola di arti e mestieri, un istituto francese di archeologia e arte musulmana, fondato nel 1922, avente sede nel palazzo el-‛Aẓm, con museo, centro di studî archeologici, una sezione scientifica per arabisti, una scuola d'arte decorativa per far rivivere l'artigianato e restaurare i monumenti. Vi sono inoltre l'Accademia scientifica araba (al-mag???ma‛ al-‛ilmī al-‛arabī) fondata nel 1918, con corsi storici, giuridici, letterarî, iivista mensile e biblioteca di 17.000 volumi, e la Scuola militare.
Dopo i bombardamenti della rivolta è stato preparato un piano regolatore ispirato alla cura di armonizzare le nuove costruzioni al carattere storico della città; le opere difensive e gli spazî aperti ad esse collegati sono stati già utilizzati per il Boulevard de Baghdād, largo viale di circonvallazione. Vi è il progetto di costruire un sobborgo europeo moderno a el-Mizzeh.
Bibl.: V. Cuinet, Syrie, Liban et Palestine, Parigi 1896; Handbook of Syria, Londra 1916; Baedeker, Palestine and Syria, Lipsia 1912; G. Samné, La Syrie, Parigi 1920; Min. degli esteri francese, Rapport à la Soc. des Nat. sur la situation de la Syrie et du Liban, 1928.
Storia e monumenti.
Periodo preislamico. - Storia. - Damasco è probabilmente una delle città più antiche dell'Asia Anteriore antica, poiché la sua posizione tra la costa del Mediterraneo e le vie che menano nella Mesopotamia le assegna già per natura un posto preminente nell'intreccio degli scambî commerciali tra l'Occidente e l'Oriente. L'essere situata in una ricchissima oasi ha non poco contribuito a fare della città un luogo di abitazione umana che seppe resistere a tutte le distruzioni e vicissitudini della storia. Quantunque finora non si siano scoperte fonti storiche damascene per il periodo dell'evo antico, quanto ci dicono gli annali dei re d'Assiria e gli scritti storici degl'Israeliti ci attesta che Damasco ebbe nell'antichità una storia molto movimentata e fu sempre riguardata come preda agognata tanto dai popoli abitanti a Mezzogiorno e a Occidente quanto da quelli dimoranti a Oriente: l'incrocio di varie strade e la fertilità arrecata dal Baradā proveniente dall'Antilibano contribuirono alla floridezza di Damasco.
La città è certamente preistorica e avrà partecipato a quella civiltà presumera e presemitica dell'Asia Anteriore antica che più a SE. ha lasciato ampie tracce della sua esistenza. Al tempo del predominio culturale, e forse anche politico, dei Sumeri su tutta la Siria, Damasco deve essere stata una città ragguardevole. Sta di fatto che il suo nome in sumero suona Anshu-kurra-ki, cioè "città" o "luogo degli asini di montagna" o "dei cavalli", forse con allusione al fatto che la città era punto di partenza delle carovane dirette nelle montagne. Il nome di Damasco è presemitico, non è né semitico né sumero, ma probabilmente appartiene a qualcuno dei numerosi linguaggi che in quei tempi si parlavano nell'Asia Anteriore antica. In una lista del re egiziano Tutmosi III il nome della città è Tmśq, mentre esso è scritto da Ramesse III Trmśq. Nelle lettere di Tell el-‛Amārnah (v. tell el-‛amārnah) il nome ricorre nella forma (alu) Dumashqa e vi si legge che la città è situata nel paese di Ubi. In assiro il nome ha due forme che non sembrano però rispecchiare una vera differenza nella pronuncia: Dimashqi, che è la forma più comune, e Timashgi. Quale ideogramma si scrive (alu)Imēri-shu, che corrisponde a quello sumero, già ricordato. Nell'Antico Testamento troviamo le forme Dammeseq e Darmeseq. La seconda forma attestata altresì dalle iscrizioni egiziane deve ritenersi una dissimilazione della prima.
Per ora la storia di Damasco comincia con l'anno 1200 circa: allora si erano già stanziati nella città e in genere nella Siria del nord gli Aramei, schiatta parlante una lingua semitica, i quali ben presto vi fondarono un potente regno che con la sua potenza e ricchezza dava ombra ai suoi vicini. Questi erano allora gl'Israeliti a SO. e gli Assiri a E. I primi cercarono, quando sotto David si trovarono all'apogeo della loro espansione politica, di sottomettersi la città, centro del commercio della Siria, mentre gli Assiri trovarono in Damasco una barriera alla loro ulteriore espansione verso O. e le coste del Mediterraneo.
