COMBONI, Daniele
Nacque a Limone sul Garda, in provincia di Brescia, il 15 marzo 1831 da Luigi e Domenica Pace. Dopo gli studi elementari, il 20febbr. 1843 venne accolto nel collegio fondato dal canonico Nicola Mazza a Verona per giovanetti poveri, ma dotati d'ingegno e di fede profonda, suscettibili di riuscire fermento cristiano nella società. Lo studio delle principali lingue europee, francese, tedesco, inglese, si aggiungeva agli studi del corso liceale frequentato nelle scuole del seminario. Il C. però ricevette soprattutto quell'ideale missionario che il Mazza aveva vagheggiato nei primi anni di sacerdozio, e che, se non aveva potuto esaudire, tuttavia non cessava di accendere nei più eletti dei suoi giovani. Per cui il 6 genn. 1849 il giovane C. giurava ai piedi del superiore di consacrare la sua esistenza per la evangelizzazione della Nigrizia.
Questo nome derivato alla cartografia medievale dall'arabo Bilàd es-Sudàn (Terra dei Negri), geograficamente corrispondeva al vastissimo vicariato apostolico eretto da Gregorio XVI "ad catholicam fidem inter populos Africae interioris inducendam propagandamque" (lett. apost. Ex debito pastoralis officii, 3apr. 1846, in Acta... Gregorii XVI, a cura di A. M. Bernasconi, Romae 1901-1904, III, p. 472). Con una zona vagamente precisata verso il Sud (i cosidetti Monti della Luna), esso confinava per il resto con gli altri vicariati e prefetture apostoliche delle coste, e se qualcuno dei più illuminati missionari come il Montuori, il Libermann, il Massaia e il Brésillac avevano pensato in qualche modo ad una penetrazione evangelizzatrice di quelle regioni, essi non erano pervenuti alla formulazione di un piano risolutivo, oltre le precedenti iniziative frammentarie.
Il C., ordinato sacerdote a Trento il 31 dic. 1854, nel settembre 1857 prese parte alla spedizione missionaria che il Mazza fece seguire ad una preparatoria del 1853. Da Trieste il gruppo di cinque missionari giunse ad Alessandria, e dal Cairo ad Assuan risalendo il corso del Nilo, per entrare in Khartum dopo aver attraversato a dorso di cammello il deserto di Korosko (8 genn. 1858); da questo centro del vicariato, ancora via Nilo, raggiunse finalmente la stazione missionaria di S. Croce al 7° lat. N (14 febbr. 1878), ma il clima micidiale e l'inesperienza dei primi tempi fecero pagare caro il tentativo.
Si ripeté, cioè, nella piccola missione veronese quanto avveniva su più vasta scala in tutta la missione dell'Africa centrale. Al primo vicario apostolico, il maltese Annetto Casolani, dimessosi a meno di un anno dalla nomina, s'erano avvicendati nel breve giro di quindici anni quattro provicari: Massimiliano Ryllo (23 apr. 1847-17 giugno 1848), Ignazio Knoblecher (agosto 1851- aprile 1858), Matteo Kirchner (15 maggio 1859-26 ag. 1861)e Giovanni: Reinthaler (1° dic. 1861 - 30apr. 1862).Le date sono sintomatiche della falcidia di personale e di mezzi. Il Liber defunctorum della missione di Khartum dal 1848 al 1862 registra quarantasei missionari morti prima d'aver compiuto i cinquant'anni.
Sfinito dalle febbri, tra i superstiti della spedizione, il C. dovette rimpatriare il 17 giugno 1859. Nel 1862 la missione dell'Africa centrale venne aggregata a quella d'Egitto, ossia fu praticamente sospesa.
Una dilazione che le perplessità della Congregazione de Propaganda Fide di fronte a così tragico esito lasciavano presumere di lontana scadenza. E proprio nell'ora in cui l'Europa riscopriva l'Africa e la investiva da ogni lato, oltre le coste, nel proposito di recuperare quanto di potenza aveva perduto in America e di soddisfare le esigenze via via insorgenti dalle trasformazioni della struttura economica imperniata sulla grande industria e sul capitale finanziario. Il C. avvertì lucidamente i rischi dell'assenza per l'apostolato missionario in una tale congiuntura, e si volse allora verso l'unica via possibile per il momento: quella del riscatto dalla schiavitù di giovani africani e della loro formazione nell'istituto Mazza. Infatti, la repressione della tratta dei negri concordata nei congressi di Vienna (1815) e di Parigi (1856)aveva aperto il problema dell'accoglienza degli schiavi liberati; e iniziative in tal senso erano nate fra i cattolici in seguito al breve In supremo di Gregorio XVI (1837), come la Pia Opera del riscatto del genovese Nicolò Olivieri (1847).
