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Dennett, Daniel Clement

di Mauro La Forgia - Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)
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Dennett, Daniel Clement

Mauro La Forgia

Filosofo della mente e psicologo statunitense, nato a Boston il 28 marzo 1942. Allievo di G. Ryle a Oxford, è professore alla Tufts University di Medford, dove è inoltre direttore del Center for Cognitive Studies.

Le ricerche di D. insistono su un vasto orizzonte problematico, che si estende dalla psicologia cognitiva alla filosofia della mente, toccando questioni di intelligenza artificiale e di psicolinguistica, in una prospettiva concettuale fortemente debitrice nei confronti della biologia evoluzionista. Punto di partenza del pensiero di D. è la questione della referenzialità di termini quali mente, coscienza, credenza, desiderio. D. ritiene senza senso risolverla trattando il cosiddetto vocabolario mentalista come se fosse costituito di termini a cui corrispondono entità reali; in particolare, risulta, a suo avviso, fuorviante chiedersi se ciascuno di tali termini corrisponda a uno stato del cervello o sia in qualche modo ricostruibile in una prospettiva riduzionista, a partire da suoi costituenti elementari. Ma ciò non conduce, in D., a un rifiuto del fisicalismo o a un'opzione dualista.

In un celebre esempio di D., se gioco a scacchi con un computer potrei certamente ricondurre ogni sua mossa ai complicati circuiti di cui è composto e alle leggi fisiche che ne determinano i processi di calcolo, ma ne posso più fruttuosamente (e velocemente) prevedere le mosse se lo tratto come agente che dispone di determinate informazioni, si pone determinati obiettivi, e cerca di raggiungerli al meglio. Di qui a chiamare credenze le informazioni di cui il computer dispone e desideri i suoi obiettivi il passo è, per D., breve (affermazione che fa peraltro comprendere come D. tratta il tema della mente umana). Né può, in questa prospettiva, avere senso obiettare che una macchina non dispone di desideri e credenze reali perché il senso dell'operazione di D. è proprio quello di evitare che questi concetti siano riferiti a presunte entità mentali, piuttosto che visti come ingredienti di una descrizione del modo concreto in cui opera un determinato sistema.

Quando ci si trovi, dunque, a interpretare l'attività di una presunta 'entità mentale' (e non importa se intesa come appartenente a persona o ad animale, o se considerata come artefatto comunque complesso), la strategia più fruttuosa è quella di trattarla come un agente razionale che orienta le proprie azioni in relazione a credenze e a bisogni ricostruibili; in breve, considerarla un agente intenzionale e adottare, di conseguenza, una prospettiva intenzionale nell'analizzare i suoi processi di scelta.

Il problema diventa allora non tanto quello di definire la modalità di questa prospettiva, quanto di cogliere la sua cogenza in termini di possibilità di condivisione empatica delle intenzioni (credenze, bisogni) dell'altro, cosa che non può non rinviare a una prospettiva evoluzionista se ci si pone la questione dell'efficacia strumentale di questa condivisione. Sono peraltro proprio le prospettive e le conseguenze della posizione di D. relativamente ai processi di condivisione della "mente" dell'altro che hanno, recentemente, aperto prospettive fruttuose nell'ambito della psicologia clinica e dello sviluppo; per es., nello studio della progressività dell'attribuzione intenzionale in età evolutiva o dei suoi possibili arresti nelle patologie autistiche.

Opere principali: Content and consciousness (1969; trad. it. 1992); Brainstorms. Philosophical essays on mind and psychology (1978; trad. it. 1991); The intentional stance (1987; trad. it. 1993); Consciousness explained (1991; trad. it. 1993); Darwin's dangerous idea (1995); Kinds of minds (1996; trad. it. La mente e le menti, 1997).

bibliografia

W. Bechtel, Philosophy of mind. An overview of cognitive science, Hillsdale (N.J.) 1988 (trad. it. Filosofia della mente, Bologna 1992).

Dennett and his critics. Demystifying mind, ed. B. Dahlbom, Oxford 1993.

Teoria della mente. Origini, sviluppo e patologia, a cura di L. Camaioni, Roma-Bari 1995.

S. Gozzano, Storia e teorie dell'intenzionalità, Roma-Bari 1997.

Vedi anche
filosofìa della ménte Area di studio sviluppatasi nel contesto della filosofia analitica che dibatte questioni come il rapporto tra mente e cervello, l'intenzionalità, i modelli neurobiologici della coscienza, la concezione computazionale o modulare della mente. I principali esponenti sono D.C. Dennett (n. 1942), J.R. Searle, ... coscienza Consapevolezza che il soggetto ha di sé stesso e del mondo esterno con cui è in rapporto, della propria identità e del complesso delle proprie attività interiori. Diritto Libertà di c. Diritto di sentire e professare opinioni e fedi religiose senza alcuna restrizione, impedimento o coazione dell’autorità ... scienza cognitiva L’insieme delle discipline (intelligenza artificiale, psicologia cognitiva, linguistica, psicolinguistica, filosofia della mente e del linguaggio, neuroscienze, antropologia), che hanno per oggetto lo studio dei processi cognitivi umani e artificiali. I presupposti I presupposti storici e teorici per ... mente Il complesso delle facoltà umane che più specificamente si riferiscono al pensiero, e in particolare quelle intellettive, percettive, mnemoniche, intuitive e volitive. Biologia Lo studio scientifico dei meccanismi biologici che, in tutte le specie animali e nell’uomo, producono e regolano le funzioni ...
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Vocabolario
clemènte¹
clemente1 clemènte1 agg. [dal lat. clemens -entis]. – 1. Di persona, che perdona facilmente o punisce con mitezza; umano, indulgente, benigno nell’accogliere le preghiere: giudice c.; essere, mostrarsi c. con qualcuno. Di principe o sovrano,...
clemènte²
clemente2 clemènte2 s. m. [dal nome proprio]. – In numismatica, nome della moneta d’argento (grosso papale) coniata da papa Clemente VII (1523-1534), del valore di un giulio; un’altra moneta d’argento emessa dallo stesso pontefice, del...
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