La storia di Damasco pregreca è quindi per ora anzitutto la storia dei rapporti di Damasco con gl'Israeliti e con gli Assiri, mentre quella dei rapporti della città con gli altri stati della Siria deve essere stata di minore importanza. Comunque, neppur di questo periodo abbiamo fonti indigene e i resti archeologici cominciano soltanto col periodo romano. La sottomissione di Damasco da parte di David d'Israele attestataci dall'Antico Testamento (II Samuele, VIII, 5 segg.), non può certamente esser durata per lungo tempo, poiché subito dopo la città costituiva uno stato completamente libero e indipendente sotto Rasin (I Re, XI, 23 segg.). Il suo successore fece di Damasco lo stato più potente della Siria, il quale ben presto dovette entrare in un periodo di lotte con gl'Israeliti che gli precludevano la via verso il Mediterraneo. Fortunatamente per la città allo stato unitario degl'Israeliti subentrarono due piccoli stati che non erano in grado di opporre grande resistenza agli attacchi dei Damasceni. Lo stato meridionale della Palestina, Giuda, venne anzi a trovarsi in vera dipendenza dalla città capitale della Siria (I Re, XV, 18 segg.).
Damasco raggiunse l'apice della potenza sotto Bir-idri, il quale regnò dall'885 all'844 circa. In questo tempo Damasco acquistò anzi il diritto di tenere proprî fondaci o quartieri commerciali nella città di Samaria, capitale del regno settentrionale della Palestina. Nella battaglia di Karkar contro gli Assiri il re Acab combatté al fianco di Bir-idri di Damasco contro i potenti conquistatori delle sponde del Tigri superiore. Ormai l'espansione assira verso il Mediterraneo comincia a cozzare impaziente contro il grande emporio della Siria. Salmanassar III intraprende dall'854 all'824 cinque campagne con grande successo. Sotto Hazael dall'844 circa all'804, i Damasceni combattono contro la Palestina e sottomettono tanto Giuda quanto Israele. Il re assiro Adad-nirāri (805-782) si fa pagare nell'803 tributo da Damasco. Nuovi attacchi assiri avvengono sotto Salmanassar IV (781-772), i quali sgretolano la potenza dello stato siriano, finché Tiglatpileser III (754-727) riesce a conquistare la città, devastandola e demolendola e deportando la popolazione in Assiria: Damasco diventa una provincia assira, ma si rimette presto dallo stato miserando in cui l'aveva lasciata la conquista. Essa rifiorisce quale grande emporio e sotto il dominio persiano è di nuovo una delle più importanti città dell'Asia Anteriore antica. Dopo la battaglia di Isso nel 333 la città fu consegnata per tradimento a Parmenione e così s'inizia il suo periodo greco.
La storia di Damasco fino alla conquista romana e alla sua incorporazione nella provincia romana della Siria è tutta piena di continui mutamenti di governo: la città passa molto spesso dal regno di un signore a quello d'un altro, senza che perciò risenta molto la continua instabilità del governo. Essa continua a prosperare, vigile scolta verso il deserto, e a intrecciare sempre nuovi e più lontani rapporti di commercio. Specialmente nel periodo subito dopo la morte di Alessandro Magno essa cambia spesso padrone. Nel 320 Tolomeo I quando s'impossessa della Siria occupa anche Damasco, per riperdere il paese e la città pochi anni più tardi. Nella spartizione del regno siriaco avvenuta nell'anno 111 Damasco fu assegnata ad Antioco IX e divenne capitale del suo regno. Più tardi fu di nuovo città capitale del regno di Demetrio Eukairos. Aretas, re dei Nabatei, s'impossessò della città dopo che Antioco XII era caduto in battaglia contro di lui: così essa pervenne in dominio degli Arabi, i quali però la ressero con clemenza e nelle iscrizioni delle loro monete coniate nella città fecero uso della lingua greca.