Rimessosi presto in salute a Verona, il 26 nov. 1860 il C. partiva per Aden per riscattare alcuni fanciulli negri; il 18 marzo 1861 veniva nominato vice-rettore dei collegi africani aggregati all'istituto Mazza; nell'autunno 1863 aveva il primo contatto con la Societas ad redimendos et educandos Nigrorum infantes di Colonia; nel frattempo era entrato in relazione a Napoli con i Collegi dei moretti del francescano Lodovico da Casoria. Rimaneva però insoluto il problema di fondo: se il missionario europeo in Africa moriva, senza perciò riuscire a "piantare" la Chiesa, d'altra parte "l'indigeno africano istituito in Europa diventava inetto a esercitare l'apostolico ministero nel suo paese natale". Il 15 sett. 1864 al C. in preghiera sulla tomba di s. Pietro balenò un "disegno nuovo", quel Piano per la rigenerazione dell'Africa mediante l'Africa stessa che usufruendo, ma insieme trascendendo, le esperienze passate, costituì il criterio, la norma d'azione e il segno profetico della sua attività apostolica.
Al di là delle parti caduche e dei precorrimenti metodologici oggi di pacifico possesso, l'intuizione centrale che segna una svolta autentica può essere così ricapitolata: qualcosa manca alla cattolicità della Chiesa oggi: la presenza e il contributo della Nigrizia, della "nigricans margarita". E poiché è giunta la pienezza dei tempi africani ("maturasse tempus"), una cooperazione missionaria a livello internazionale ha da mirare non tanto a dilatare la Chiesa in Africa, quanto piuttosto a mettere in grado l'Africa di farsi Chiesa. Paradossalmente ciò che è primo nell'intenzione è l'impegno di ascoltare, di discernere nella massa negra gli autentici valori il ricevere evangelizzazione. Prospettiva inedita, "disegno nuovo", decisivo sulla maniera di eseguire l'evangelizzazione.
Il cardinale A. Barnabò, prefetto de Propaganda Fide, e Pio IX ebbero subito modo di riflettere sul manoscritto del Piano. Ma vollero saggiare l'impressione positiva che aveva suscitato, per cui consigliarono il C. di confrontarlo con altre esperienze e iniziative missionarie. Di qui il suo primo viaggio attraverso l'Europa: da Verona a Bressanone (9 novembre) dove, tramite il canonico di Novacella Giovanni Mitterrutzner, ottenne consensi presso il Marienverein di Vienna; a Torino (incontro con don Bosco; prima edizione stampata del Piano) e di qui nel 1865 a Lione e a Parigi (incontro con mons. G. Massaia), a Colonia e a Londra. Ritornò a Verona nel giugno, in tempo per ricevere dal Mazza, poco prima della morte (2 ag. 1865), il mandato di recarsi a Roma per richiedere a nome dell'istituto una missione in Africa. E in Africa fino a Scellal si recò, infatti, a fine anno con Lodovico da Casoria per studiare la divisione del vicariato fra mazziani e francescani. Ma padre Lodovico non accettò la divisione intesa da Propaganda; e i mazziani non se la sentirono di continuare l'impegno missionario del fondatore, per cui dall'aprile 1866 il C. restò solo con il suo progetto. Per far cessare la sospensiva che gravava sul vicariato dell'Africa centrale e avere una sua missione, il C. comprese che doveva diventare un fondatore. È l'impegno che lo occupò dal 1867 al 1872: a Verona sono gettate le basi d'un istituto maschile per la Nigrizia (giugno 1867) che, auspice il vescovo mons. Luigi di Canossa, l'8 dic. 1871 fu eretto canonicamente con appropriate Regole. Nel gennaio 1872 s'aggiunse la Congregazione delle pie madri della Nigrizia.
