MICHIELETTO, Damiano
Regista di opera lirica e di teatro, nato a Camposampiero (Padova) il 17 novembre 1975. Nella sua messa in scena cerca di far emergere ciò che in ogni opera può significare ancora qualcosa per l’uomo di oggi, in una libertà espressiva assoluta: traspone l’ambientazione originale delle opere quando gli è più congeniale, rispetta le coordinate geografiche e temporali quando possono funzionare meglio oppure trasporta la sua messa in scena in una dimensione atemporale, quando conta in primo luogo il bagaglio emotivo dei suoi protagonisti.
Laureatosi in lettere moderne nella sua città natale, si è formato a Milano alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi. Dopo il debutto professionale avvenuto al Festival di Wexford nel 2003 con Švanda dudák (Švanda il suonatore di cornamusa) di Jaromír Weinberger, ha realizzato nel 2004 Il trionfo delle belle di Stefano Pavesi al Rossini Opera Festival di Pesaro, nel 2005 Li finti filosofi di Gaspare Spontini al Festival Spontini di Jesi, Il barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini a Firenze per Maggio Formazione e La bella e la bestia di Marco Tutino a Modena, nel 2006 Il dissoluto punito di Ramon Carnicer al Festival Mozart di La Coruña.
La consacrazione è avvenuta nel 2007 con La gazza ladra di Rossini al Rossini Opera Festival. In seguito ha messo in scena, tra le altre opere, Il cappello di paglia di Firenze di Nino Rota a Genova (2007), Jackie O di Michael Daugherty al Lugo Opera Festival (2008), Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti a Zurigo (2008; vi è tornato per Il corsaro e Luisa Miller di Giuseppe Verdi nel 2010 e per Poliuto di Donizetti nel 2012), Roméo et Juliette di Charles Gounod a Venezia (2009), e Die Entführung aus dem Serail di Wolfgang Amadeus Mozart a Napoli (2009), Madama Butterfly di Giacomo Puccini a Torino (2010), The Greek passion di Bohuslav Martinů a Palermo (2011), Elisir d’amore di Donizetti a Valencia (2011). È quindi tornato al Rossini Opera Festival per La scala di seta (2009) e Sigismondo (2010), mentre ancora di Rossini ha messo in scena L’italiana in Algeri (Vicenza, 2007), Il barbiere di Siviglia (Ginevra, 2010) e Il viaggio a Reims (Amsterdam, 2015).
Tra i compositori, Mozart gli è affine in modo particolare. La trilogia delle opere di Lorenzo Da Ponte a Venezia (Don Giovanni, 2010; Nozze di Figaro, 2011; Così fan tutte, 2012) realizzata impiegando un’unica scena rotante divisa in diversi spicchi (prova tecnica e concettuale particolarmente significativa dello scenografo Paolo Fantin), ha fatto del Teatro La Fenice uno dei tornanti dell’interpretazione mozartiana contemporanea: Don Giovanni visto come energia vitale inarrestabile, uno che «nulla sa gradir» perché da nulla veramente soddisfatto e da tutto sempre risospinto in avanti, creando una sorta di vortice nel quale chiunque gli si avvicini finisce per essere risucchiato. Nel 2013 in Idomeneo re di Creta al Theater an der Wien (in cui aveva debuttato nel 2012 con il Trittico di Puccini), in una scena del tutto spoglia, ha rappresentato la difficile transizione da una forma di governo assolutista e basata sulla forza delle armi a una nuova, riassunta in un rapporto padre-figlio, con il determinante sottotesto rappresentato dalla conquista della maturità da parte di quest’ultimo.
L’affermazione a livello internazionale è evidenziata dal fatto di essere l’unico regista italiano invitato per tre anni di seguito al Festival di Salisburgo: dopo avervi debuttato nel 2012 con Bohème di Puccini, nel 2013 ha realizzato Falstaff di Verdi, ambientandolo nella Casa di riposo Verdi di Milano – dove tutta la narrazione è tenuta su due piani: la realtà degli ex artisti a riposo, che circonda colui che fu Falstaff nella finzione, e lacerti della memoria dell’artista proiettati su tale realtà come a trasfigurarla; sempre presenti tutti i personaggi dell’opera, mescolati agli attuali ospiti della casa, che a tratti entrano nella storia fungendo da doppi ‘come saremo’ rispetto ai giovani ‘che sono’. Nel 2014 ha messo in scena Cenerentola di Rossini.Ha fatto il suo debutto nel 2013 al Teatro alla Scala di Milano con una produzione di Ballo in maschera di Verdi, ambientato nel corso di una moderna campagna elettorale e visto come una riflessione sul potere politico e sul contrasto tra immagine pubblica e sfera privata. Tra le più recenti produzioni, si ricordano The rake’s progress di Igor′ Stravinskij a Lipsia (2014) e Die Zauberflöte di Mozart a Venezia (2015). Nel 2015 di grande rilievo è stato il doppio debutto al Covent Garden di Londra con il Guillaume Tell di Rossini – in cui, confermando la sintonia con il compositore, racconta una storia di oggi, con un nascente sentimento di patria ispirato a ideali di sopravvivenza e autodifesa, la lucidità e la forza degli aneliti di libertà, tutti temi presenti nel libretto ottocentesco – e ancora con l’accoppiata Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni e Pagliacci di Ruggero Leoncavallo. Nel 2016 sono previsti il suo rientro al Theater an der Wien per Otello di Rossini e la realizzazione di Cendrillon di Jules Massenet alla Komische Oper a Berlino.
Attivo anche nel teatro di prosa, ha portato in scena per il Teatro Stabile del Veneto Nina non far la stupida di Arturo Rossato, Tramonto di Renato Simoni, Quando al paese mezogiorno sona di Ferdinando Palmieri, Il ventaglio di Carlo Goldoni, L’ispettore generale di Nikolaj Gogol′ e per il Piccolo Teatro di Milano Divine parole di Ramón María del Valle-Inclán.