Taradash, Daniel
Commediografo e sceneggiatore statunitense, nato a Louisville (Kentucky) il 29 gennaio 1913 e morto a Los Angeles il 22 febbraio 2003. A partire dalla fine degli anni Quaranta si affermò a Hollywood come abile autore di adattamenti di testi letterari e teatrali, che seppe 'tradire' trovando però soluzioni sempre appropriate. Riuscì nel difficile compito di conquistarsi la fiducia di Harry Cohn, il dittatoriale presidente della Columbia Pictures Corporation, che tra l'altro gli affidò la sceneggiatura di From here to eternity (1953; Da qui all'eternità) di Fred Zinnemann, per la quale vinse l'Oscar nel 1954.
Compiuti gli studi di legge alle Harvard University per volere dei genitori, T. non esercitò mai la professione forense. Vinto un concorso a livello nazionale con una sua commedia, entrò alla Columbia con una borsa di studio e un contratto. Il regista Rouben Mamoulian, impegnato nelle riprese di Golden boy (1939; Passione), tratto dal lavoro teatrale di Clifford Odets, affidò a T. e a un altro giovane sceneggiatore, Lewis Meltzer, il compito di riscrivere la sceneggiatura di Victor Heerman e Sarah Y. Mason, accentuando la componente melodrammatica. Tornato per breve tempo nella East Coast, quando rientrò alla Columbia venne retrocesso per punizione tra gli sceneggiatori di film minori fino alla scadenza del contratto. Passato alla Universal Pictures prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale riuscì a scrivere con Julian Blaustein e Bernard Feins il soggetto di For love or money (1939) di Albert S. Rogell, su un gruppo di maldestri lavavetri indebitati con un allibratore, e a collaborare a Little bit of heaven (1940) di Andrew Marton. Richiamato alle armi, dal 1941 al 1944 T. prestò servizio nella fanteria e nei Signal Corps, partecipando alla realizzazione di alcuni documentari della serie Fighting men. Nel dopoguerra collaborò alla sceneggiatura della commedia The noose hangs high (1948; Gianni e Pinotto contro i gangsters), con Bud Abbott e Lou Costello, un remake di For love or money. Ritornato alla Columbia, la sua prima, compiuta esperienza come sceneggiatore fu l'appassionato dramma Knock on any door (1949; I bassifondi di San Francisco) di Nicholas Ray, adattamento di un romanzo di W. Motley realizzato da T. in collaborazione. Con questo film, storia di un avvocato (Humphrey Bogart) che difende un giovane delinquente (John Derek) accusato dell'omicidio di un poliziotto, si dimostrò autore ormai maturo, temprato dall'esperienza della guerra e attratto dai temi dell'alienazione e della disgregazione sociale. Nel 1952 scrisse la sceneggiatura di Rancho Notorious, tratta da un romanzo di S. Richards: western eccentrico, a tratti decisamente avvincente, diretto da Fritz Lang e interpretato da Marlene Dietrich, Arthur Kennedy e Mel Ferrer. Risultò invece meno riuscito Don't bother to knock (1952; La tua bocca brucia) di Roy Ward Baker, basato su un romanzo di C. Armstrong, con Marilyn Monroe nel ruolo di una baby sitter squilibrata. Cohn volle quindi affidargli il difficile incarico di realizzare l'adattamento di From here to eternity di J. Jones, vincitore del premio Pulitzer. Il romanzo, incentrato sulle vicende di un gruppo di militari americani stanziati nelle Hawaii prima di Pearl Harbor, aveva creato scalpore anche per il suo linguaggio crudo, che lo rendeva per l'epoca inadatto a una trasposizione cinematografica. Lo stesso Jones aveva tentato di elaborare la sceneggiatura senza riuscirvi, ma T. risolse brillantemente i problemi di struttura narrativa e di censura per questa costosa produzione della Columbia, dal cast d'eccezione (Burt Lancaster, Deborah Kerr, Montgomery Clift, Donna Reed e Frank Sinatra). Gli anni Cinquanta furono il decennio d'oro di Taradash. Se Desirée (1954) di Henry Koster resta un film minore, Picnic (1955), elegantemente diretto da Joshua Logan e con attori come William Holden e Kim Novak, risultò un fedele adattamento del lavoro teatrale di W. Inge e uno dei film migliori di T., efficace nel mettere a nudo i vizi e le debolezze della provincia americana. Sfruttando questo periodo di successo, debuttò come regista con Storm center (1956; Al centro dell'uragano), di cui scrisse anche la sceneggiatura, senza rivelare grande talento. Insolito dramma di denuncia contro il maccartismo, il film avrebbe dovuto segnare il ritorno sullo schermo di Mary Pickford, ma fu invece Bette Davis a interpretare la protagonista, una vedova che si rifiuta di far sparire dalla biblioteca di una piccola città di provincia i libri sul comunismo. Il suo ultimo titolo per la Columbia prima della morte di Cohn fu la brillante commedia Bell, book and candle (1958; Una strega in Paradiso) di Richard Quine, adattamento di una pièce di J. van Druten con James Stewart, Kim Novak e Jack Lemmon. Dalla metà degli anni Sessanta gli adattamenti cinematografici firmati da T. risultarono sempre più mediocri: da Morituri (1965; I morituri) di Bernhard Wicki, tratto da un'opera di W.J. Luedecke, e Hawaii (1966) di George Roy Hill, adattamento di un romanzo di J. Michener realizzato con Dalton Trumbo, a Castle keep (1969; Ardenne '44: un inferno) di Sydney Pollack, tratto da W. Eastlake, e Doctor's wives (1971) di George Schaefer. L'ultimo suo lavoro fu The other side of midnight (1977) di Charles Jarrott, dal best seller di S. Sheldon.
Nel corso degli anni, T. ha progressivamente diradato la sua produzione cinematografica, dedicando gran parte del suo impegno alla Academy of Motion Picture Arts and Sciences e alla Writers Guild West, di cui era stato presidente negli anni Settanta. Nel 1996 è stato insignito dalla Writers Guild del Laurel Award alla carriera.
D. Thomson, Daniel Taradash: triumph and chaos, in Backstory2: interviews with screenwriters of the 1940s and 1950s, Berkeley 1991, pp. 309-29.