Precedentemente, nel dicembre 1867, erano stati aperti due collegi per africani al Cairo con la collaborazione dei camilliani (aggregati all'Istituto) e delle suore di S. Giuseppe dell'Apparizione: di fondazione francese, esse fornirono al C. preziose collaboratrici di origine maltese, siriana, palestinese, armena. Grazie ai successivi perfezionamenti (1870, 1873, 1878), questi collegi riusciranno centri di acclimatazione e di preparazione pastorale sempre meglio finalizzati alle esigenze dell'acculturazione nel centro Africa del messaggio cristiano. Indefesso lavoro, preceduto e sostenuto da un'incessante opera di animazione missionaria in Europa, Medio Oriente e America settentrionale, direttamente o mediante un intenso commercio epistolare con personalità eminenti, giornali, riviste, ecc. Tra gli italiani che ebbero relazione con il C. vanno ricordati R. Gessi, gli esploratori C. Piaggia, P. Matteucci, G. Miani (di cui scrisse il necrologio) e C. Legnani, A. Fraccaroli figlio dello scultore veronese Innocenzo, G. Lumbroso, impiegato di banca e poi direttore delle Poste nel Sudan.
Nel gennaio del 1872 iniziò anche la rivista missionaria Annali dell'Associazione del Buon Pastore (l'attuale Nigrizia) che con i rapporti alla Congregazione de Propaganda Fide e le relazioni a società geografiche sulle scoperte africane costituisce una fonte preziosa di notizie. In ogni caso, nell'ambito dell'animazione missionaria l'apice è costituito dal Postulatum pro Nigris Africae Centralis presentato dal C. ai padri del concilio Vaticano I; intervento unico nel suo genere. Un complesso di garanzie, dunque, per cui nel 1872 una ponenza di Propaganda si concludeva con la nomina del C. a provicario (26 maggio); con un viaggio faticosissimo (dal 26 genn. 1873 al 4 maggio) poté prendere ufficialmente possesso della sua missione entrando in Khartum e di qui rivolgendosi all'intera Nigrizia con la omelia in lingua araba nella domenica 11 maggio. Fu una progressiva rinascita del vicariato: 14 sett. 1873 consacrazione della missione al Sacro Cuore pronunziata in El Obeid, capitale del Kordofan; fondazione delle stazioni di Berber (novembre 1874) e di Delen tra i Nubani (1875). Malattie di missionari, bisogno urgente di personale e di mezzi, e soprattutto necessità di chiarire penosi equivoci insorti in quell'aspro campo di lavoro costrinsero il C. a rientrare in Europa e a soffermarvisi nel 1876-77. Propaganda Fide, dopo un accurato esame delle voci e delle realtà del suo operato missionario, lo promosse vicario apostolico (11 luglio 1877) con dignità episcopale (12 agosto, consacrazione col titolo di Claudiopoli). Nel novembre ebbe una lunga udienza con Leopoldo II del Belgio, interessato ai problemi del Congo e alla repressione della tratta degli schiavi; incontrò E. Stanley al Cairo nel gennaio 1878, e il 12 aprile rientrò in Khartum, vescovo dell'Africa centrale.
Nel programma di ripresa missionaria il C. aveva già fatto aprire un villaggio di sole famiglie cristiane a Malbes, presso El Obeid: "Non vedo improbabile il caso di qui applicare nel far Missione il sapiente sistema delle celebri riduzioni del Paraguay", aveva scritto da Delen a Propaganda Fide l'8 ott. 1875. Analogo esperimento tentò nel 1878 a Geref lungo il Nilo Azzurro, sempre nell'intento di custodire dall'insidia islamica dei nuclei cristiani che, a lor volta riuscissero centri di irradiazione cristiana e insieme di promozione umana. "La scienza e la fede si bacino in fronte, si aiutino a vicenda e producano insieme quel miglioramento e rigenerazione a vera civiltà che deve essere lo scopo di quello slancio sublime a cui mira la scienza", scriveva, infatti, da Khartum il 10 maggio di quell'anno a M. Camperio, direttore della rivista l'Esploratore.
Le energie della missione vennero esaurite per fronteggiare la terribile carestia abbattutasi sul Sudan, con conseguenti pestilenze e numerose vittime anche fra i collaboratori del C., che, fiaccato dalle febbri tropicali, dall'insonnia, dalle preoccupazioni, dovette rimpatriare nel marzo 1879.
