STERN, Daniel Norman
Psichiatra e psicoanalista statunitense, nato a New York il 16 agosto 1934. Laureatosi in medicina (1946) presso l'Albert Einstein College, si specializzò in psichiatria e portò a termine il training di formazione psicoanalitica. Ha unito l'attività clinica a quella di direttore di ricerca presso la Cornell University di New York. Attualmente insegna Psicologia presso il dipartimento di Psicologia dell'università di Ginevra ed è professore di Psichiatria al Medical Center della Cornell University di New York.
In The interpersonal world of the infant. A view from psychoanalysis and developmental psychology (1985; trad. it., 1987), che vuol essere un tentativo di giungere a una sintesi tra i dati della infant research e quelli della clinica psicoanalitica, tra il ''bambino osservato'' e il ''bambino ricostruito'', S. approfondisce lo studio dei processi interattivi di natura sociale, dei "momenti di libero gioco" fra madre e bambino, iniziato in The first relationship: infant and mother (1977; trad. it., 1977), e propone una teoria operativa dello sviluppo dei diversi campi di esperienza del Sé. Dopo aver definito il Sé come "schema stabile di consapevolezza che si presenta soltanto in occasione di azioni o processi mentali dell'infante", e cioè come una forma di organizzazione dell'esperienza soggettiva, e aver precisato che per ''senso'' intende "la semplice consapevolezza, distinta dalla consapevolezza autoriflessiva", S. identifica nel senso del Sé il punto di partenza dell'indagine sull'esperienza soggettiva che il bambino si fa della vita sociale, e prende in esame le implicazioni teoriche e cliniche del processo di sviluppo dei diversi sensi del Sé. Sostenendo la necessità di abbandonare la teoria classica degli istinti, "di scarsa utilità nell'osservazione del bambino nella sua realtà", a favore di un concetto di motivazione intesa come "una molteplicità di sistemi motivazionali diversi fra loro ma fra loro collegati", contesta radicalmente la "nozione di fasi evolutive collegate a specifiche entità cliniche quali l'oralità, l'attaccamento, l'autonomia, l'indipendenza e la fiducia", attribuisce a posizioni preconcette degli psicoanalisti l'identificazione delle fasi di fusione o confusione simbiotica, e afferma, sulla base di dati osservativi e di ricerca, che la formazione di un Sé differenziato comincia immediatamente fin dall'inizio della vita. Secondo S., dunque, l'esperienza predominante del bambino non è quella di fusione ma piuttosto quella di un "altro regolatore del Sé"; gli avvenimenti usuali della vita quotidiana e le esperienze d'interazione sociale devono garantire al bambino l'opportunità di sperimentarsi come soggetto agente nonché di sperimentare coerenza, affetti, continuità e durata, e di trarre inferenze su sé e sugli altri. Il senso del Sé funge quindi da prospettiva soggettiva primaria che organizza l'esperienza sociale. S. descrive quattro sensi del Sé (il senso di un Sé emergente, che si forma tra la nascita e i due mesi, il senso di un Sé nucleare, che si forma tra i due e i sei mesi, il senso di un Sé soggettivo, che si forma tra i sette e i quindici mesi, e successivamente il senso di un Sé verbale) ognuno dei quali definisce un campo di esperienza soggettiva e di rapporto sociale, si mantiene pienamente funzionante e attivo, e continua a svilupparsi per tutta la vita. Questa teoria del Sé non si limita a prendere in considerazione lo sviluppo ottimale, ma dimostra anche potenzialità esplicative per le distorsioni comunicativo-affettive e per i disturbi di sintonizzazione che potrebbero contribuire all'origine e alla stabilizzazione delle varie forme psicopatologiche.
Altre opere: Affect attunement, in Frontiers of infant psychiatry, a cura di J.D. Call, E. Galenson, R.L. Tyson (1985); Aspetti fondamentali delle terapie genitori-bambino: i fattori comuni nei diversi approcci, in Dalle cure materne all'interpretazione, a cura di G. Fava Vizziello e D. Stern (1992).