SPOERRI, Daniel
Scultore svizzero di origine romena, nato a Galaçti il 27 marzo 1930. Il suo nome originario era Daniel Isaac Feinstein. Nel 1942 emigrò in Svizzera con la madre e si stabilì a Zurigo, dove fu adottato dallo zio Th. Spoerri. Dopo aver studiato danza (1950-52) presso la scuola del Teatro dell'Opera di Zurigo, tra il 1952 e il 1953 si perfezionò a Parigi in danza classica e, con M. Marceau, nella pantomima. Primo ballerino (1954-57) del Teatro dell'Opera di Berna, si dedicò anche alla scenografia curando, prima a Berna e poi a Darmstadt, opere di E. Ionesco, J. Tardieu, P. Picasso. A Darmstadt, dal 1957 al 1959, attratto dalle potenzialità espressive offerte dall'improvvisazione teatrale, presentò, in collaborazione con l'amico J. Tinguely, nuove forme di autoteatro caratterizzate dal diretto coinvolgimento del pubblico e curò la pubblicazione della rivista di poesia concreta e ideogrammatica Material. Nuovamente a Parigi nel 1959, fu tra i promotori della prima edizione (riveduta e ristampata con K. Gerstner nel 1964) della rivista MAT (Multiplication d'Art Transformable) alla quale collaborarono, tra gli altri, M. Duchamp, Man Ray, Arman e J.R. Soto. Condividendo con Tinguely, César e Y. Klein l'interesse per il recupero di ogni aspetto del reale e del quotidiano attraverso assemblages apparentemente casuali di oggetti banali, nel 1960 S. aderì al programma formulato da P. Restany firmando il manifesto dei Nouveaux Réalistes; in quello stesso anno, invitato al Festival d'Art d'Avant-Garde di Parigi, presentò i suoi primi tableaux-pièges caratterizzati dall'assemblaggio di oggetti comuni fissati con il loro contesto originale (su tavoli o sedie, in cassetti o vassoi, ecc.) secondo l'ordine in cui si presentano in un determinato momento (La colazione di Kichka I, 1960, New York, Museum of modern art; Il mercato delle pulci, 1961, Parigi, Musée national d'art moderne).
Se l'interesse per la realtà oggettiva ha scandito tutto il percorso della sua ricerca, fin dalle prime opere S. tese tuttavia a enfatizzare le potenzialità simboliche o metaforiche delle sue installazioni ready-made dando anche, in sintonia con le contemporanee ricerche concettuali, particolare rilievo al processo creativo. Nelle pièges à mots l'artista si avvalse infatti di giochi di parole, motti o componimenti poetici (elaborati dal 1964 con l'artista francese R. Filliou) quali chiavi di lettura per le proprie opere. Nella prima metà degli anni Sessanta l'attività artistica di S. si concentrò sulle diverse possibilità espressive offerte dai suoi assemblages (serie dei tableaux-pièges au carré, dei tableaux-pièges sous licence, dei détrompe-l'oeil o delle pièges à mots) e sull'allestimento di serie di happenings. Oltre a partecipare alle manifestazioni di Fluxus, organizzò nel 1963 presso la galleria J di Parigi (trasformata per l'occasione in ristorante) un evento che fornì il materiale per i suoi ready-made: tableaux-pièges con i residui dei singoli pasti. Nel 1968, dopo un soggiorno nell'isola greca di Simi, durante il quale raccolse in alcuni scritti le proprie riflessioni teoriche (Le petit Colosse de Simi, 1967-68; Itinéraire gastronomique pour un couple su une île grecque, 1968), S. si stabilì a Düsseldorf dove, nel 1970, inaugurò con l'amico C. Schroter un ristorante nel quale i suoi invitati potevano creare essi stessi, con i resti dei loro pasti, i tableaux-pièges, che venivano poi esposti nell'adiacente Eat Art Gallery. Instancabile sperimentatore, S. ha continuato a elaborare soluzioni orientate alla mistificazione dei simboli della civiltà urbana proponendo nuove serie di composizioni nelle quali gli aspetti più inquietanti o banali del quotidiano s'intrecciano al recupero del mito e della dimensione allegorica: accanto a opere in cui materiali organici vengono amalgamati a parti meccaniche (Macchina da scrivere Mignon, 1969), compaiono quindi grotteschi tableaux-pièges (1971-72) allestiti con cadaveri di topi, gatti o uccelli e opere che combinano romantici paesaggi o effetti trompe-l'oeil con elementi ready-made (Il rospo, 1990).
Le sue opere sono state presentate nelle più importanti rassegne internazionali e in mostre personali (di particolare importanza le retrospettive del 1971, presso lo Stedelijk Museum di Amsterdam, e del 1990, al Musée national d'art moderne di Parigi). Nel 1993 ha ricevuto a Parigi il Grand Prix per la scultura. Tra i suoi scritti: My mythological travels (1970); Die bretonische Heilquellen (1980). Vedi tav. f.t.
Bibl.: N. Arnaud, Encyclopédie des farces, attrapes et mystifications, Parigi 1964; Pop Architektur, Concept Art, a cura di D. Higgins e W. Vostel, Düsseldorf 1969; E. Lucie-Smith, Arte Oggi, Verona 1976; O. Hann, Daniel Spoerri, Parigi 1990; J. Petersen, The magic of ordinary: French Nouveau Réaliste Daniel Spoerri, in Contemporanea, novembre 1990. Cataloghi di mostre: A. Jouffroy, I quadri a trappola di Daniel Spoerri, Milano 1961; P. Restany, Daniel Spoerri, ivi 1963; C. Bremer, M. Bloem, Daniel Spoerri, Zurigo 1972; Daniel Spoerri, Colonia 1979; Daniel Spoerri: Catalogue anecdote de seize oeuvres de l'Artiste de 1960 à 1964, Ginevra 1981; Daniel Spoerri, Parigi 1993.