Lollio e Metello, legati di Pompeo, la occuparono nel 66 a. C., e da quest'anno essa passò sotto il dominio romano e divenne una importantissima città della provincia Syria. Probabilmente fece parte anche della Decapoli. Nel 38, quando Antonio diede la Celesiria e una parte della Giudea ed Arabia a Cleopatra, Damasco passò sotto lo scettro della regina dell'Egitto, la quale qualche anno più tardi vi fece anzi una visita. L'ampiezza della regione appartenente alla città deve aver subito qualche tempo dopo un grande aumento, poiché sotto Tiberio il suo territorio confinava con quello della città di Sidone nella Fenicia. Sembra che per un certo tempo la città non fosse sotto il diretto dominio romano, retta da un governatore, ma stesse sotto un etnarca di Aretas, principe nabateo. Però dai tempi di Nerone in poi sta di nuovo sotto il comando diretto di un governatore romano. Da Adriano in poi ha il titolo di μητρόπολιη, dai tempi di Alessandro Severo è una colonia romana.
Durante questo periodo la città continua a godere grande prosperità e opulenza; essa è riguardata come una delle più belle ed amene città del mondo. Sotto Diocleziano essa acquistò anche importanza militare, poiché questo imperatore vi fece costruire fabbriche di armi e magazzini militari. La forte colonia di Ebrei che durante tutto questo periodo vi prosperò, contribuì non poco a mantenervi fiorente il commercio.
Nel periodo bizantino Damasco fu sede di un vescovato, che fu il secondo per importanza nel patriarcato di Antiochia. La civiltà della città era bensì greca, ma la lingua del popolo era veramente l'aramaico. Sulle rovine del grande tempio della città fu costruita una chiesa cristiana dedicata a S. Giovanni. La città ebbe molto a soffrire durante le lunghe e perniciose guerre tra l'Impero romano d'Oriente e la Persia.
Bibl.: La storia di Damasco per il periodo pregreco, suol essere inserita nelle trattazioni di storia dell'Evo antico, nella storia degl'Israeliti e degli Assiri: si rimanda pertanto il lettore alle voci ebrei; babilonia e assiria. Per il periodo greco-romano, v. U. Kahrstedt, Syrische Territorien in hellenistischer Zeit, Berlino 1926, passim; Benzinger, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IV, col. 2042 segg.
Monumenti. - La città romana era divisa a scacchiera da ampie vie a colonnati, che si tagliavano ad angolo retto; la "via dritta" (vicus rectus), menzionata negli Atti degli Apostoli (IX, 11), attraversa ancora la città da occidente a oriente. Lungo questa strada sul lato meridionale s'innalzavano un teatro e l'Odeon, sulla parte settentrionale la fortezza romana, il santuario di Giove Damasceno. Il tempio era dedicato al dio Hadad (identificato con Zeus, poi con Giove) e alla sua paredra Atargati. La decorazione era romana, ma la pianta completamente orientale. Un primo recinto rettangolare, circondato da portici e da bazar, racchiudeva un piazzale di 380 m. per 310, e un secondo recinto conteneva l'altare dei sacrifici e la cella; questo peribolo del tempio, lungo 156 m. e largo 97, che godeva del diritto d'asilo, forma ancora adesso il recinto della moschea degli Ommiadi. Sotto Teodosio I (379-395) i cristiani occuparono il tempio e nel sec. V lo ridussero probabilmente ad ampia basilica dedicata al Battista, perché secondo la tradizione vi si conservava il suo capo. Il califfo al-Walīd I, al principio del sec. VIII, diede all'edificio l'aspetto attuale (v. appresso). Della stessa epoca erano i musaici che rivestivano le pareti e rappresentavano, come quelli della moschea d'Omar a Gerusalemme, fogliami e giardini sparsi di abitazioni reali o di chioschi fantastici: nel 1928 se ne sono ritrovati cinquecento metri quadrati. Sono opera certamente di musaicisti bizantini.
Bibl.: L. Jalabert, in F. Cabrol e H. Leclercq, Dictionnaire d'archéologie chrétienne, IV, i, Parigi 1920 (con ampia bibl.); C. Watzinger e K. Wulzinger, Damaskus; die antike Stadt, Berlino 1921; R. Dussaud, in Syria, III (1922), p. 219 segg.; id., Topographie historique de la Syrie, Parigi 1927.
Periodo musulmano. - Antichissimo mercato dei nomadi, Damasco era già famosa fra gli Arabi preislamici come un paradiso terrestre di giardini e di sorgenti. Nelle tradizioni attribuite a Maometto abbondano, come nella poesia araba posteriore, le lodi di Damasco; ad essa vengono riferiti alcuni passi del Corano (XVII, 1; XXIII, 52; forse LXXXIX, 6).
