CHINAZZO, Daniele
Figlio di Biachino, detto Chinazzo della Motta, figlio a sua volta del notaio Guglielmo della Motta, nacque a Motta di Livenza (Treviso) intorno alla metà del sec. XIV.
Biachino era un condottiero, che nel 1346 fu nominato capitano del luogo di Fregona, al soldo di Marin Faliero e del governo veneziano. Nel 1350 divenne conte e capitano del castello di Costa di Val Marena. L'anno successivo, sospettato di tramare il tradimento del castello di Costa e di cercare di sottrarlo al controllo veneziano, gli vennero confiscate le sue proprietà nel Trevigiano e messe all'asta; contemporaneamente la moglie e i figli, tra i quali anche il giovane C., furono messi in prigione a Treviso. Più tardi, dietro ordine della Signoria, la famiglia venne rimessa in libertà e Biachino tornò in possesso dei suoi beni. Comunque, dopo questo episodio egli cercò altri servizi: nel giugno 1363 lo troviamo a Cremona al soldo di Bernabò Visconti.
Nel 1369 Biachino e la moglie erano già morti e il giovane C., quale erede delle proprietà paterne, era in causa con vari cittadini di Treviso e di altri Comuni veneti che si erano appropriati di parte del suo patrimonio.
Dopo una prima sentenza in suo favore, il C. ebbe notevoli difficoltà nel secondo processo perché molti testimoni si trovavano in città lontane o addirittura erano morti. In considerazione del fatto che egli era povero ed orfano, e proprio per tale indigenza rischiava di perdere le proprietà che gli spettavano di diritto, il Senato veneziano gli concesse di far valere nella seconda causa le testimonianze rese nella prima, facendo salve le ragioni dei terzi. Questa decisione umana suscitò certamente nel C. quel sentimento di gratitudine e di amore verso Venezia che traspare nella sua Cronaca.
Nel 1370 il C. era apotecario a Venezia, forse come impiegato in una bottega di speziale. Alcuni anni dopo era diventato proprietario della spezieria all'insegna "della colonna" nella piazza delle Erbe, al centro di Treviso; qui i cittadini stipulavano numerosi contratti, nei quali egli fungeva da testimone. All'inizio della guerra di Chioggia, il C. si trasferì a Venezia e s'impiegò come funzionario del governo.
Per esempio, il 29 sett. 1379 consegnò a Francesco da Bologna, corazzaio, la somma di oltre 388 ducati a nome dei patroni dell'Arsenale veneziano per l'acquisto di alcune corazze che erano state inviate a Venezia. Continuò, peraltro, a mantenersi in rapporto con Treviso: così, egli è menzionato nel testamento di uno stracciaiolo, Anastasio della Motta, morto in quella città nel 1380. Comunque, tra il 1378 e il 1382 il C. soggiornò soprattutto a Venezia e a Chioggia. Alla fine della sua cronaca egli dichiara che "al predite chosse over ala maçor parte el fo e vetele a ochio stanciando lui in Veniexia per tuto el tempo dela dita guera" (Cronaca, a cura di Lazzarini, p. 11).
Dopo la guerra tornò a Treviso, ottenendone all'inizio del 1383 la cittadinanza, e a Treviso sembra che rimase per tutta la vita. Un documento del 1394 lo ricorda come "Daniel de Chinacio potecarius". Il 6 aprile 1407 fu eletto tra i Provvisori di Treviso che si riunivano due volte la settimana nella cappella del palazzo comunale "pro providendo circa utilia et necessario civitatis Tarvisii" (Serena, p. 279). È inoltre ricordato in numerosi documenti nel 1411 e nel 1419. Nell'ottobre del 1426 fece testamento a Treviso e qui morì alla fine del 1428.
Scritta in dialetto trevigiano, la sua Cronaca costituisce il racconto più dettagliato dell guerra di Chioggia combattuta tra Venezia e i suoi alleati da una parte, e Genova, il Regno d'Ungheria e il signore di Padova dall'altra negli anni 1378-1381. Anche se parziale a favore di Venezia, il C. offre un resoconto dettagliato e prezioso dello svolgimento del conflitto basandosi sulla propria osservazione dei fatti. Nello stesso tempo egli tiene d'occhio anche quelle decisioni politiche del governo veneziano che alla fine portarono alla vittoria sui Genovesi. Tale descrizione analitica e accurata fa della Cronaca del C. la fonte più importante per la storia della guerra di Chioggia. Studiosi della storiografia veneziana ne hanno rilevato la parzialità: il Cracco (p. 74) definisce la Cronaca del C. "esaltazione del consolidato stato patrizio"; e il Lazzarini (1958, p. 13) vi ha visto "l'espressione dei sentimenti del popolo veneziano, partecipe colla nobiltà alla difesa di Venezia per la conservazione della sua libertà". In ogni caso, la Cronaca s'impone come uno dei migliori resoconti della storia militare del tardo Trecento e come fonte importante per una delle più difficili crisi di Venezia.
Edizioni: Cronica della guerra di Chioza tra li Veneziani e Genovesi, in L. A. Muratori, Rer. Ital. Script., XV, Mediolani 1729, coll. 699-803, fondata su un corrotto, tardo codice Estense, adesso perduto (il testo muratoriano fu rist. a Genova nel 1838); Cronaca della guerra di Chioggia, pubblicata da L. A. Muratori, e ridotta e corretta a cura di G. Antimaco, in Biblioteca rara, LIX, Milano 1864; la migliore ed., fondata sul Rostgaard 28 della Bibl. univ. di Copenaghen, copiato a Treviso nel 1439, è La Cronica dela guerra da Veniciani a Zenovesi, a cura di V. Lazzarini, in Mon. storici pubbl. dalla Dep. di storia patria per le Venezie, n. s., XI (1958), pp. 17-255. Le prime tre ed. sono descritte in F. S. Zambrini, Le opere volgari a stampa dei secc. XIII e XIV, Bologna 1884, p. 267.
Bibl.: Sul C. come storico si trovano brevissime notizie in G. J. Vossius, De historicis Latinis, III, Leiden 1651, p. 800; L. A. Muratori, cit., in Rer. Ital. Script., XV, pp. 697 s.; G. Tiraboschi, Storia della letter. italiana, V, Napoli 1781, pp. 338 s.; I. A. Fabricius, Bibliotheca Latina mediae aetatis, I, Florentiae 1858, p. 429. Sulla vita e l'opera del C., si vedano inoltre V. Lazzarini, Il diario della guerra di Chioggia e la cronaca di G. Gatari, in Arch. veneto, XII (1896), pp. 295-300; A. Serena, La cultura umanistica a Treviso nel secolo decimoquinto, in Misc. di storia veneta,edita per cura della R. Dep. veneta di storia patria, s. 3, III (1912), pp. 279 s., 339; V. Lazzarini, D. di C. e la sua cronaca secondo un codice di Copenaghen, in Atti del R. Ist. veneto, classe di scienze morali e lettere, XCVIII (1938-39), 2, pp. 515-522; G. Cracco, Il pensiero stor. di fronte ai problemi del Comune veneziano, in La storiografia veneziana fino al sec. XVI,aspetti e problemi, a cura di A. Pertusi, Firenze 1970, p. 74; F. Surdich, Genova e Venezia fra Tre e Quattrocento, Genova 1970, pp. 14 s.; L. Capo, I cronisti di Venezia e della Marca Trevigiana, in Storia della cultura veneta,Il Trecento. Vicenza 1976, pp. 307-11; Repertorium fontium historiae Medii Aevi, III, p.242.