DAMASCO (Δαμασκός, Damascus; ebr. Dammeseq)
Centro di una oasi di fertilità senza pari ai margini del deserto, D., il cui nome è presemitico, è una delle città più antiche del vicino Oriente. Ebbe un primo periodo di splendore dal X all'VIII sec. a. C., come capitale di un regno aramaico spesso in conflitto coi suoi vicini, gli Israeliti; soccombette infine sotto i colpi degli Assiri nel 732 a. C. Di questo periodo non si è ritrovato che una lastra ornata da una sfinge alata, opera che rivela influenze fenicie, ed i resti di una decorazione in avorio attribuita al re Hazael e scoperta a Arslan TaŞ (v.). Le origini della città attuale si fanno risalire ad una data imprecisata dell'epoca ellenistica; comunque, ciò che si può riconoscere della pianta antica rivela una città fondata dai Greci e sviluppata dai Romani. La cinta delle mura formava un rettangolo di m 1330 × 85o, col lato lungo parallelo al fiume Barada; delle sette porte resta quella di Oriente (Bab Sharqi) (fine del II - principio del III sec.); quest'ultima era collegata a quella di Occidente dall'arteria principale della città, la via Diritta degli Atti degli Apostoli (ix, ii). Larga 26 m (di cui 13,70 per il marciapiede), fiancheggiata da colonnati, questa strada era sormontata da due archi i quali ne nascondevano alcune leggere inflessioni. Una rete di strade ad angolo retto tra loro, formava degli isolati di m 100 × 45 e suddivideva i quartieri residenziali di cui certuni dovevano essere riservati a gruppi etnici o religiosi particolari, come gli Ebrei o i Nabatei. La città possedeva il centro indispensabile a ogni città greca: la piazza pubblica, la cui posizione è nota, oltre probabilmente ad un teatro e ad un palazzo o cittadella. Una seconda strada a colonnati collegava la piazza dell'edificio più importante della città, il tempio di luppiter Damascenus (interpretatio latina di Hadad, dio indigeno dell'uragano). Il monumento (l'attuale Moschea Grande, anticamente la basilica di S. Giovanni Battista) è mal conosciuto; ma, con i suoi due cortili successivi e le sue dimensioni colossali (m 380 × 310), è il più vasto di tutti i grandi santuari siriaci dell'epoca romana. Cominciata sicuramente al principio dell'Impero, la costruzione può essere stata continuata durante un lungo periodo. La pianta, che doveva risalire all'antichissimo tempio aramaico (da cui proviene la lastra a rilievo già ricordata), aveva ricevuto una veste greco-romana. Il peribolo esterno, di cui rimane ad O il cosiddetto "Arco di Trionfo", presentava esternamente, sui lati N e O, una costruzione enigmatica chiamata "Gamma" a causa della sua forma. Il peribolo interno costituisce ancora oggi il muro di cinta della moschea attuale suddiviso all'esterno da pilastri, fiancheggiato da una torre a ciascun angolo, possedeva ad E un'entrata monumentale: intorno al cortile girava un grande portico. Del tempio propriamente detto, che sorgeva al centro, non resta alcuna traccia. I monumenti e i luoghi che ricordano il soggiorno di San Paolo nella città rimangono di dubbia identificazione.
Bibl.: Per il periodo aramaico: M. F. Unger, A History of Damascus from the earliest Times until its Conquest by Assyria, Baltimora 1946-47; A. Dupont-Sommer, Les Araméens, Parigi 1949; E. Djafar Abd el-Kader, Un orthostate du temple de Hadad à Damas, in Syria, XXVI, 1949, pp. 191-195; M. F. Unger, Israel and the Aramaeans of Damascus, Londra 1957. Per il periodo ellenistico-romano: R. Dussaud, Le temple de Jupiter Damascénien, in Syria, III, 1922, pp. 219-250; C. Watzinger-K. Wultzinger, Damaskus, die antike Stadt, Berlino-Lipsia 1921; J. Sauvaget, Les monuments historiques de Damas, Beirut 1932; id., Esquisse d'une histoire de la ville de Damas, in Revue des Études Islamiques, VIII, 1934, pp. 421-480; id., Le plan antique de Damas, in Syria, XXVI, 1949, pp. 314-358. Sulla cronologia del tempio: H. Seyrig, in Syria, XXVII, 1950, p. 34 ss.
(E. Will)
Iconografia. - La personificazione di questa città della Siria, tra il Libano e l'Antilibano, appare sotto l'aspetto di busto femminile con corona turrita con accanto un'altra donna che ha in mano un piccolo tempio nel quale sono visibili un bue ed un cammello; su altre monete, D. è rappresentata seduta su una roccia con corona turrita in testa, nelle mani una corona e una cornucopia vicino alla quale stanno un dio fluviale, un sileno e cinque fanciulle con corona murale.
Bibl.: H. Cohen, Monn. Emp., 5, 126; Filippo padre, 326; 5, 142, 111; 5, 154; Otacilia, 5, 328; Valeriano, 324; 5, 483; Galileno, 146. Altre monete: 5, 154, Otacilia, 99; Treboniano Gallo, 167.
(L. Rocchetti)
Museo Nazionale Siriano. - Fondato nel 1919 fu installato nella madrasa al-Adiliyeh. In seguito all'accrescersi delle collezioni fu decisa la costruzione di un edificio destinato a museo, ultimato nel 1936, e riordinato nel 1946-47. Esso comprende le antichità classiche, bizantine ed islamiche rinvenute in Siria (i monumenti anteriori al 500 a. C. sono, in generale, depositati nel museo di Aleppo), in modo particolare i ritrovamenti di Dura Europos, Palmira, Hama, Homs, Suweida, Lattaqiah.
Una sala è dedicata alla sinagoga di Dura Europos (v.), ricostruita integralmente; altri ritrovamenti dalla stessa città, tra i quali l'affresco con il sacrificio di Konon, armature, ceramiche, rilievi, occupano un secondo ambiente (si veda fig. 1252 a p. 997).
La cultura figurativa palmirena è rappresentata dall'ipogeo funerario di Yarhai, datato al 1o8 d. C., ricco di rilievi, ricostruito integralmente dopo l'esplorazione avvenuta tra il 1934 e il 1935, e da numerosi rilievi e tessuti provenienti dalla necropoli e dalla città (una stoffa sembra di manifattura cinese, giunta a Palmira attraverso il commercio carovaniero).
Da Hama proviene una piccola replica della Sosandra da Kalamis (v.), l'unica completa insieme a quella di Baia.
Avori, terrecotte e sculture di età protostorica, iscrizioni fenice, ceramiche palmirene e nabatee, sculture di marmo e basalto, vetri, mosaici, sarcofagi di piombo di età romana completano insieme al ricco materiale bizanuno il panorama del mondo siriaco.
Bibl.: S. Abdul-Hak- A. Abdul-Hak, Catalogue Illustré du Département des Antiquités Greco-Romaines au Musée de Damas, Damasco 1951.
(Red.)