Fu conquistata dai musulmani due volte: Khālid ibn al-Walīd la prese nel settembre nel 635 (regiab del 15 dell'egira); rioccupata dai Bizantini nella primavera successiva, fu nuovamente assediata da Abū ‛Ubaidah ibn al-Giarrāḥ e capitolò nel dicembre del 636 (dhū 'l-qa‛dah del 15). Dopo la conquista la popolazione cristiana conservò i beni e le chiese (limitate a 15) in cambio di un tributo. Le gerarchie municipali e provinciali bizantine vi restarono intatte, accanto al centro del giund (governo militare) musulmano. Suo primo governatore musulmano fu Yazīd ibn Abī Sufyān, cui successe il fratello Mo‛āwiyah, che, diventato califfo nel 639, trasportò la capitale a Damasco, indottovi dalla posizione della città, la civiltà degli abitanti e l'autorità di cui egli vi godeva.
L'importanza culturale di Damasco subito dopo la conquista e sotto i primi Ommiadi fu grandissima: gli Arabi barbari vi s'iniziarono alla civiltà greca e siriaca, i loro contatti coi cristiani, predominanti a corte e nell'amministrazione, ebbero vitale influenza anche sullo sviluppo della nascente teologia musulmana. Il medico, il cancelliere di Mo'āwiyah, erano cristiani, l'amministrazione si tenne in greco per cinquant'anni dopo la conquista. La scuola filosofico-teologica greca di Damasco seguitò a fiorire e produsse in questo periodo S. Giovanni Damasceno (v.).
Da al-Walīd I in poi (705-715) gli Ommiadi comparvero a Damasco soltanto nelle occasioni ufficiali. La fine tempestosa della dinastia ebbe tristi conseguenze per la città: fu incendiata più volte, ebbe demolite le mura; con Marwān II (744) cessò di essere capitale. Sotto gli ‛Abbāsidi decadde; un tentativo di al-Mutawakkil (847-861) di ristabilirvi la capitale fallì.
Nell'878 se ne impadronì Aḥmed ibn Ṭūlūn, governatore dell'Egitto, resosi indipendente; ai Ṭūlūnidi successero gli Ikhshīditi (935-979), a questi i Fāṭimiti dell'Egitto, che s'installarono a Damasco fra incendî e saccheggi e vi si mantennero un secolo. Nel 1075 fu presa da Atsiz, generale selgiuchide che aveva già tolto ai Fāṭimiti la Palestina; si succedettero al suo governo vari principi selgiuchidi. In questo sec. XI si moltiplicarono a Damasco le medreseh (istituti di cultura religiosa musulmana) costruite e dotate da sovrani e governatori, di cui sussistono resti importanti. Ai primi del sec. XII l'Emiro Ṭughtigīn vi fondò la dinastia indipendente dei Būridi, durata un cinquantina d'anni. Nel luglio 1148 subì un breve assedio dei Crociati. Zengī e Nūr ed-Dīn sovrani di Aleppo la insidiavano; quest'ultimo se ne impadronì nel 1154. Sotto di lui Damasco ebbe un periodo di splendore e di grande importanza militare quale baluardo delle campagne contro i Crociati e centro di entusiasmo religioso; in questo tempo fu potentemente fortificata e cinta di mura e torri, arricchita di nuove medreseh e moschee. Nel 1174 a Nūr ed-Dīn succedeva Ṣalāḥ ed-Dīn (Saladino) sultano avyübita d'Egitto; la sua dinastia si mantenne a Damasco sino alla fine del secolo XIII. Tra lotte fratricide e guerre coi Crociati e con l'Egitto la città manteneva il suo primato intellettuale. Un bellissimo quadro di Damasco in questo periodo si trova in Ibn Giubair (traduzione di C. Schiaparelli, Roma 1906).
Nel 1260 Damasco fu tolta ai Mongoli, che se ne erano impadroniti, dai Mamelucchi di Egitto che ne fecero il centro della loro maggiore provincia, la mamlakat o niyābat Dimashq, abbracciante tutta la Siria meridionale. Nel 1300 subì l'invasione devastatrice del mongolo Ghāzān, nel 1400 Tamerlano la saccheggiò ed incendiò orribilmente (30.000 morti nell'incendio della moschea degli Ommiadi). Egli deportò numerosi artisti e artigiani a Samarcanda, grave colpo per le mirabili industrie artistiche (armi, tessuti) della città.
