Auteuil, Daniel
Attore teatrale e cinematografico francese, nato ad Algeri il 24 gennaio 1950. Nonostante i ruoli brillanti che hanno caratterizzato la fase iniziale della sua carriera, ruoli peraltro ripresi anche in seguito, l'immagine di A. è legata a personaggi introversi, apparentemente freddi ma in realtà profondamente vulnerabili, come l'enigmatico liutaio di Un cœur en hiver (1992; Un cuore in inverno) di Claude Sautet. L'intensità di queste interpretazioni ha fatto di lui uno dei migliori attori dell'ultimo quindicennio del 20° sec., come testimoniato anche dal premio ottenuto al Festival di Cannes per il film Le huitième jour (1996; L'ottavo giorno) di Jaco Van Dormael e da due César, nonché una delle figure emblematiche del cinema francese.
Nel 1972 è iniziata la sua carriera teatrale, che è proseguita con successo sempre crescente anche dopo il debutto nel cinema, avvenuto tre anni dopo. Per più di un decennio il suo ruolo sullo schermo è stato prevalentemente quello del timido, goffo e impacciato, che causa guai suo malgrado, in commedie di Claude Zidi, Édouard Molinaro, Gérard Lauzier. Il 1986 è stato l'anno dell'incontro con il regista Claude Berri, che ha trasformato di colpo un semplice caratterista specializzato nel genere comico in uno degli attori drammatici francesi di maggior rilievo. Il regista gli ha affidato il difficile ruolo del rozzo ma passionale Ugolin in due film tratti da una commedia di M. Pagnol, Jean de Florette e Manon des sources (Manon delle sorgenti): la professionalità di cui ha dato prova nell'interpretazione di un uomo tormentato e ingannato ha cambiato radicalmente l'immagine che di lui aveva il pubblico, procurandogli una nuova e ben diversa celebrità e il suo primo César. A tutto ciò si aggiungerà il matrimonio con l'attrice Emmanuelle Béart, conosciuta sul set di Manon e coprotagonista del futuro Un cœur en hiver. Per undici anni costituiranno una delle coppie più amate del cinema francese.
Nel 1988 ha avuto inizio la collaborazione con Sautet, uno dei suoi registi preferiti insieme a Berri e ad André Téchiné: nel cupo e claustrofobico Quelques jours avec moi (Qualche giorno con me) A. ha messo a punto la sua caratteristica recitazione estremamente controllata e sottotono, che lascia indovinare una passionalità trattenuta e ferite profonde ma pudicamente nascoste dall'impassibilità del volto. La sua fama, fino ad allora sostanzialmente limitata alla Francia, si è estesa anche all'estero con la successiva opera di Sautet, Un cœur en hiver, che ha consacrato a livello internazionale il 'personaggio Auteuil' e il tipo di cinema intimista ed elegante di cui egli è divenuto per certi versi il simbolo. Attore versatile, ha alternato personaggi nevrotici e reticenti (Ma saison préférée, 1993 e Les voleurs, 1996, di Téchiné; Le huitième jour; The lost son, 1999, Il figlio perduto, di Chris Menges; La fille sur le pont, 1999, La ragazza sul ponte, di Patrice Leconte, per il quale ha ricevuto il suo secondo César) ad altri per lui meno consueti, di una drammaticità più esplicita e appariscente, in opere spesso in costume (La reine Margot, 1994, La regina Margot, di Patrice Chéreau; La veuve de Saint-Pierre, 2000, L'amore che non muore, di Leconte; Sade, 2000, di Benoît Jacquot), tornando talvolta ai ruoli brillanti, in film di una comicità intelligente e non priva di risvolti amari (Romuald et Juliette, 1989, di Coline Serrau; Le placard, 2001, L'apparenza inganna, di Francis Veber).
J.-F. Robin, Daniel Auteuil, l'acteur, Paris 1988.