Andrews, Dana (propr. Carver Dana)
Attore cinematografico statunitense, nato a Collins (Mississippi) il 1° gennaio 1909 e morto a Los Alamitos (California) il 17 dicembre 1992. Il contrasto tra un aspetto in apparenza rassicurante e un tono di voce e un sorriso ambigui e inquietanti lo rese interprete ideale dei noir degli anni Quaranta e Cinquanta. Furono soprattutto i registi Otto Preminger, Fritz Lang e poi Elia Kazan a far affiorare tali caratteristiche offrendogli un'ampia gamma di ruoli dalle ricche sfumature psicologiche. Dopo gli studi al Sam Huston College e un lavoro da tipografo nel Texas, si trasferì a Hollywood nel 1938, scritturato da Samuel Goldfish (poi Goldwyn), e due anni dopo esordì nel cinema partecipando ai film western Lucky Cisco Kid di H. Bruce Humberstone e The westerner (L'uomo del West) di William Wyler. Seguirono quindi l'interessante Swamp water (1941; La palude della morte) di Jean Renoir, The ox-bow incident (1943; Alba fatale) di William A. Wellman e un classico del noir Laura (1944; Vertigine) di Preminger che lo lanciarono definitivamente. In particolare A. si rivelò in quest'ultimo film, in cui interpreta il pragmatico e poco romantico detective Mark McPherson, 'l'eroe', che si mostra non troppo dissimile dal 'cattivo' e raffinato Lydeker (Clifton Webb), se non altro per una comune, crescente e criminale ossessione per una donna fatale, Laura (Gene Tierney). Dopo la partecipazione a The purple heart (1944; Prigionieri di Satana) un film di guerra diretto da Lewis Milestone, cui seguì The best years of our life (1946; I migliori anni della nostra vita) di Wyler, un affresco drammatico sulle difficoltà di reintegrazione dei reduci nel secondo dopoguerra, A. fu di nuovo interprete di personaggi ambigui, venati da torbide malinconie e calati nelle atmosfere cupe dei film noir. Dopo aver già interpretato Fallen angel (1945; Un angelo è caduto) di Preminger, un saggio sulla complessità della morale, partecipò al thriller Boomerang (1947; Boomerang ‒ L'arma che uccide) di Kazan in cui ricopre un ruolo caratterizzato da una salda onestà morale ma anche da un'ombrosa e inquieta misantropia, mentre si trovò perfettamente a suo agio nelle atmosfere notturne e claustrofobiche di Daisy Kenyon (1947; L'amante immortale) di Preminger.Abbandonati i suoi ruoli più tipici per interpretare padre Roth, un prete cattolico irlandese, nel dramma sociale Edge of doom (1950; La porta dell'inferno) di Mark Robson, nello stesso anno fu in Where the sidewalks ends (Sui marciapiedi) ancora di Preminger, un brutale poliziotto che uccide un sospetto per strappargli informa-zioni utili, rivelandosi anche capace di amare e redimersi nella corrotta Manhattan. Quindi diretto da Lang in While the city sleeps (1956; Quando la città dorme) e soprattutto in Beyond a reasonable doubt (1956; L'alibi era perfetto), divenne uno dei più inquietanti e credibili 'colpevoli' dello schermo. In entrambi è un giornalista di cronaca nera, ma nel primo viene incolpato ingiustamente di omicidio dalla polizia, mentre nel secondo solo il finale rivela che il suo personaggio, apparso innocente per tutto il film, è davvero colpevole. Dopo un'incursione nel film horror sotto la direzione di Jacques Tourneur in Night of the demon (noto negli Stati Uniti con il titolo di Curse of the demon, 1957; La notte del demonio) in cui è Holden alle prese con inquietanti simboli runici, interpretò Cort Benson in Brainstorm (1965) per la regia di William Conrad, un grintoso imprenditore liberista che perseguita sadicamente i nemici. Dopo The loved one (1965; Il caro estinto) di Tony Richardson, satira di un'America cinica e affarista A. partecipò, in ruoli minori, a vari film fra cui In harm's way (1965; Prima vittoria) di Preminger, Airport 1975 (1974) di Jack Smight e The last tycoon (1976; Gli ultimi fuochi) di Kazan.