Nel lungo periodo della dominazione mamelucca (sec. XIII-XVI) Damasco ebbe vita agitata. La vita intellettuale continuava fiorente: ricordiamo lo storico e geografo Abulfeda (m. 1331) il teologo Ibn Taimiyyah (morto nel 1328), lo storico aṣ-Ṣafadī morto nel 1383. Ludovico di Varthema fu a Damasco nel 1502 e la descrisse vivacemente nei capp. 5-7 del suo Itinerario.
All'inizio del sec. XVI la potenza militare dei Mamelucchi declinava e i commerci della Siria soffrivano della scoperta della via del capo di Buona Speranza. Vincitori dei Mamelucchi, i Turchi ottomani presero Damasco nel 1516; essa era ormai esaurita da guerre secolari, lontana dai centri della storia. Alla fine del secolo XVI la troviamo capoluogo di uno dei tre pāshālik della Siria; il suo territorio si estendeva da Tadmur a Gerusalemme; sotto il malgoverno dei valì la sua decadenza economica e politica era estrema. Dal 1780 al 1804 ebbe governatore il celebre Giazzār pascià, durante la dominazione egiziana (1832-1840) gode relativa prosperità e si arricchì di varî edifici. Nel 1832 fu aperta ai rappresentanti degli stati stranieri.
I massacri di cristiani avvenuti nel Libano nel 1860 si estesero a Damasco, ove la popolazione cristiana era assai prospera: il 9-12 luglio i musulmani invasero il quartiere cristiano, compiendovi, con Turchi e Drusi, un orribile massacro: su 25.000 cristiani ne furono uccisi 5000; oltre 1500 furono salvati dalla pietà dell'emiro algerino Abd el-Kader. Di fronte all'indignazione dell'Europa, il ministro degli Esteri turco Fu'ād Pascià fu inviato a Damasco e vi giustiziò 150 persone, cominciando dal governatore. Nel 1879 ebbe per governatore il riformatore Midḥat pascià, che vi lasciò opere importanti.
Sede della IV armata turca, Damasco fu durante la guerra mondiale la base delle forze turco-tedesche operanti in Palestina e sul canale di Suez sotto il generale Liman von Sanders. Governata dal crudele Gemāl Pascià, ebbe nel 1915-16 i suoi martiri nazionalisti. Il 30 settembre-i ottobre 1918, stretta da una divisione di cavalleria australiana a nord, dagli Arabi di Faisal e del generale Nuri pascià a ovest e a sud, fu occupata dall'Egyptian Expeditionary Force di Allenby, che vi trovò 7000 turchi e un governo provvisorio, presieduto dal nipote di Abd el-Kader, subito levato di mezzo. Il 146° reggimento tedesco l'aveva abbandonata il 30; l'emiro Faisal vi entrò il 3 ottobre. Dopo l'occupazione ufficiale le truppe britanniche si ritirarono.
Faisal, emiro della Siria, fu nominato re il 7 marzo 1919 dal congresso generale siriano di Damasco; per le vicende della sua vertenza con l'Alto Commissario francese generale Gouraud, v. siria. Il 2 luglio 1920 Faisal sconfitto dai Francesi lasciava Damasco, che divenne capitale dello stato di Siria, con un governatore indigeno, quindi della Federazione siriana (1922) e finalmente dello stato di Siria (1925) del cui governo è capo lo sheikh damasceno Tāǵ ed-Dīn el-Ḥasanī.
La rivolta drusa dell'estate 1925 trovò a Damasco un centro politico grazie al Partito del popolo, quivi costituito nel febbraio. Il 18 ottobre, in seguito all'attacco d'un gruppo di ribelli drusi penetrati nella città quasi indifesa, l'Alto Commissario generale Sarrail ordinò il bombardamento dei quartieri el-Meidān, esh-Shāghūr, Bāb es-Surūgiyyah, durato 48 ore; le vittime furono alcune centinaia, i danni gravissimi. Altri bombardamenti avvennero nel febbraio e aprile 1926.
La città, specialmente nei quartieri ove si rifugiavano ribelli, fu munita di reticolati e barricate rimasti fino al 1928; soltanto nel luglio 1927 fu abolito a Damasco il regime militate e nel febbraio 1928 lo stato d'assedio.