Le pagine più sofferte del suo epistolario datano da questo torno di tempo: c'è il senso della sproporzione fra le esigenze crescenti del vicariato e la penuria di personale e di mezzi; c'è l'esame di coscienza se egli, votatosi alla Nigrizia, sia ancora atto a reggere la missione; c'è, col presagio della fine non lontana, l'assillo di lasciare una eredità stabile alla Chiesa con le sue fondazioni in Italia e in Africa. Tutto un itinerario di progressiva liberazione interiore da quanto ancora poteva interferire d'individualistico nella storia della salvezza della Nigrizia, decifrato e risolto nella luce del mistero della Croce, che rivela del C. l'indole profondamente mistica. Nella molteplicità delle sue iniziative apostoliche e relazioni umane e viaggi (sono otto le spedizioni in Africa), solo tre volte il C. s'era arrestato per tracciare delle linee maestre: non delle esortazioni pie, ma delle "carte costituzionali" in cui l'esperienza di anni è convertita in una saggezza che supera la provvisorietà dell'ora in cui è formulata e ci perviene quale "primigenia Institutorum inspiratio" (Vaticano II, decreto Perfectae caritatis, 1).
In due intraprese del C., meglio che in altro, è reperibile il suo testamento spirituale. L'impegno di dare definitiva sistemazione agli istituti veronesi nella pausa forzata dal marzo 1879 al novembre 1880; e l'accurata visita pastorale ai centri del vicariato dopo l'arrivo a Khartum (28 genn. 1881): el Obeid, 5 aprile; Malbes, fine aprile; Delen 28 maggio; esplorazione fra i monti Nubani (di cui lasciò una precisa carta topografica) in vista di fondazioni nel più interno della Nigrizia: soccorrevole con tutti, in ostinato palese contrasto con i negrieri. Rientrava a el Obeid l'8 luglio, e di qui a Khartum il 9 agosto; sopraffatto ai primi di ottobre da attacchi di febbre, il C. si spegneva in Khartum il 10 ott. 1881.
Fonti e Bibl.: Scritti ed epistolario del C. sono conservati soprattutto nei seguenti archivi e biblioteche: Roma, Arch. gen. dei comboniani, sez. A, cc. 14-15; Verona, Arch. Mazza, cart. Missione Africana; Ibid., Arch. prov. dei camilliani, sett. 1867; Roma, Arch. della Sacra Congreg. de Propaganda, Africa centrale, Scritture riferite nei congressi, voll. 7-9; Lione, Arch. d. Propagazione della Fede, Egypte et Afrique, Répért. des lettres des années 1868-81; Brescia. Bibl. Querin., ms. c. 380 fasc. I-II; Parigi, Bibl. nat., Nouv. Acq. Fr. 23852; Verona, Bibl. capitolare, ms. MCXIV. Dal 1960 il centro storico Studium Combonianum, che ha sede a Roma, sta organizzando la raccolta, la sistemazione e lo studio di tutti i documenti riguardanti la persona e l'opera del C.: i risultati vengono pubblicati semestralmente sulla rivista interna Archivio comboniano, il cuiriferimento è ormai indispensabile per ogni studio in materia. In particolare l'Archivio comboniano cura l'edizione di tutti gli scritti del fondatore con note critiche di rilievo storico e biografico. Cfr. inoltre: M. Grancelli, Mons. D. C. e la missione dell'Africa centrale, Verona 1923; A. Capovilla, Il servo di Dio mons. D. C., Verona 1928; W. Wohnhaas, Bischof D. C., Apostol. Vikar von Zentralafrika, Ellwangen 1937; C. Fusero, D. C., Bologna 1957; P. Catrice, Un audacieux pionnier de l'Eglise en Afrique, Lyon 1964; A. G. Mondini, Africa or death, Boston 1964, passim; ra, La fuerza de un Ideal, Mexico 1974. passim; Una antologia delle lettere del C. è a cura di L. Butera, Con l'Africa nel cuore, Bologna 1978; Enc. Ital., X, s. v.; Diz. d. Istituti di perfezione, II, s. v. È in corso di pubblicazione una collana di studi comboniani, di cui sono usciti presso l'E.M.I.: A. Gilli-P. Chiocchetta. Il messaggio di D. C., Bologna 1977; P. Chiocchetta, D. C.: carte per l'evangelizzazione dell'Africa, ibid. 1978.