Nell'aprile 1928 avvennero le elezioni della Costituente siriana che si riunì a Damasco nel giugno e nell'agosto fu sospesa per aver redatto una costituzione incompatibile con il mandato francese. La Costituente fu sciolta e la Francia nel maggio 1930 promulgò una costituzione emendata.
Bibl.: H. Lammens, La Syrie, Beirut 1921; E.T. Lawrence, The Revolt in the Desert, Londra 1927; E.P. McCallum, The nationalist Crusade in Syria, New York 1928; Oriente Moderno, I-XI, 1921-1931.
Monumenti. - Degli edifizî dei califfi ommiadi, costruiti con avanzi di monumenti antichi e con l'aiuto di architetti greci, rimane soltanto, come si è già detto, la Moschea Maggiore, incominciata da al-Walīd nel 705 trasformando la basilica di S. Giovanni di cui fu mutata l'orientazione e aperta la parete settentrionale in arcate sul nuovo cortile. Il minareto al-‛Arūs "della sposa" (gli altri due sono posteriori) fu eretto sul muro esteriore nell'asse della navata trasversa alle tre antiche navate basilicali che ebbe una cupola centrale, ornata da musaici. Varî incendî, specie quello del 1893, hanno devastato l'interno della moschea.
Damasco ebbe un secondo periodo fiorente sotto Nūr ad-dīn e Saladino che rinnovarono le fortificazioni e costruirono moschee e collegi (medreseh). Il mausoleo di Nūr ad-dīn introdusse in Siria il tipo della cupola a stalattiti esteriori, caratteristica del ‛Irāq. Resta anche il mausoleo di Saladino, più semplice, e la turbeh di Rukn ed-dīn (1232) con cupola a spicchi. Al periodo mamelucco risalgono la cittadella, ben conservata, e l'ospedale di Seif ed-dīn Qaimari su pianta cruciforme, con 4 līwān. Nelle moschee (Ṣabūniyyah, Ilboghā, Saqīfah), predomina l'influenza del Cairo, tanto nelle forme dei minareti e delle cupole quanto nelle parti puramente decorative. Il sultano aẓ-Ẓāhir Baibars (morto nel 1277) amava Damasco a preferenza di altre città e vi costruì un palazzo, distrutto come la maggior parte degli edifizî antichi nel 1400 da Tamerlano.
Il periodo ottomano (dal 1516 in poi), interamente sotto l'influenza di Costantinopoli, introdusse le moschee a cupola centrale e con minareti acuti (Tekkiyyah 1554, Darwīshiyyah 1571, Sināniyyah 1585, ecc.), decorate all'interno con mattonelle dipinte a colori su fondo bianco. Altri edifizî importanti sono la medresa di ‛Abd Allāh Pascià (1799), con cortile ad arcate di tipo turco, e il Khān di As‛ad Pascià (1752), con cortile coperto in forma di sala centrale da 9 cupole e con uffici e depositi a due piani. Parecchie case del sec. XVIII conservano caratteri più antichi (casa Ghazālī, Murādī, ‛Aẓm, ecc.), nella loro "qā‛ah". Il līwān centrale è aperto verso il cortile sontuoso, con bacino e fontana, e fiancheggiato da livani laterali; la decorazione è a marmi intarsiati e il palco con pitture ornamentali a lacca.
Fra le arti minori fu importante a Damasco la fabbricazione di armi (acciaio "damaschinato"), di vasellame di bronzo incrostato d'oro e d'argento ("lavori alla damaschina", introdotti a Venezia nel sec. XIV), di stoffe, ceramiche e vetri smaltati. I cosiddetti "tappeti di Damasco" invece provengono dall'Egitto o dall'Anatolia.
Bibl.: R. Phené Spiers, Architecture East and West, Londra 1905; G.T. Rivoira, Architettura musulmana, Milano 1914, pp. 77-102; C. Watzinger e K. Wulzinger, Damaskus, die islam. Stadt, Berlino 1924; O. Reuther, Die Qa'a, in Jahrb. d. asiat. Kunst, 1925; E. Kühnel, Die Mosaiken der Omayadenmoschee in Dam., in Der Cicerone, XXI (1929), p. 630 segg.; E. de Lorey, Le palais Azem, in Syria, VI (1925), pp. 367-72; M. van Berchem, Les mosaïques des Omayyades à Damas, in Mon. Piot, XXX (1929), pp. 111-39; O. Reuther, in Wasmuths Lexikon d. Baukunst, II, Berlino 1930.